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Il film da vedere: Anche io-She Said

In anteprima il 27 novembre al Torino Film Festival, il film sul caso Weinstein arriverà nei cinema italiani il 12 gennaio 2023

Carey Mulligan e Zoe Kazan in una scena del film
Carey Mulligan e Zoe Kazan in una scena del film

“Anche io-She said”, il film di Maria Schrader che racconta l’inchiesta del New York Times su Harvey Weinstein che portò alla sua incriminazione e alla nascita del movimento #MeToo, non ha il ritmo serrato e drammatico di “Tutti gli uomini del Presidente”, il film di Alan Pakula del 76 con Dustin Hoffmann e Robert Redford sull’inchiesta di 2 giornalisti dell’Washington Post cui conseguì l’impeachment di Nixon, né l’adrenalina di “The Post” di Spielberg, con Meryl Streep e Tom Hanks. Ciò detto per gli appassionati del big drama ad effetto, “She said” è un film secco, che ricostruisce il lavoro meticoloso di Jodi Kantor (Zoe Kazan) e Megan Twohey (Carey Mulligan) coronato dal Pulitzer.

Il loro primo articolo appare nel 17, con appena un paio di donne che accettano di far pubblicare il loro nome anche se moltissime avevano raccontato off records, mentre nei mesi a venire le donne che accuseranno il produttore di molestie e violenze sessuali saliranno ad 80, fino alla condanna a 23 anni di carcere nel febbraio 2020 a New York (lo scorso agosto gli è stato concesso il ricorso in appello) e al processo attuale a Los Angeles.  Mulligan e Kazan, amiche nella vita reale, interpretano 2 professioniste  tenaci che bilanciano, anche grazie a compagni supportivi, le esigenze emotive della famiglia e il lavoro, arrivando a tracciare il sistema di copertura (finanziaria e legale) e negazione all’interno della Miramax e in generale nell’ambiente hollywoodiano che giocava sulla paura delle vittime di vedersi stroncata la carriera (come di fatto successe a Ashley Judd e Rose McGowan che erano state le prime a denunciare).

Il manifesto del film

Il film inizia con Mulligan che investiga su vari episodi di sexual harassment di Trump (che comunque viene eletto poco dopo presidente, perché evidentemente la sua visione avvilente delle donne non è considerata un deterrente  da milioni di elettori ed elettrici americani, esattamente come comportamenti analoghi non lo sono stati giudicati in Italia e in altri paesi), ricevendo via posta un busta piena di escrementi e minacce di strupro e assassinio sul cellulare, e finisce con il clic sul bottone publish che da l’ok alla pubblicazione dell’articolo. Tra i momenti memorabili del film la registrazione (vera) della modella Ambra Battilana Gutierrez delle insistenze di Weinstein per farla salire in stanza con lui, e l’esposizione dello schema predatorio di Weinstein fatto da una superlativa Samantha Morton nel ruolo di una delle sue assistenti, Ashley Judd che compare direttamente, Rose McGowan che è una voce (di un’attrice che la interpreta) al telefono, una chiamata di Gwyneth Paltrow… Un film da vedere (e far vedere)

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