I documentari e i film sulla moda da conoscere e studiare se si è 100% fashion lover
Designer e stilisti, icone, fotografi, modelle, sottoculture e performer: sono questi i film e i documentari da segnare nella propria watch list.
Come mai ultimamente i documentari e i film di moda da vedere in streaming sono dappertutto? Conoscere la moda, capirla, viverla e, successivamente, spiegarla e decodificarla sembra essere diventata la disciplina nella quale molti tendono a cimentarsi. Complici i social dove ognuno è libero di argomentare e scendere in profondità sulla fenomenologia brat, l'ennesima ascesa del denim o il valzer di poltrone dei direttori creativi, a fare la differenza è solo il proprio background culturale in combo a uno spirito critico sufficientemente allenato. Perché conoscere la moda davvero, al di là degli esercizi estetici su di sé, richiede tanto studio e letture incrociate su gli ambiti più disparati. Dall'arte alla musica, dalla cronaca alla scienza. Sono quindi il cinema e il genere documentario i linguaggi e i formati più adatti a offrire fonti ottime di abbeveramento personale.
Se si è appassionati di moda questo è un compedio prezioso con il meglio e il consigliato (ad oggi) della produzione video sull'argomento fashion: documentari moda sui designer, sui fenomeni di costume, film dedicati a persone ribelli e anticonformiste, recap del lavoro complesso di fotografi dallo sguardo profondo, storie di cronaca sullo stato di salute del pianeta troppo abusato dall'industria tessile. Non manca nulla. Per ora sono 45. Happy scrolling, happy watching.
Fashion Power, i documentari e i film sulla moda con chi sta dietro le quinte e prende decisioni
Direttori di giornali, giornaliste affilate, art director e costumiste del cinema. La moda rivelata dal dietro le quinte è il taglio principe della narrazione più recente sul complesso ecosistema moda. Ciò che è celato diventa proibito e dunque desiderabile: rivelarlo al pubblico è stato geniale. Per aumentare l'audience, per democraticizzarla. Quando nel 2009 è uscito The September Issue, documentario sulla creazione del numero di settembre della rivista Vogue America, il più importante e ricco dell'anno, il popolo della moda ha goduto di quell'isteria creativa (e anche un po' magica) che aleggia in una redazione di un giornale così prestigioso e guidato da una figura leggendaria, Anna Wintour. E che dire di Mademoiselle C (2013), la transizione di Carine Roitfeld dopo 10 anni da direttore di Vogue Francia a creatrice di CR, magazine omonimo? Oppure dell'arco narrativo di André Leon Talley, storico editor-at-large di Vogue America, sagace e colto giornalista di moda, un gigante in tutti i sensi venuto a mancare nel 2022 e celebrato in The Gospel according to André del 2018? Qui c'è la storia dell'editoria di moda, la storia di chi ha fatto la differenza.
Diana Vreeland: The eye has to travel (2011)
Storica editor di Harper's Bazaar negli anni ’30 e di Vogue America poi, Diana Vreeland è ancora oggi sinonimo del fare giornalismo di moda con perspicacia, coraggio e intuizione. Questo film ne restituisce il ritratto di una donna di grandissima intelligenza, cultura e humour, generosa dispensatrice di perle di saggezza.
Franca: Chaos and Creation (2016)
Girato dal figlio Francesco Carrozzini, anche lui regista, il film sul mitico direttore di Vogue Italia è un affresco, nell’intimità del rapporto madre/figlio, di una donna carismatica e forte che però si lascia guidare docile e con pudore nel flusso delle immagini della sua vita professionale al centro del fashion system.
Anna Piaggi: Una visionaria della Moda (2016)
La giornalista di moda Anna Piaggi, senior contributor di Vogue Italia, è celebrata (forse non abbastanza) per il suo stile eccentrico, libero e personale quanto per la sua cultura e lettura della moda. Nota per aver firmato articoli ibridi di foto, testi e illustrazioni, le mitiche Doppie Pagine, è stata la moglie del fotografo di moda Alfa Castaldi. Una donna così dentro la moda da esserne totalmente fuori e super partes. Da recuperare il libro D.P.
