Alessio Lapice, tra piccolo e grande schermo
Photography DAVIDE MUSTO
Styling SIMONE FOLLI
Text by MARGHERITA MEDA
Sarà per la sua allegra parlantina, sarà perché il suo entusiasmo contagioso – che si parli della recente esperienza in Messico o del suo amore per la moda degli anni ’70 –, l’intervista con Alessio Lapice sembra svolgersi in un lampo. Il 2022 è stato un grande anno per lui, e il futuro sembra promettere ancora meglio. Dopo il finale della seconda stagione di “Imma Tataranni” («Un finale che lascia domande aperte e pubblico stupito... non può che essere un gran finale»), a novembre Alessio sarà al cinema con “Diabolik 2”, dove interpreterà uno dei personaggi chiave, e entro la fine dell’anno lo vedremo protagonista di una commedia internazionale che, giura: «Scalderà il cuore. E farà viaggiare attraverso la cultura messicana».
L’OFFICIEL ITALIA: Non puoi anticiparci nulla sul film?
ALESSIO LAPICE: Purtroppo no, ma posso dire che è stato uno dei ruoli più interessanti e divertenti che abbia mai fatto! Diabolik ha sempre esercitato su di me un fascino particolare. La prima volta che mi sono imbattuto in questo personaggio ero un bambino e giocavo spesso a casa del mio migliore amico. Il padre, un collezionista, custodiva gelosamente i suoi Diabolik in una teca, vietandoci di toccarli. Ricordo quando lessi il primo fumetto e capii di cosa il famoso “Diabolik” parlasse. Il personaggio che interpreto? Sicuramente è stato un lavoro “chirurgico”.
LOI: E se dovessi scegliere fra trascorrere una giornata con Eva Kant, una lotta con l’ispettore Ginko e una fuga su l'iconica Jaguar, cosa sceglieresti?
AL: Una giornata con Eva Kant! La donna più affascinante e misteriosa di sempre.
LOI: Cosa ci racconti dei tuoi progetti futuri?
AL: L’ultimo film che ho girato è “Peripheric Love” per la regia di Luc Walpoth, dove interpreto un prete impegnato a rispondere a domande esistenziali sulla vita. Prima uscirà un film per Rai Uno girato a Napoli (che affronta tematiche a me care, come il problema della plastica o le complicazioni che circondando la mia terra natale) e un viaggio indimenticabile in Messico per “Un Messicano sulla luna”. Interpreto un pilota che accompagna il migliore amico giornalista in una serie di peripezie alla ricerca delle origini di Neil Armstrong. Un’esperienza che ricorderò sempre.
LOI: Come mai?
AL: Il Messico è magico. Lo stato d’animo, l’allegria continua che si mischia al perenne senso nostalgico. Ogni luogo è diverso dall’altro, è rumoroso, ma nel senso buono della parola. C’è calore, c’è musica, c’è vita. Quando sono tornato in Italia mi è mancato il “gas umano” che circondava ogni situazione messicana. Pensa che il primo giorno sul set abbiamo fatto un rito celebrativo di buona fortuna: in campagna, all’alba, tutti in cerchio. Sono state le cinque di mattina più belle che io abbia mai visto. Ho finalmente depennato dalla mia Bucket List di vedere questo Paese, ora mi manca solo Manhattan (e pensare che ho imparato l’inglese solo per questo motivo... visitare New York!)
LOI: Insomma un anno intenso... come si fa a non perdersi tra un ruolo e un altro?
AL: L’attore è come se si trovasse sempre al centro di una diga, sei l’intercapedine tra mondi diversi. Con la destra tendi verso un personaggio e le sue peculiarità, con la sinistra verso l’altro. Forse più che perdersi fra i ruoli che si interpretano, bisogna chiedersi cosa succede quando svanisce tutto, quando ci si trova da soli senza i personaggi a cui si è dato anima e corpo. Non è sempre facile capire chi si è veramente una volta spente le luci della ribalta, ma sono grato a ogni ruolo che ho interpretato. Quelli che hanno un posto speciale nel mio cuore? Amedeo di “Nato a Casal di Principe”, a cui ho dedicato molte energie essendo una storia vera e Calogiuri, personaggio che mi ha stregato per la sua personalità infinitamente buona; se fossimo tutti come lui, il mondo sarebbe un posto più semplice. Il mio segreto per entrare nella psicologia di un personaggio? Creare una playlist ad hoc che racconti la sua storia
LOI: E se dovessi crearne una per raccontare la tua di storia? Quali tracce non potrebbero mancare?
AL: Sicuramente Bon Iver, “Hey, Ma” è una delle mie canzoni preferite. In questo momento ci aggiungerei anche “Where is my mind” dei Pixies, seguita da brani dei Negramaro –le loro canzoni mi hanno letteralmente cresciuto– e del buon jazz: datemi Johnnie Johnson ogni giorno tutti i giorni! Ascolto questo genere musicale quando leggo un copione: prima faccio un salto in cartolibreria, che è il mio posto preferito!, poi torno a casa e inizio a scrivere tutte le mie osservazioni sul ruolo ascoltando note jazz.
LOI: So che suoni anche il djembe.
AL: Lo suono da tanti anni, ora sto imparando anche a suonare la chitarra, ma per ora rimane solo un hobby, in questo momento non voglio trasformare la musica in lavoro.
LOI: Parlando di creatività, cosa ne pensi della moda?
AL: Mi diverte, la trovo molto vicina al cinema. Il cinema ha un personaggio e ci cuce addosso dei costumi, la moda crea dei vestiti e tu scegli quale personaggio interpretare. I miei costumi preferiti? Sicuramente il personaggio che interpreto in Diabolik indossa degli abiti molto interessanti, ma i miei prediletti sono quelli degli anni ’60 e ’70.
LOI: Se avessi carta bianca per creare un film, chi ne farebbe parte?
AL: I protagonisti non potrebbero che essere Joaquin Phoenix e Matthew McConaughey, Meryl Streep e la carismatica Jennifer Lawrence. Alla regia vorrei Woody Allen, ho appena finito di leggere “A proposito di niente” e non riesco a pensare ad altro. Non sarebbe un gruppo interessante?
Grooming Sara Petrucci Using making Beauty
Producer Federico Poletti
Photo Assistant Valentina Ciampaglia
Stylist Assistant Nadia Mistri
Location Coho Loft