Ana de Armas racconta la vita sotto i riflettori e il film "Blonde"
L’attrice cubana Ana de Armas si confronta con il ruolo più challenging interpretato finora: l’inimitabile Marilyn Monroe. E sottolinea l’aspetto meno conosciuto, indipendente e femminista, della star hollywoodiana.
Photography by Thomas Whiteside
Styling by Samantha McMillen
Los Angeles, il giorno di San Valentino 2018. Una sosia di Marilyn Monroe si aggira in macchina per Hollywood. Invece della solita imitatrice di celebrities ingaggiata per consegnare qualche messaggio è Ana de Armas, con una parrucca bionda da pochi soldi che guida verso la sua prima audizione per la parte da protagonista in “Blonde”. Un amico truccatore l’ha aiutata a entrare nella parte. «Abbiamo scelto il make-up che pensavamo si avvicinasse il più possibile a lei», ricorda. «Certo, era molto lontano da come poi è stato creato per il film, ma penso abbia aiutato». Andrew Dominik, il regista, ha cercato per dieci anni di realizzare “Blonde”, basato sul romanzo omonimo di Carol Oates (e in diversi momenti si è parlato di Jessica Chastain e Naomi Watts come coinvolte nel progetto). Al termine dell’audizione – la scena dell’appuntamento che compare nel trailer con Bobby Canavale, il cui personaggio è modellato intorno alla figura dell’ex-marito di Monroe, Joe DiMaggio – Dominik sapeva di aver trovato la sua Marilyn Monroe. Così come Brad Pitt, la cui società di produzione, Plan B, ha prodotto il film di Netflix, al debutto in streaming il 23 settembre. «“Blonde” ci ha messo dieci anni a diventare realtà», ha detto Pitt di recente in un’intervista a Entertainment Tonight, «finché non abbiamo trovato Ana non potevamo tagliare il traguardo».
Scorri verso il basso per scoprire tutta l'intervista ad Ana de Armas
Non male per essere il primo ruolo da protagonista della Ana de Armas. La trentaquattrenne attrice cresciuta a Cuba e dove ha studiato recitazione alla Scuola Nazionale di Teatro de L’Avana per quattro anni, prima di trasferirsi in Spagna e partecipare a una manciata di film e programmi TV. Si è trasferita poi a Los Angeles, nel 2014, dopo essere stata presa per la parte di Felicidad Inglesias, la moglie del famoso pugile panamense Roberto Durán, nel biopic “Hands of Stone” insieme a Édgar Ramírez e Robert De Niro. Di madrelingua spagnola, de Armas ha ottenuto ruoli in film diretti da Todd Phillips (“Trafficanti”, 2016) e Denis Villeneuve (“Blade Runner 2049”, 2017), mentre si impegnava in full-immersion di inglese. Dopo quattro anni dal suo arrivo a Tinseltown (Hollywood), de Armas è stata scelta per interpretare una delle icone più riconoscibili della storia americana. «Non sono cresciuta conoscendo Marilyn o i suoi film», ammette. «Sono fiera della fiducia accordatami da Andrew e di avere la possibilità di farcela. Credo che tutte avrebbero avvertito la pressione, cubane o americane, indifferentemente».
"Il mio compito non era imitarla. Mi interessavano i suoi sentimenti, il percorso, le insicurezze e la sua voce, nel senso che non ne aveva davvero una"
È passato un anno e mezzo dal momento in cui de Armas si è assicurata il ruolo di Marilyn Monroe fino a quando ha effettivamente messo piede sul set di “Blonde”. Nel frattempo, l’attrice ha lavorato con un dialect coach e ha fatto intense ricerche. «Il mio compito non era imitarla. Mi interessavano i suoi sentimenti, il percorso, le insicurezze e la sua voce, nel senso che non ne aveva davvero una». Il film è coerente con il romanzo della Oates, trasposizione in fiction della vita della Monroe. Nata Norma Jeane Mortenson da Gladys Pearl Baker, una madre single e attrice di pose con un irrisolto problema di salute mentale e di dipendenze – resa dall’interpretazione brillante e straziante di Julianne Nicholson – “Blonde” segue Monroe dagli anni inquieti delle cure materne, alla sua vita da orfana, pin-up e, successivamente, icona del grande schermo. Norma Jean condivide con la madre l’amore per i film e per l’escapismo che forniscono, così Marilyn Monroe diventa il suo mitico alter ego. In quasi tutte le fasi della sua vita, le persone che avrebbero dovuto tenere a lei, l’hanno poi lasciata.