Jean-Paul Goude, So Far, So Goude (2016)
Di sé stesso dice di essere semplicemente un grafico. Nella realtà Jean-Paul Goude è un art-director, un fotografo, un regista, un illustratore, un ballerino, un coreografo. Parigino, negli anni ’60 ha diretto Esquire per poi espandersi in ogni campo della creatività di moda, musica, televisione e arte. Stretto collaboratore di Chanel, per il brand dalla doppia C ha siglato spot tv memorabili per il segmento della profumeria. Vanessa Paradis come un piccolo e prezioso uccellino in gabbia, un uomo egoista per il racconto virale del primo profumo maschile della maison. So Far, So Goude è il documentario dedicato alla mostra celebrativa del suo poliedrico lavoro sostenuta da Tod's e ospitatata al PAC di MIlano nel 2016. Mentre nel 2019 In Goude we trust, è il titolo di una seconda retrospettiva dedicata al poliedrico francese proprio da Chanel.
Anthea Sylbert: My Life in 3 Acts
Anthea Sylbert è una vera pioniera. Costumista due volte nominata agli Oscar, ha lavorato a film iconici come Rosemary's Baby e Chinatown e firmato il famoso abito nero di Julie Christie per Shampoo (1975) probabilmente ispirato dal modello Guy Laroche sfoggiato da Mireille Darc in Le Grand Blond avec une chaussure noire di Yves Robert uscito nel 1972. Sylbert è stata una delle poche donne dell'era della New Hollywood a passare dal lato creativo del cinema a quello commerciale: ha lavorato come dirigente alla Warner Bros. e alla United Artists prima di co-fondare la SylbertHawn Film Productions con la sua cara amica, l'attrice Goldie Hawn. Il documentario realizzato da The Dark Candy, studio specializzato in film documentari dedicati al mondo del costume-design per il cinema, racconta la sua vita straordinaria che abbraccia tre decenni di storia di Hollywood.
PERSONA, i documentari su chi la moda la fa, la crea e la vive sulla propria pelle
Non ci sono solo designer e giornalisti di moda al centro della narrazione del documentario moda. Fortunatamente esistono storie su persone che quella stessa moda la usano, la manipolano, la trasformano al proprio servizio, cioè se ne servono per un fine più alto, quello della ricerca complessa dell'affermazione identitaria. Personaggi eccessivi, massimalisti, a volte ridicoli, ma non per questo sbagliati o fuori posto. Anzi, grazie di esistere.
The Legend of Leigh Bowery (2003)
Il regista Charles Atlas documenta la vita e il lavoro dell’australiano Bowery, figura tra le più rilevanti della scena underground inglese dei roboanti anni '80. Atlas lo segue sino alla sua morte per AIDS nel 1994. Performer, designer, icona, esagerato e provocatorio, le sue mise rappresentano ancora oggi lo spunto madre del concetto identitario moderno proiettato in un ideale universale dove il genere è meramente una questione secondaria. Dal locale londinese Taboo ha ispirato una marea di personaggi della musica e non tra cui Boy George, Damien Hirst, Alexander McQueen e Rick Owens, solo per citare alcuni dei suoi tantissimi fan. Questo è un documentario da guardare senza giudizio ma con lo sguardo dell'incanto.
DANIEL LISMORE, My Life as work of art work, (TedTalk 2019)
Lismore è un artista poliedrico, visionario, designer, scultore e attivista completamente immerso nell'universo infinito e indefinito del sistema moda. Il titolo del libro “Daniel Lismore: Be yourself everyone else is already taken” (Ed. Rizzoli International Editions) è diventato uno degli statement quote tra le paillettes e le piume dei guardaroba dei fashion lover di tutto il pianeta. Su di lui si sommano stili e pensieri, visioni e dubbi da cui ognuno può provarne a prendere un pezzo alla ricerca del proprio sé. Nove minuti del suo speech sono pieni di spunti e riflessioni importanti filtrati attraverso il racconto del suo rapporto con la moda.
