La sfilata di Marni a Tokyo e il nirvana di emozioni
Al Yoyogi National Gymnasium di Tokyo va in scena la sfialta di Marni Vol.2. Una passerella emozionante che prende vita sulle note della Tokyo Chamber Orchestra diretta da Dev Hynes.
Dopo la incursione durante la New York Fashion Week, Francesco Risso porta la sfilata Vol.2 di Marni a Tokyo. Una seconda tappa importante, che manifesta ancora una volta la voglia di uscire dalla propria comfort-zone di Milano per portare la filosofia di Marni in tutto il mondo. E proprio nel Yoyogi National Gymnasium, building creato nel 1962 da Kenzo Tange per le Olimpiadi, Risso porta uno spettacolo fuori dall'aspettativa di tutti. Un'arena ricoperta di carta bianca, quasi come se volesse indicare l'inizio di una nuova epoca più minimalista di Marni, che si riempie con 1800 spettatori e si accende con la performance musicale della Tokyo Chamber Orchestra diretta da Dev Hynes.
Non una semplice press release ma una poesia di Risso scritta a flusso di coscienza che descrive la collezione in maniera personale. Si legge la descrizione dei tratti grafici a partire dal punto, fino ad arrivare alla linea e i pois. E ancora i colori, che scandiscono con ritmo il fashion show come se fosse una partitura musicale: giallo, rosso, bianco e nero. Sfilano giacche, abiti appiattiti, cappotti, duvet ricoperti di mohair di DingYun Zhang e suit super boxy. Il tutto presentato con una versione monocromatica o con grafiche geometriche o a pois di ogni dimensione.
Nella poesia di Francesco Risso saltano all'occhio anche alcune ispirazioni, affrontate però in maniera non citazionale: le opere pop di Roy Lichtenstein, le regolarità delle linee del minimalista Sol LeWitt, il pianista e compositore Sun Ra ma anche San Francesco e il gioco degli scacchi. «Ci ho messo un mese a scrivere questa lettera, ho fatto un po' di fatica, non per il mio lavoro ma in generale, era come se fossi imprigionato dall'algoritmo e ho capito che dovevo scrivere qualcosa per celebrare l'amore per il lavoro che faccio. Serve paura, protezione e amore» spiega Francesco Risso: «Per me i vestiti sono come se fossero esseri umani, non esisterebbero se non ci fosse un essere umano che li indosserebbe. Questa è la relazione che conta».