Nel mostrare Monroe nella sua totalità – ambiziosa, determinata, spumeggiante, ma anche segnata da stupro, abuso e dilagante misoginia – Dominik e de Armas offrono una prospettiva più ampia di tutto ciò che ha dovuto sopportare, fino alla sua tragica fine per una overdose di barbiturici. In una scena particolarmente commovente di “Blonde”, la Monroe della de Armas sta urlando istericamente durante un esercizio di routine in una lezione di recitazione. Quando l’insegnante le chiede a cosa sta pensando, risponde: «Non stavo pensando… forse stavo ricordando?». Le porte di Hollywood si sono spalancate per Ana de Armas dopo l’interpretazione dell’umile custode Marta Cabrera in “Cena con Delitto”, il mistery girato da Rian Johnson che nel 2019 l’ha portata alla nomination come Migliore Attrice al Golden Globe. Ed è poi stata Paloma, una sexy agente della CIA di base a Cuba, in “No time to die”, della saga di James Bond, a cui è seguito “The Gray Man” (2022), alla cui prima mondiale de Armas ha incantato tutti con un abito di Louis Vuitton, di cui è ambassador. Come è Global Brand Ambassador per Estée Lauder e volto del National Diamond Council.
Dopo aver girato “Acque profonde” ha avuto una relazione con il co-protagonista, Ben Affleck. Il rapporto è diventato facile preda dei tabloid e de Armas ha ammesso che quel tipo di scrutinio è stata una delle ragioni per cui ha voluto lasciare Los Angeles. Lei e Ben Affleck si sono lasciati nel gennaio del 2021; attualmente vive a New York e frequenta Paul Boukadakis, un executive di Tinder. «Qualcosa di questa intervista verrà estrapolato e si trasformerà in qualcos’altro», dice de Armas. «È spaventoso perché non c’è niente che si possa davvero fare. Ecco perché avere una famiglia e delle persone che ti amano è così importante. E Marilyn non ne aveva. Se ci pensi, è facile capire perché si vada in pezzi. La gente può essere così incurante nel commentare la vita, il corpo, la sessualità o le relazioni di qualcuno. Può davvero fare male». “Blonde” è vietato ai minori di 17 anni, la prima volta che accade su Netflix, un fatto che ha suscitato scalpore di per sé. La figura ipersessualizzata di Monroe – sia che fosse un riflesso dei suoi desideri o di come le persone si approfittavano di lei – è qualcosa che Dominik ha scelto di affrontare in modo diretto. Ana de Armas concorda: «Non capisco perché sia accaduto», riferendosi alla classificazione. «Posso citare un numero di programmi o film che sono molto più espliciti e con molti più contenuti sessuali rispetto a “Blonde”. Ma per raccontare questa storia è importante mostrare tutti quei momenti nella vita di Marilyn che l’hanno portata alla fine che ha fatto. Va spiegato. Nel cast tutti sapevano che avremmo dovuto addentrarci in territori sgradevoli, non toccava solo a me».
Oltre a Nicholson come Gladys e Cannavale come l’ex-atleta, Adrien Brody è Playwright (ispirato al terzo marito di Monroe, Arthur Miller). «Amo quell’uomo pazzamente», dice de Armas di Brody. I due hanno affrontato insieme alcune scene molto delicate, ma tra una ripresa e l’altra ridevano. «Ana trasmette una tale forza, eppure ha in sé anche una fragilità vulnerabile e una carica sessuale che la rende intrisa di verità», dice Brody. «Ha un grande spirito e senso dell’umorismo. Tendiamo a ridere molto sul set, ma abbiamo entrambi un sano rispetto per il processo creativo».
L’attrice si è ritrovata con Brody e Chris Evans, per la terza volta, in “Ghosted”, dove de Armas è per la prima volta anche produttrice esecutiva. Come si è visto in “Blonde”, Marilyn Monroe aveva rotto il contratto con gli studios per aprire la sua società di produzione e aveva anche sostenuto la parità salariale. Allora, quelle prime azioni femministe erano rimaste largamente inascoltate a Hollywood e sottolineano quanto Monroe fosse più acuta di quanto la gente le riconoscesse. De Armas fa notare che Monroe voleva essere presa sul serio. «Voleva avere il controllo del materiale su cui avrebbe lavorato. Nessuno all’epoca ragionava così». Un atteggiamento simile a quello di de Armas quando si parla della sua carriera. «Non voglio fare solo action movie e storie da supereroi», dice. «Sono contenta di farne parte, ma punto anche ad altro, a film con registi come Andrew».
HAIR Jenny Cho
MAKEUP Melanie Inglessis
MANICURE Yoko Sakakura
SET DESIGN James Lear
DIGITAL TECH Mike B
PRODUCTION Ilona Klaver
PHOTO ASSISTANTS Reto Sterchi, Steve Yang, and Jacob Messex
STYLIST ASSISTANT Madeleine Kennedy
PROPS ASSISTANT Currie Ritchie