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L’hater della porta accanto

Il documentarista norvegese Kyrre Lien, 28 anni, (tra gli imprenditori under 30 che stanno definendo la continua evoluzione della cronaca online, secondo Forbes) racconta i suoi tre anni trascorsi a filmare chi si cela dietro ai deliranti, e spesso aggressivi, commenti che intasano il web
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Si annidano come parassiti nella sezione dei commenti di social-network, giornali online e forum. Non cercano mai un dialogo costruttivo. Il loro unico obiettivo è entrare in una chat e distruggere la discussione. Sul web sono noti come troll e hater. Kyrre Lien ne ha documentati 25 da Londra a Beirut passando per Palo Alto, San Pietroburgo e Oslo. Un’inchiesta durata tre anni da cui è nato un libro e un docufilm: “The Internet Warriors”. 

Il documentarista norvegese ha l’idea di studiarli nel 2013 dopo aver letto in un sito di notizie alcuni loro commenti sull’immigrazione. «In quel periodo la crisi dei rifugiati aveva davvero preso piede. Nella sezione dei commenti, le persone scrivevano cose terribili sulla popolazione che fuggiva dalla guerra. Così ho iniziato a controllare alcuni di quei profili. Volevo capire se fossero persone normali con una famiglia, degli amici, un lavoro. Mentre per me le stesse notizie erano fonte d’informazione, per loro erano la miccia capace di far esplodere commenti negativi e - a volte - terribili. Una distorsione su cui dovevo indagare».

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Un ritratto di Kyrre Lien, filmmaker norvegese e ideatore del documentario “The Internet Warriors”.

Dalle immagini del libro e del docufilm, gli Internet Warriors incalzano perfettamente il cliché del personaggio grottesco. Sono poco attenti alla cura della propria persona, hanno spesso problemi di obesità e molti sono fumatori accaniti. Sembrerebbe che nessuno di loro, a detta di Lien, dipenda da droghe, psicofarmaci o alcol. «Diversi “guerrieri” intervistati non sono personaggi che s’incontrano nella vita di tutti i giorni. Li ho selezionati perché li trovavo interessanti visivamente e per la loro varietà di opinioni. Sono stato molto sorpreso nello scoprire che molte delle loro abitazioni confermavano lo stereotipo del seminterrato buio in cui i commentatori di internet bivaccano tutto il giorno scrivendo le peggio cose». E continua. «Quando ho dato vita a questo progetto, ho condotto una serie di ricerche approfondite sui commentatori di internet, e la realtà ha coinciso con le mie convinzioni. Chi è veramente attivo e coinvolto nel dibattito online è generalmente poco scolarizzato, appartiene a una classe sociale inferiore rispetto al resto della società. Inoltre, tende a essere più incline alla politica rispetto al resto della popolazione. Ho avuto serie difficoltà, invece, a trovare e convincere le persone più istruite a partecipare al progetto».

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Steinar Vetterstad, 67 anni, gode di sussidio per disabili, single, vive ad Hokkssund in Norvegia; la sua attività di compulsivo commentatore si consuma all’interno delle mura domestiche. Odia i ciclisti indisciplinati.
Kjell Frode Tislevoll, 42 anni, impiegato, single, vive a Høyanger (Norvegia), è un convinto sostenitore del colonialismo occidentale.
Anders Fjäll Stenstad, 61 anni, vedovo, percepisce il sussidio per disabili. È convinto che le discussioni sul problema del cambiamento climatico, siano solo una grande bufala orchestrata dal governo per giustificare l’aumento delle tasse. Si impegna a sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso i suoi commenti sui social.
Ashleigh Jones, 21 anni, studentessa di psicologia a Cardiff (Galles), single. Si descrive come un'eroina dell’uguaglianza. Ha insultato con un tweet Lady Gaga. È stata spesso additata come un troll, ma in sua difesa ammette di condividere onestamente le sue opinioni.
Sina Staes Janevska, 44 anni, gode di sussidio per disabili, vive a Stjørdal (Norvegia). “Combatte” per difendere il suo paese dalla legge islamica. Si dichiara pro-pena di morte; nel suo mirino ci sono tutti coloro che sostengono l’immigrazione, come i socialisti, che non sanno che in quelle navi «si nascondono dei terroristi pericolosi».

Tra queste il pensionato 67enne Muhammad Basit, laurea alla Punjab University di Lahore in Pakistan e residente a Oslo dove vive con sua moglie e i suoi 5 figli. A colpire Lien sono stati i suoi 5000 commenti in cui proclama la pace. O ancora Frank Fisher: 53 anni, sviluppatore di software con studi in filosofia. Ad attirare l’attenzione del fotoreporter sono stati i suoi commenti attraverso un canale della BBC sullo sgancio di una bomba - necessaria a detta sua - per salvare il mondo. Gli Internet Warriors protagonisti del docufilm hanno confidato a Kyrre Lien di essere soli, di non appartenere ad alcuna comunità e di non avere un lavoro; se lo avevano era sottopagato. Molti si sentivano emarginati dalla società, totalmente ignorati dal mondo reale. «Le persone incontrate usano internet per sfogare la loro frustrazione sull’argomento che hanno a cuore. La sezione commenti è il loro strumento per parlare liberamente». Tanto è vero che le persone raggiunte dalle richieste del filmmaker disposte a partecipare hanno avuto quasi tutte la stessa risposta: «finalmente qualcuno che mi prende sul serio». Molti cercavano l’esposizione mediatica e volevano solo che qualcuno li ascoltasse. «Bisogna considerare che passano ore e ore ogni giorno, condividendo la loro opinione là fuori. Questa è stata per loro un'occasione d’oro» .

Nessuno però ha domandato a Lien del denaro. Tuttavia, il reporter norvegese si è imbattuto in diverse avance sessuali, che sottolinea di aver prontamente declinato. Mentre uno dei 25 personaggi documentati gli ha confidato che avrebbe finalmente fatto un po’ di soldi dopo questo momento di celebrità. Diversi troll non hanno risposto alle richieste di Lien e anzi, alcuni hanno anche cancellato il proprio account. Tra i protagonisti del progetto “The Internet Warriors” alcuni hanno confidato al reporter che avrebbero smesso di commentare. «Ma ho continuato a osservarli e dopo un anno di pausa tutti hanno ripreso di nuovo la loro oscura attività. Nessuna delle persone che ho incontrato ha cambiato idea o ha smesso la propria attività compulsiva».

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Un gruppo di bambini incuriositi durante le riprese del documentario.

A dire il vero, «quando ho fatto riflettere i protagonisti sui loro post più caustici, alcuni si sono scusati, dicendo che erano stati scritti “bonariamente”. Ciononostante hanno anche detto che non avrebbero avuto paura di dichiararli alla gente nella vita reale. Ciascun protagonista ha impegnato Kyrre Lien in una immersione di circa due settimane in forum su Facebook, Twitter e siti d’informazione. «Non consiglierei a nessuno di passare anni a tuffarsi in questa melma. Dopo un po’ ne sono stato travolto. La sezione dei commenti dei social media può essere un luogo molto, molto torbido. La realizzazione del docufilm è stata la mia valvola di sfogo. Aver avuto modo d’informare quante più persone possibili sulle fragilità legate al web, mi ha aiutato a continuare la mia ricerca». Il prossimo progetto di Kyrre Lien? I cambiamenti climatici e ciò che succederà dopo la fine dell’era del petrolio.

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