Pop culture

8 marzo al cinema: "Primadonna"

Claudia Gusmano interpreta una versione romanzata di Franca Viola, la giovane siciliana che, rifiutando un matrimonio riparatore nel 1966, pose di fatto le basi all'abolizione della legge che legittimava lo stupro purché seguito dalla legalizzazione del rapporto. 

La locandina del film
La locandina del film
1 / 6
Claudia Gusmano
Claudia Gusmano e Thony
Claudia Gusmano e Dario Aita
Claudia Gusmano e Dario Aita
Claudia Gusmano e Fabrizio Ferracane

Al caso di Franca Viola, la giovane siciliana che nel 1966, rifiutando il matrimonio riparatore dopo essere stata rapita e stuprata, aprì di fatto la strada all'abolizione (nel 1981!) della legge che consentiva di estinguere con il matrimonio il reato di violenza carnale anche ai danni di una minorenne, la regista Marta Savina aveva dedicato già un corto nel 2017, "Viola, Franca", proiettato al Tribeca. 

E' tornata sulla storia con un film, "Primadonna", presentato l'anno scorso al BFI festival di Londra e a quello di Roma, che ha la stessa protagonista dello short, Claudia Gusmano, impressionante per la sua somiglianza alla vera Franca Viola. "La necessità di raccontare questa storia viene da una riflessione intorno al tema dell’auto determinazione. È da sempre stato affascinante per me cercare di capire come reagire agli atti di violenza e prevaricazione senza da un lato cedere alla violenza della vendetta, e da un altro evitando di diventare una vittima. La storia di Lia (il nome della protagonista del film, ndr) nasce appunto dalla ricerca di una terza strada", sostiene la regista. E il film, al di là del suo valore di documentazione storica sull'Italia di quasi 60 anni fa, risuona con la società di oggi, che continua a mettere all'angolo, a intimidire, a esercitare violenza sulle donne, sia da parte di chi la esercita direttamente, sia da parte del conformismo giudicante ed escludente di chi isola la vittima piuttosto che condannare il colpevole. Il bullismo e il cyber bullismo di oggi sono la versione attuale del paese che condanna all'ostracismo la ragazza che non si conforma.  

Il film inizia con la protagonista che si prova un velo azzurro perchè spera di essere scelta per incarnare la Madonna alla processione del paese, e continua mettendo in scena il suo anticonformismo nell'andare a lavorare la terra impervia dei monti Nebrodi con il padre (impersonato da Fabrizio Ferracane) , anche se lei è “femmina” e dovrebbe stare a casa a prendersi cura delle faccende domestiche con la madre. La ragazza prova un'evidente attrazione per il figlio del boss locale, interpretato da Dario Aita, ma non accetta di essere plasmata da lui. Al punto che dopo il rapimento e la violenza, che il prete locale è il primo a trattare da convenzionalissima fuitina sanabile con il matrimonio, contrariamente a tutte le attese e a tutte le convenzioni, sceglie di denunciarlo e andare a processo. Se il film pecca di mancanza di incisività e di una certa scontatezza proprio sulla parte del processo, la naturalezza degli interpreti, l'espressività trattenuta della protagonista, e l'attenzione ai dettagli da un punto di vista simbolico, dal tailleurino bianco e rosa da borghese benestante che il rapitore le offre il giorno dopo a sostituire il suo abito da contadina all'impossibilità per lei dopo il rapimento di dormire senza la luce accesa, come la protettività della sua famiglia, fanno di "Primadonna" un film da vedere. Non solo l'8 marzo.   

 

Tags

Articoli consigliati