IRIS (2015)
Carisma, ironia e uno spiccato sense of style fanno di Iris Apfel la regina del manifesto del massimalismo senza data di scadenza. Diventata una fashion icon nei suoi anni d’argento dopo una vita di successo come interiore designer (ha arredato le case di molti presidenti degli Stati Uniti e non solo), a 93 anni nel 2015 diventa la protagonista di un documentario sulla sua vita e sulla sua estetica girato dal regista Albert Maysles allora 87enne, un nome da segnare perché si tratta di colui che ha firmato un altro capolavoro di narrazione del costume come Grey Gardens uscito nel 1975.
Documentari sui designer di moda, da dove nasce tutto
Designer e creative director sono i protagonisti tra i più gettonati delle sceneggiature dei documentari di moda. Non ultimo High & Low - John Galliano il film che ri-nobilita al giudizio severo del mondo l'estro incontenibile e piratesco del couturier John Galliano. Oppure la recente serie tv dedicata a Karl Lagerfeld. I biopic su Chanel, su Valentino Garavani in The Last Emperor uscito nel 2008, Dior and I del 2014 dove Raf Simons nel 2012, 55 anni dopo la morte di Monsieur Dior, assume il timone della Maison e in otto settimane compie il miracolo della creazione della collezione Haute Couture quando, normalmente, ne occorrono molte di più. Qui un recap scelto di storie e incontri difficili da dimenticare.
Notebook on Cities and Clothes (1989)
Quando il regista tedesco Wim Wenders riceve l'incarico dal Centre Pompidou di realizzare un documentario sullo stilista giapponese Yohji Yamamoto, risponde che non ne vuole proprio sapere. Fortunatamente le cose sono andate diversamente e il risultato ha superato le aspettative. Un saggio filosofico su due modalità di comunicazione visiva, uno sguardo alle connessioni tra il mezzo scelto da Yamamoto e quello di Wenders. Cioè come dovrebbero essere i documentari sulle persone.
Sull’argomento esiste anche Yohji Yamamoto: Dressmaker, un film del 2016 che offre uno sguardo al processo creativo di Yamamoto e alla sua affascinante carriera di uomo laureato in legge diventato padre della moda giapponese contemporanea.
Issey Miyake Moves (2002)
Issey Miyake è un essere umano filosofico e meticoloso, tanto architetto e pensatore quanto creatore di vestiti e questo film riflessivo ne segue il ritmo. Uscito nel 1993 e poi doppiato nel 2002, ci si avvicina al quel suo mondo increspato per comprenderne la cura e la poetica. Le famose pieghe e torsioni hanno di fatto aperto mondi di possibilità nella manipolazione dei tessuti e quindi della costruzione dell'abito in simbiosi con il corpo. Due momenti eclatanti: la progettazione dei costumi per il Balletto di Francoforte di William Forsythe e quella degli abiti per la squadra olimpica lituana del 1992.
UNZIPPED (1995)
Unzipped ha molto in comune con Catwalk (stesso anno di uscita, stessi attori principali con un focus sull'ascesa della modella Christy Turlington), ma è più giocoso, non serio e presenta il designer americano Isaac Mizrahi come un personaggio pieno di humour e sagacia. Il documentario di culto, girato in un bianco e nero granulare, segue il lancio della collezione autunno 1994 di Mizrahi più ogni momento circostante di caos e follia tipici del settore. Della serie "come eravamo e (forse) non è cambiato ancora niente".
McQueen (2018)
Lee Alexander McQueen, il ragazzo dell'East End di Londra che ha sconvolto il mondo della moda credeva che un capo dovesse o "respingere" o "esaltare", altrimenti non avrebbe avuto motivo di sfilare. Se n'è andato suicida a soli quarant'anni nel 2010 lasciando un vuoto terrificante. Questo documentario intimo di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui è un ritratto della sua complessità dietro la teatralità, è un'analisi commovente di una mente oscura e romantica. Un anno dopo la sua scomparsa, nel 2011, è uscito McQueen and I, un film che ripercorre il suo viaggio attraverso Saville Row e la scuola di moda St. Martins fino all'impatto della sua relazione incredibilmente potente con la sua scouter e mentore Isabella Blow.
