Fashion

Il cuore grande di Giorgio Armani

In un 2020 nefasto, spicca l’impegno di Giorgio Armani a sostegno di ospedali e persone in difficoltà. Con un’umanità profonda, sincera, carica di senso
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Londra, dicembre 2019. La pandemia non ha ancora sconvolto il mondo e Giorgio Armani riceve l’Outstanding Achievement Award per il suo contributo creativo all’industria della moda durante i British Fashion Awards. Gli consegnano il premio Cate Blanchett e Julia Roberts, dive legate alla maison da un solido rapporto di amicizia, e c’è una foto in cui lo stilista posa tra le due dive, insieme alla nipote Roberta e a Tom Cruise. È uno scatto particolare in cui tutti si tengono per mano e Armani guarda in camera con un sorriso felice.

La sua riservatezza è famosa quasi quanto i suoi abiti, in tutta la sua carriera il designer non ha mai dispensato pacche sulla spalla, baci, abbracci e cordialità di facciata. Nei ritratti ufficiali, appare sempre con lo sguardo intenso, al massimo con un abbozzo di sorriso, quasi avesse pudore nel mettersi in mostra. Eppure in questo annus horribilis nessuno nella moda ha saputo quanto lui dispensare empatia, attenzione per l’altro, solidarietà. Il 23 febbraio, in una Milano ancora inconsapevole dei giorni terribili che di lì a breve avrebbe affrontato, la griffe decide di sfilare a porte chiuse con la prima linea, in programma proprio quel giorno, per tutelare la salute di dipendendenti, staff e ospiti. L’8 marzo, senza fare troppo clamore, il Gruppo Armani dona un milione e 250mila euro agli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele e Istituto dei Tumori di Milano, all’Istituto Spallanzani di Roma e a supporto delle attività della Protezione Civile. Due giorni dopo, chiude temporaneamente le boutique, i ristoranti e l’hotel di via Manzoni e sul finire di quel mese disgraziato, comunica la conversione di tutti i propri stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari, portando al contempo a due milioni di euro complessivi la donazione, per sostenere anche gli ospedali di Bergamo, Piacenza e della Versilia. 

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Poco dopo, con il presidente Leo Dell’Orco annuncia che i giocatori e l’allenatore della Pallacanestro Olimpia Milano, di cui è proprietario dal 2008, rinunciano a una parte del proprio stipendio per aiutare le strutture ospedaliere lombarde. In più, la squadra effettua una donazione pari a 1 milione di euro che si aggiunge a quelle effettuate dal Gruppo Armani. Quando poi a maggio si allenta il primo lockdown, vengono adottate precise misure anti contagio negli store come negli uffici. E si stabilisce che il 10% del ricavato di parte delle vendite effettuate sulle collezioni primavera/estate 2020 di alcuni punti vendita sia devoluto a enti caritatevoli che operano in città come Milano, Parigi, Monaco, Sydney, Pechino e Hong Kong. 

Intanto le sfilate di settembre con le proposte per la Primavera-Estate 2021 si reinventano: Emporio Armani ipnotizza il pubblico online con Building Dialogues, il mini film diretto da Leandro Manuele Emede e Nicolo Cerioni, girato nel quartier generale del marchio in via Bergognone e rilasciato con un mini sito creato ad hoc. Viene invece trasmesso in prima serata su La7, lo show della Giorgio Armani, un evento epocale per il fashion system, la prima volta di una sfilata di norma per vip, stampa e compratori, in diretta nelle case degli italiani il sabato sera. Per arrivare alla notizia di pochi giorni fa: «Go Ahead, a Milano accanto ai poveri», l’iniziativa di contrasto alla povertà (in particolar modo infantile) a favore della Comunità Sant’Egidio, dove Giorgio Armani ha chiamato a raccolta i licenziatari, L’Oréal Luxe, Luxottica e Fossil Group.  Cifre importanti, azioni concrete, impegni rigorosi. Il Gruppo Armani si è davvero speso a sostegno della società, come del resto tutto il mondo della moda, che ha dimostrato grande senso di responsabilità e partecipazione. Al Signor Armani va tuttavia un riconoscimento speciale per come ha saputo spalancare simbolicamente le braccia e accogliere una popolazione dolente e spaventata. «Vi sono personalmente vicino», scriveva a marzo in un annuncio a pagamento su tutti i principali quotidiani italiani per ringraziare e incoraggiare pubblicamente tutti gli operatori sanitari in prima linea contro il virus. Poi a novembre, un secondo messaggio: «Io ci sono per Milano, con i Milanesi, con sentimento». Poche righe, cariche di umanità. In una recente intervista al Corriere della Sera, Armani spiega quanto la pandemia abbia influito su di lui: «Mi ha fatto sentire più fragile, esposto, ma mi ha anche fatto riscoprire, a me che sono così schivo e a volte diffidente, una intensa vicinanza con gli altri e questo mi ha reso particolarmente forte. Mi ha insegnato che non si possono fare programmi a lungo termine e reso più convinto nella mia battaglia per una moralizzazione del settore». A 86 anni, ha superato la sua naturale ritrosia, prendendosi carico di chi più era ed è tuttora in difficoltà con parole e opere, dove le parole valgono tanto perché dette con un intento profondo, quello di cercare insieme un senso. Milano, dicembre 2020: non consegnamo riconoscimenti, ma riconoscenza a un uomo per bene. E idealmente gli stringiamo le mani.

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