Giorgio Armani compie 90 anni. Ieri, oggi e domani: la storia di un successo
Le tappe più importanti nella carriera del Re della Moda. Dagli esordi fino ad oggi.
Quando si parla di Giorgio Armani, la definizione "stilista" è oltremodo riduttiva. Lui è il "Re", come tutti amano definirlo. Nato a Piacenza nel 1934 - «ho sempre amato quella campagna intorno alle acque azzurre del Trebbia, il suo senso di evasione. Sarò sempre legato a quel mondo» - è milanese d'adozione. Lascia l'Emilia dopo la guerra con la famiglia, i soldi sono pochi. Di quel periodo ricorda le difficoltà di sua mamma ma anche la grande speranza che tutti riposero nella democrazia. «Io voglio votare sempre e solo persone che inseguano democrazia e libertà e non si dimentichino di che cosa è stato il passato». Dopo il Liceo scientifico Giorgio Armani s'iscrive alla Facoltà di Medicina dell'Università Statale di Milano. Che tuttavia abbandona nel 1957, quando inizia a lavorare come vetrinista presso la Rinascente di Corso Vittorio Emanuele.
Il suo essere schivo non è da confondere con lo snobismo, la sua è fin da giovane semplice timidezza. «Non ero timido, ero timidissimo», dice ricordando il suo carattere giovanile, continuando «sono talmente pessimista che per lungo tempo non ho immaginato di diventare qualcuno». La passione per l'estetica e il visuale è tuttavia un passaggio verso una direzione ancora più creativa, quella del design. La prima esperienza è con l'abbigliamento maschile. Inizia nel 1964 una collaborazione con Nino Cerruti che prosegue fino al 1970, esperienza formativa fondamentale. Nel 1974, sfila alla Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. I tempi sono maturi per la nascita di Giorgio Armani Spa l'anno seguente. Alla prima linea maschile si affianca quella femminile nel 1976.
Gli anni '70 e '80, gli anni del successo di Giorgio Armani
Il prêt-à-porter italiano è agli esordi, le sfilate organizzate alla Fiera di Milano sono un successo di critica e pubblico. Tuttavia i designer si lasciano prendere la mano e, sebbene le collezioni create siano stupefacenti e abbiano il plauso della critica, non vengono capite dal pubblico. Da questa situazione - che sarebbe potuta diventare benissimo l'inizio di una parabola discendente - Giorgio Armani impara molto: il suo pubblico non è composto da dieci o cento donne che comprano vestiti di Alta Moda, ma da donne che si devono vestire per la vita di tutti i giorni. La copertina del Time lo consacra come uomo dell'anno nel 1982. Lo stesso anno i ricavati della Giorgio Armani Spa sono di 170 miliardi di lire. Il suo tocco di stile diviene rapidamente un boom a livello mondiale.
La Giacca Armani
Se c'è un capo con il quale s'identifica il lavoro di Giorgio Armani è la giacca destrutturata. Alla metà degli anni '70 la generazione del boom economico si affaccia al mondo del lavoro. Tuttavia non vuole indossare gli indumenti assegnati per decenni, forse un secolo, all'età adulta. Giorgio Armani fa un operazione su due livelli, uno formale e uno concettuale. La giacca perde di ruolo, non è più rigorosamente maschile o femminile. Ridotta al solo involucro esterno, senza fodere, imbottiture, rinforzi, sagomature - acquista la forma finale solo con la fase fondamentale della stiratura -, la trasformazione della giacca finisce per essere un'operazione culturale epocale. «Gli uomini non si vestono più da uomini e le donne non si vestono più da donne», spiega Enrica Morini nel libro "Storia della Moda".
Il successo del capo arriva dapprima negli Stati Uniti e poi si espande in tutto il mondo. La giacca viene indossata da Diane Keaton agli Oscar del 1978 per ritirare il premio come Miglior attrice protagonista per il film "Io & Annie" di Woody Allen. E due anni più tardi Giorgio Armani cura i costumi di "American Gigolò", film che rese celebre al grande pubblico non solo Richard Gere, ma anche la visione moderna della moda maschile firmata Giorgio Armani.
Lo Stile di Giorgio Armani
Ispirato al cinema in bianco e nero e alle atmosfere dell'America degli anni venti e trenta - intervistato da Giovanni Minoli a "Mixer" nel 1983, Giorgio Armani spiega come per lui gli anni con più glamour di sempre sono quelli che vanno dal 1925 al 1930 -, il suo stile predilige tagli nitidi e puliti in una gamma di colori freddi: i grigi, le tonalità più profonde, e il greige, una via di mezzo tra grigio e color terra, ma soprattutto il blu (Blu Armani), accostato anche al nero in sperimentazioni cromatiche meno convenzionali. Un'altra fonte di grande ispirazione sono la cultura orientale e quella araba. Negli anni '90 introduce camicie e capi con colletti alla coreana, cappotti simili ai djellaba, proposti in contemporanea all'uscita nei cinema de "Il tè nel deserto".
La nascita di Emporio Armani e Armani Casa
Nei primi anni 80' Giorgio Armani dà vita a una linea più sperimentale e adatta a un pubblico più giovane: Emporio Armani. La sua collezione Armani Casa nasce nel 2000 ed è realizzata con fantasie ispirate all'Art Déco e al modernismo. Forme essenziali ispirate alla concettualità asiatica. Una passione, quella per l'Asia, che lo porta ad aprire anche Armani/Nobu, all'interno del suo store Armani/Manzoni 31, che dopo un decennio diventa il primo degli esclusivi Armani Hotel sparsi in giro per il mondo.
Tra le star del cinema e della musica, troviamo Richard Gere, Madonna, Lady Gaga, Laura Pausini, Christian Bale (vestito anche in occasione di Batman Returns), Cate Blanchett, Jessica Chastain, Leonardo Di Caprio, Tom Cruise, Julia Roberts. La lista è lunghissima, e molti questi personaggi di spicco sono ormai amici personali di Giorgio Armani, che chiamano semplicemente "Giorgio". Armani, con altri nomi della moda come, è stato al cuore di un periodo di Rinascimento della moda, che parte che esplode con gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Già nel corso di questo ultimo decennio Armani si allargava al mondo: non solo a Parigi e New York, ma anche Pechino in Giappone, e in Russia. E la voglia di esplorare l'ignoto, paga. Portando il brand ad attraversare un periodo in costante crescita, e riconoscimenti importanti anche da parte delle maggiori istituzioni internazionali, come il Guggenheim di New York, che lo celebrò in una retrospettiva nel 2000. A seguire il suo modo di saper fare moda, aderente alla ricerca di un'eleganza eterna eppure sempre innovativa, gli vale numerose altre onoreficenze, come la Légion d'Honneur e la nomina a membro onorario nel Costume Institute del Metropolitan Museum di New York nel 2008.
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