The Artist Is Absent (2015)
Si tratta di un cortometraggio, breve ma denso, sul senso e sull'essenza del lavoro di Martin Margiela. The Artist Is Absent è dedicato al designer belga attraverso il racconto dell'evoluzione del suo brand omonimo e della sua influenza sull'industria della moda pur non mostrandosi mai in pubblico. Come dice Cathy Horyn, Fashion Critic-at-Large di The Cut, "Margiela ci ha fatto pensare". Nel 2019 esce un secondo documento importante: Martin Margiela : In His Own Words, da dove si possono vedere solo le sue mani e ascoltare la sua voce. Cioè quello che serve.
DRIES (2017)
Il regista Reiner Holzemer l’ha seguito e osservato per un anno. Dries Van Noten è l’ultimo vero designer intellettuale, fresco di abbandono del brand per godersi giustamente a 66 anni una nuova fase della sua vita. In cuor suo sa di aver spezzato molto cuori, ma c'est la vie. Il documentario Dries è quindi una magia, una finestra sui pensieri e sui gesti di un creativo così raffinato e libero eppure così discreto. Vedere Dries nel suo elemento, dallo sviluppo dei tessuti e dalla messa a punto della vestibilità di un abito, a momenti più personali con il suo compagno e il suo cane nella loro ampia (e molto ben progettata) casa ad Anversa, è un vero regalo.
L’AMOUR FOU (2010)
Questo documentario, realizzato due anni dopo la morte del couturier Yves Saint Laurent, ruota intorno alla vendita postuma delle sbalorditive opere d'arte che ha collezionato, nel corso di decenni, con il socio e compagno Pierre Bergé. Un amore condiviso per il collezionismo di cose belle, un amore, quello di Monsieur Laurent per gli abiti e le donne con cui vestirle.
Westwood, Punk, Icon, Activist (2018)
Ribelle nel senso più profondo del termine, al di là del punk e dei vestiti. Vivienne Westwood lo è stata nel modo in cui ha condotto la sua vita, secondo dopo secondo. Per questo è importante vedere e rivedere questo documentario che la ritrae in ogni sua sfaccettatura appassionata e impiegata in progetti e scelte morali da cui prendere esempio.
Documentari moda sulle modelle
Prima delle influencer, ma dopo le dive del cinema, ci sono loro, le top model. Figure di riferimento utili a tarare il coeficiente di bellezza del tempo corrente. Parametri affascinanti a cui ambire e a cui guardare e, al contempo, lasciarsi sedurre, incantare nel desiderio sempre crescente di emulazione. Qui le storie e le suggestioni sull'argomento con i documentari delle modelle più incisive della storia di moda. Menzione speciale per il film Gia - Una donna oltre ogni limite interpretato nel 1998 da Angelina Jolie, stora vera e triste della famosa fotomodella e indossatrice Gia Carangi. Nonostante la fortunata carriera se ne va prematuramente per AIDS a soli 26 anni.
Who Are You, Polly Magoo (1966)
Un mockumentary satirico d'autore che prende in giro il mondo della moda e i suoi eccessi. Protagonista della storia surreale e cinica, la modella Dorothy McGowan nel ruolo di Polly Magoo, una supermodella americana che viene seguita da una troupe televisiva francese. Con lei Grayson Hall nel ruolo di Miss Maxwell, direttrice di una rivista di moda modellata su Diana Vreeland e Philippe Noiret nel ruolo del reporter e regista televisivo. Cosa è cambiato da allora a oggi? Mh, forse ancora troppo poco.
INVISIBLE BEAUTY (2023)
Diretto a quattro mani con Frédéric Tcheng il film esplora la vita e la carriera di Bethann Hardison. Se il nome dice ancora troppo poco, questa è l’occasione per rimediare. Bethann Hardison è una delle attiviste più importanti della moda: dall'essere stata una delle prime modelle nere riuscite a sfondare negli anni '70, dagli '80 Hardison si è adoperata affinchè aumentassero le opportunità per altre donne nere all'interno dell'industria della moda. Non poco. Tra i veri inserti anche le testimonianze di Zendaya, Naomi Campbell e Fran Lebowitz, sue grandi fan. Sul'argomento associamo anche Donyale Luna: Super Model (2023) prima modella nera a finire in copertina dell'edizione inglese di Vogue del 1966 con la firma nientemeno che del fotografo David Bailey. È stata performer in tv con Salvador Dalì, ha lavorato in Italia recitando in Satyricon di Federico Fellini e in Salomè di Carmelo Bene. Un documento piuttosto interessante sull'emancipazione e rapresentazione della bellezza non bianca.
