Non è facile raccontare la storia di una band in pochi versi. In primis perché chi non ha mai suonato in una band troverebbe irragionevoli certe esagerazioni, certe amplificazioni sensoriali. Ma è ciò a cui porta la vita sulla strada, sui palchi del mondo, piccoli e grandi. È ciò a cui porta ripetere centinaia di volte le stesse canzoni, fingendo che sia sempre una prima volta. La musica è anche questo. Finzione e schizofrenia.
Altre di B è il nome della nostra band, che è nata nel 2005 fra i banchi di un liceo di Bologna. Abbiamo suonato negli Stati Uniti 15 volte, fra Stato di New York, California, Texas, Oregon, Pennsylvania, New Jersey e Stato di Washington. Gli spazi inesauribili, il perenne profumo di cibo speziato, la razionalità di ogni cosa, i muri rossi, i poeti. L’America è un viaggio geometrico e multisensoriale, qualcosa che ricorda il dormiveglia mentre qualcuno sta cucinando nell’altra stanza. L’America è schietta, è autoreferenziale. Checché se ne dica è mostruosamente bella. Sto percorrendo la Fairmount verso casa, una macchina si affianca, l’autista mi chiede un’indicazione stradale. Trovo sia bello non sembrare un turista, ma sono costretto a mettermi a nudo.
“I’m sorry, but I don’t live here. I’m a tourist”.
“Oh, man -ridacchia il mio interlocutore-. We’re all tourists”.
E intanto il 28 di ottobre esce il nostro terzo disco, “Miranda!”.
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