Chanel e New York, una storia d'amore mai finita
Da Parigi a New York, con scalo nell'Antico Egitto. La collezione Chanel Métiers d'art Prefall 2018 2019, presentata lo scorso dicembre 2018 al MET tra i mastodontici blocchi di pietra del Tempio di Dendur e ora pronta ad arrivare in boutique, porta ancora il segno di quell'onirico viaggiatore nel tempo che era Karl Lagerfeld, scomparso appena due mesi dopo la sfilata newyorchese. La sua immaginazione, questa come tutte le altre volte, non ha conosciuto confini e ha portato in passerella Cleopatra contemporanee, vestite da abiti opulenti eppure lineari, in chiaro richiamo all'Art Déco che, nella Grande Mela, trova le sue più famose rappresentazioni.
Chanel e New York, amore a prima vista
Fu proprio questa città, così eclettica e diversa dall'Europa, prima ad accogliere Coco Chanel negli USA, poi a conquistarla completamente. Era il 1931 quando, al braccio della fidata Misia Sert (pianista, modella e musa di molti artisti del tempo, ndr) sbarcò nella Grande Mela su richiamo del produttore Samuel Goldwyn, desideroso di vedere le sue attrici vestite Chanel. Ma prima di recarsi a Hollywood, decise di fare tappa a New York. Insieme a Coco, oltre all'amica Misia, due assistenti, tre cameriere, due modelle, 15 bauli e 35 valigie: Gabrielle, riguardo gli States, nel tempo avrebbe detto "è lì che ho fatto la mia fortuna". D'altronde, l'attenzione sulla moda proposta dalla doppia C si era già accesa tempo addietro quando, nel 1914, i department stores statunitensi iniziarono a vendere i suoi cappelli e la stampa americana, per lo più di a base nella Grande Mela, predisse che il suo knitwear lanciato a Deauville sarebbe stato un enorme successo.
La storia della maison racconta che i giornalisti statunitensi ci videro giusto, ma allora il fenomeno Chanel, così come lo conosciamo oggi, era ancora tutto da scrivere. Le premesse, tuttavia, non mancavano: al suo arrivo nella metropoli, tutti volevano sapere di più su quella minuta, ma tostissima, donna francese che aveva saputo riscrivere le regole dell'abbigliamento femminile. Tra i tanti, fu il New York Times a dedicarle un reportage, "Chanel visits America", raccontando dettagliatamente i suoi look e coniando, forse per la prima volta, il termine Chanelish. Non c'era party senza che le venisse richiesta un'intervista, non c'era mise di stile che sfuggisse ai fotografi: NY amava Coco, e l'amore era corrisposto.
Fu l'architettura newyorchese a rubarle il cuore, ma anche l'energia della città, così pulsante, viva, aperta al nuovo, esattamente come lei. Dopo gli appuntamenti a Los Angeles, tornò immediatamente nella Grande Mela, a conferma di quanto questa città fosse stata un vero colpo di fulmine. A documentare una Coco Chanel felice come una bambina alla parata pasquale sulla Fifth Avenue, il Women’s Wear Daily:"Domenica, sulla Fifth Avenue, Mademoiselle Chanel ha trascorso del tempo piacevole. Era affascinata dalla quantità di fiori e dalla bellezza degli abiti. 'A Parigi' - ha detto - 'non si celebra così tanto la Pasqua, mi piacerebbe che si facesse. In Provenza, dove sono nata, la si festeggia in un modo molto simile al vostro". Certe città, d'altronde, non sono altro che punti di riferimento lontano da casa, ai quali si finisce per somigliare più che alla propria terra natia. E la stilista che per prima ha applicato i principi della modernità alla couture non poteva che trovare in New York uno specchio, la città dove niente è possibile.
La collezione Chanel Métiers d'art 2018 2019 Paris-New York
Silhouette semplici, essenziali, purissime in cui le geometrie costanti si arricchiscono di decori che richiamano l'Antico Egitto, rifacendosi ora alle pitture nelle piramidi, ora allo scarabeo, considerato sacro fin dalla notte dei tempi, ma anche alla rigorosa sontuosità degli anni '30, fatta di linee e materiali dorati, tanto amati da mademoiselle Chanel. E se i colori vivaci s'ispirano al gruppo Memphis, la street art di Cyril Kongo contamina la sfilata (invito compreso): un remix di stili e suggestioni da cui nascono creazioni che sono un inno alla femminilità, con i fianchi resi protagonisti dalle cinture, tagli asimmetrici su gonne e abiti per slanciare la figura, nel segno di Coco, e, ancora, plastron che enfatizzano le spalle. Meraviglie degne di una regina: gli stivali in pelle color oro realizzati da Maison Michel, corone come copricapo, il knitwear caro alla maison della doppia C che s'illumina di bagliori splendenti. Focus sulle borse che hanno contribuito a costruire il mito di una delle maison più amate al mondo, con le clutch che si trasformano in piramidi mignon e l'eterna 2.55 in versione street con i graffiti di camelie. Nefertiti ne sarebbe stata catturata.
Una celebrazione di una cultura antichissima, nata dalla creatività del Kaiser in sinergia con i più grandi maestri artigiani di Francia. Da più di vent'anni, infatti, la maison ha intrecciato una collaborazione con il sapere manifatturiero francese, raggruppando sotto Paraffection ben 27 laboratori che hanno fatto la storia della moda Made in France. Pelletteria, gioielli, cappelli, decori floreali e chi ne ha più ne metta, tutti realizzati con cura maniacale per un risultato che è pura bellezza, come i plissé dell'atelier Lognon, i ricami di Montex e Lesage, i piumaggi di Lemarié e gli stivali a graffiti di Massaro, tra le calzature che più hanno rubato la scena sulla passerella della collezione Chanel Métiers d'art 2018 2019.
Chanel Métiers d'art 2018 2019 Paris-New York (Courtesy of Chanel)
Un rapporto, quello tra Chanel e i laboratori artigiani, che dal 2002 ha dato vita a un appuntamento speciale che porta ogni anno, sempre a dicembre, la nuova collezione Métiers d'art da un angolo all'altro del globo: Tokyo, Monte Carlo, Londra, Mosca, Shanghai e ancora Dallas, Roma, Parigi, solo per citarne alcuni. Luoghi geografici scelti non a caso, ma unicamente perché parte del mondo Chanel. E New York, come sappiamo, è tra questi.
Chanel Métiers d'art 2018 2019 Paris-New York (Courtesy of Chanel)