Casablancas: The Man Who Loved Women (2016)
A John Casablancas - padre di Julian (sì, Julian degli Strokes) - sono attribuite principalmente due meriti: la creazione nel 1972 dell'agenzia di modelle Elite Model Management e lo sviluppo del concetto di top model. Grazie a lui e alle antenne sempre dritte di Anna Wintour, le carriere delle modelle sono diventate pari a quelle delle star di Hollywood e questo film documentario ne racconta l'ascesa.
The Super Models (2023)
4 nomi: Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista e Christy Turlington. A loro si attesta l'appellativo stellare di top model. Ne seguirono poi tante altre, ma ad aver innescato la scintilla dobbiamo guardare nella loro direzione. La mini serie The Super Models prodotta da Apple TV+ e uscita nel 2023 cattura esattamente lo spirito di quei decenni, gli ottanta e i novanta quando la percezione del ruolo di modella è cambiato per sempre.
Fotografi di moda, i documentari da guardare per assorbire il loro POV
Menzione a parte per i documentari dedicati ai fotografi di moda o di quelli prestati al magico mondo di abiti e accessori. Da vedere per comprendere l'importanza del filtro attraverso cui si osserva e si immortalano non solo magnifiche creazioni e luoghi incantevoli ma anche e soprattutto emozioni e stati d'animo. Due nomi famosi vanno citati extra in questa lista: Slim Aarons con The High Life uscito nel 2016, documentario dedicato al lavoro del fotografo che prima degli altri ha capito quanto raccontare l'aristocrazia dell'America "bene" e agiata dei '50, '60 e '70 avesse una fascinazione determinante nel definire gli usi e costumi sociali copiati nel resto del mondo. Il secondo riguarda Bill Cunningham, New York (2010), documento dolcissimo sulla vita di questo esile quanto determinato fotografo di street-fashion del New York Times, abilissimo nel raccontare le persone, cogliere attimi del bon vivre dentro i castelli dorati del gotha del fashion system. Tutto questo rimanendone sempre libero di andarsene. Diciamo pure i padri della street photography abbracciata con successo nel nuovo millennio da Scott Schuman con il progetto fotografico The Sartorialist.
Helmut Newton: frames from the edge (1989)
Frames From the Edge segue il fotografo di moda Helmut Newton al lavoro nel suo periodo di massimo splendore, gli anni '80, quando metteva in scena e catturava immagini sessualizzate, spesso nude, di donne diventate eredità e manifesto culturale di un'epoca edonista e laguida. Newton ha senza dubbio "plasmato e cristallizzato le fantasie erotiche del suo tempo". Parental Advisory ON.
Harry Benson: Shoot First (2016)
Questo documentario analizza il lavoro e la vita del famoso fotografo Harry Benson, l'uomo che ha immortalato i Beatles. Oltre a questo, gli è stato permesso di immortalare con la macchina fotografica alcune delle figure chiave della storia, tra cui Bobby Fischer, Greta Garbo, Muhammad Ali, Martin Luther King Jr e altri ancora. L'incrocio con la moda è un plus da non sottovalutare.
The Man Who Shot Beautiful Women (2013)
Erwin Blumenfeld è sopravvissuto a due guerre mondiali per diventare uno dei fotografi di moda più pagati al mondo con il merito di aver dato un apporto fondamentale allo sviluppo della fotografia come forma d'arte. Nel primo film sulla sua vita e sul suo lavoro, l'avvincente storia di Blumenfeld viene svelata attraverso le sue splendide fotografie, i film di moda, i filmini e gli autoritratti, per rivelare un uomo ossessionato dalla ricerca di belle donne, ma anche dalle infinite possibilità della fotografia stessa.
