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Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci: la storia completa del «Delitto Gucci»

Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci furono i protagonisti della cronaca italiana degli anni '90. Prima per la loro lussureggiante vita mondana, poi per l'efferato delitto. Una Vedova Nera, un ingente patrimonio, un'altra donna, una banda omicida. Scopri tutti i dettagli che portarono l'allora Signora Gucci ad essere la spietata mandante di un omicidio clamoroso.
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Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani si sposarono nonostante tutto e nonostante tutti. Lei, una donne rapace, dagli occhi di ghiaccio e senza scrupoli riuscì a stregare il partito Milanese più ambito del periodo, lui si sentiva invincibile e con una donna forte al suo fianco, la coppia era divenne simbolo dell’élite italiana. Abiti da urlo, feste mondane, appartamenti galattici e lusso sfrenato: la patinata vita dei due sembrava una campagna pubblicitaria in nome della ricchezza e della fama. Ma il destino a volte non si può forzare e come tutte le tragedie che si rispettino, anche la loro storia d’amore, inizia con il malcontento di una famiglia, ebbe una sanguinosa fine.

Patrizia Reggiani era l’esaltazione vivente della donna fatale: segnata da un’infanzia difficile e povera, si ritirò a vivere improvvisamente tra i palazzi più belli di Milano con ogni suo desiderio appagato. I compagni di scuola la ricordano altezzosa, fredda, calcolatrice, indossava una pelliccia a tredici anni e non rivolgeva la parola a nessuno che non considerasse alla sua altezza. Una donna da brivido, una donna che avrebbe potuto gelare il sangue con uno sguardo. 

Il primo incontro, avvenuto ad una festa del 1971, incantò subito lui, che vedendola fluttuare in un abito rosso fuoco sulla pista da ballo, se ne innamorò subito, forse per la sua somiglianza a Liz Taylor, forse per il suo impercettibile magnetismo; al contrario, lei lo ritenne “uno sfigato”. Poi, ovviamente, si ricredette. La famiglia Gucci non fu mai d’accordo sull’unione dei due, evidentemente ci videro lungo. Considerata una “arrampicatrice sociale” la Reggiani non entrò mai nelle grazie degli ereditieri italiani italiana, tanto che, quando fu annunciato il matrimonio dei due, Rodolfo Gucci, padre di Maurizio, si oppose violentemente, scatenando una furiosa lite fra i due. Ma il giovane imprenditore non volle sentire ragioni e nel 1973 sposa la donna in un matrimonio che passerà agli annali come uno tra i più lussuosi.

Il giorno del matrimonio, 1973

Nel 1985, a dodici anni dal loro matrimonio, Maurizio Gucci lascia Patrizia Reggini. Fulmine a ciel sereno o rottura in vista da tempo, non è dato saperlo. La cronaca impazzisce, la moglie ferita si schiera contro l’ex marito ed i giornali ne vanno pazzi. Lui esce di casa per un viaggio di lavoro ma non fa più ritorno, al contrario si stabilisce da Paola Franchi. Nel 1992 la coppia divorzia definitivamente ma Patrizia non sembra essere intenzionata a rinunciare al suo titolo da Signora Gucci come più volte spiegò la allora nuova compagna di Maurizio “Lei era la signora Gucci e voleva mantenere questo status e il nome ,anche quando erano divorziati, Maurizio più di una volta le aveva chiesto di non utilizzare il cognome Gucci, perché non ne aveva neanche più il diritto

Ma rinunciare agli agi non è mia facile, sopratutto per una donna orgogliosa e ostinata come Patrizia. Così gli anni passano ed il malcontento cresce, furiosa, gelosa, vendicativa, la Reggiani non sprecò parole cordiali per l’ex marito, al contrario era solita scagliarsi contro di lui, vendendolo alla stampa come un traditore spietato (sono state intercettate sue telefonate in cui la donna gli augurava l’inferno). La goccia che fece traboccare il vaso, o meglio dire che minò alla saluta mentale già labile della donna, fu la decisione di Maurizio di risposarsi con la nuova fidanzata. Eco che nacque il desiderio per la Reggiani di eliminarlo. Pare incredibile dirlo ora, ma Patrizia non fece mai mistero delle sue azioni: “trovatemi qualcuno che uccida mio marito” gridava a chiunque, persino il macellaio

Terribilmente, qualcuno rimase ammaliato da Patrizia Reggiani (e dalla ingente somma che prometteva a chiunque potesse fare fuori Maurizio Gucci) e così, il mattino di lunedì 27 marzo 1995, l’imprenditore fu ucciso. 4 colpi di pistola (due alla schiena, uno alla gamba e uno, letale, alla tempia) furono sparati nell’atrio del palazzo di via Palestro 20 dove si trovano gli uffici di Gucci, il portinaio, Giuseppe Onorato, uno dei due testimone fondamentali per la risolta del caso, fu ferito a sua volta. Nel frattempo in strada, ad aspettare lo spietato killer, una Renault Clio verde, con il motore acceso. Nel fuggire dal luogo del crimine, l’assassino sbatte contro una giovane impiegata che nota sulla testa dell’uomo un berretto da baseball, ecco la seconda fondamentale testimone.

Due anni la polizia impiegò a scoprire i colpevoli e il mandante, ma il sospetto che dietro all’efferato delitto ci fosse lei, Patrizia Reggiani, nacque subito. Troppe le testimonianze che la vedevano rabbiosa, indignata, impassibile, troppe le persone che confermavano di averle sentito esprimere desideri sulla morte dell’ex marito. A seguire la faccenda anche un progetto cinematografico, L’operazione Carlos della Criminalpol. Alla fine vengono incriminati in quattro, Patrizia Reggiani, che commenta semplicemente “Non pensavo mi avrebbero mai beccato” senza mostrare alcun segno di rimorso, Pina Auriemma, la maga napoletana amica che frequentava i salotti milanesi, e che Patrizia ritiene una “sorella”, sarà lei la effettiva organizzatrice del delitto, Ivano Savioni e Benedetto Ceraulo. L’uomo al volante quel giorno, un tale Orazio Cicala, si trovava già in carcere nel momento della cattura. Il giorno dell’incarcerazione, Patrizia si fece portare via dai poliziotti che indossava una pelliccia e tutti i suoi gioielli. Neanche una lacrima, neanche una parola di scuse. Non obiettò, non finse di non sapere come mai la polizia la portava via, “siete qui per l’omicidio di mio marito, ma la pelliccia e i gioielli vengono con me

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