See Know Evil (2018)
Così giovane eppure così dentro nelle cose, nelle vite e negli occhi del suo presente. See Know Evil di Charlie Curran è il racconto/ricordo del fotografo Davide Sorrenti, napoletano di nascita e newyorchese di adozione, figlio di Francesca Sorrenti, fratello del più celebre Mario Sorrenti e di Vanina Sorrenti. Considerato un fotografo di talento e promettente membro della generazione X, muore a NY a soli ventanni nel 1997. Il film che lo ritrae è anche un racconto della New York degli anni Novanta vibrante delle ultime manifestazioni di cultura underground.
Documentari di moda come fenomeni culturali e anche di denuncia
Infine abbiamo creato una sezione dedicata allo sguardo generale sulle tendenze, sulla fanomenologia culturale, sui macro trend e sugli argomenti scottanti che riguardano con angolature differenti l'analisi moda. Non solo quindi le storie di persone singole ma storie collettive che nascono in strada, diventano virali sino ad essere cannibalizzate dal marketing vorace dei grandi brand. Citiamo poi Antifashion, la serie del 2012 che offre un'interpretazione stratificata e ben documentata degli ultimi trent'anni di moda attraverso interviste con i protagonisti chiave del periodo degli anni '90. A questo associamo anche documentari che la moda la criticano e la osservano nei passaggi e i risvolti più opachi e oscuri. Ben vengano. Con Junk Armadi Pieni di Mattero Ward, la critica all'iperconsumismo e alla questione ambientale è diventata in Italia un argomento più evidente anche e soprattuto agli occhi delle generazioni più giovani.
Paris is Burning (1990)
Gli anni '80 visti attraverso gli occhi della scena afroamericana e latinoamericana queer di Harlem, un ritratto intimo delle “case” rivali della moda, dalle feroci gare per i trofei, alle madri di famiglia che offrono sostentamento in un mondo dilagante di omofobia, razzismo, AIDS e povertà. Con la partecipazione di leggendarie voguers, drag queen e donne trans, il film è stato realizzato dalla regista Jennie Livingston nell'arco di sette anni.
Fresh Dressed (2015)
Cronaca approfondita della relazione simbiotica tra hip hop e abbigliamento, dallo stile b-boy e la cultura del Bronx negli anni '70 fino alle passerelle di oggi. Un mix di documentazione storica e critica culturale contemporanea in una conversazione aperta tra addetti ai lavori della moda e volti noti del mondo della musica, come Kanye e Pharrell Williams.
The True Cost (2015)
La questione della moda fast fashion è e sarà sempre un grande nodo da sciogliere. Se non cambiano le regole, nulla potrà cambiare. The True Cost è stato tra i primi documentari, insieme al libro Fashionopolis: The Price of Fast Fashion and the Future of Clothes di Dana Thomas uscito nel 2019, capace di smuovere almeno le coscienze dell'opinione pubblica. Il regista Andrew Morgan racconta nel film lo sfruttamento umano che sostiene l'industria del fast fashion, le condizioni insicure e invivibili per i lavoratori dell'abbigliamento in alcuni dei paesi più poveri del mondo. Per non girarsi mai più dall'altra parte.
RiverBlue (2016)
RiverBlue è un documentario pluripremiato, narrato dal sostenitore dell'acqua Jason Priestley, che segue il celebre ambientalista internazionale Mark Angelo in un viaggio che svela il lato oscuro dell'industria della moda in relazione ai fiumi. Girando il mondo per infiltrarsi in una delle industrie più inquinanti del mondo e parlando con stilisti e protettori dell'acqua di tutto il mondo, RiverBlue rivela immagini stupefacenti e scioccanti che cambiano il modo in cui guardiamo la creazione dei nostri vestiti. Il film viaggia attraverso alcuni dei corsi d'acqua più incontaminati del mondo e alcuni dei più inquinati tra India, Stati Uniti, Cina, Australia, Africa, India, Indonesia, Spagna, Italia, Bangladesh e Regno Unito. Impossibile non cambiare prospettiva.