Luca Larenza FW17/18
Il marchio omonimo di Luca Larenza nasce nel 2009 ma è dal 2011 in poi che spicca al volo grazie alla partecipazione come finalista a Who is On Next.
La sua moda si basa su due capisaldi: una profonda ricerca sul tessuto (ed in senso lato per la qualità Made in Italy, garanzia di perfetta vestibilità), e lo studio sul colore, legato al profondo estro artistico del designer.
"Le mie ispirazioni principali” spiega lo stilista “non derivano tanto dai miei studi di Moda quanto dal mio passato da writer Graffiti, lettering e composizione artistica sono state, per anni, le mie principali passioni".
Per la FW17-18 il mood e arrivato dai dipinti geometrici di Anselm Reyle, trasportati nel color block della maglieria, e dalle installazioni degli ecosistemi algidi e suggestivi di Damien Hirst. I colori ad intarsio creano giochi di luce sul tessuto, dove gli abbinamenti cromatici sono volutamente insoliti mischiando tonalità pastello ad altre più meste.
Alla maglieria, elemento dominante del brand, si aggiungono per questa collezione pantaloni in lana, cappotti in alpaca e giacche in morbido shearling.
Com’è nata questa collezione?
Ne ho dato una anticipazione lo scorso luglio, quando sono arrivato tra i finalisti del Woolmark Prize. Per la prossima Fall Winter ho puntato sui diversi pesi della maglieria e sul contrasto dei materiali, per un adattamento a qualsiasi clima: così, alcuni cardigan possono sostituite i capi spalla. Mi piace che le persone possano mostrare i miei capi sempre, per strada come in un interno. Ho introdotto la fantasia a bande verticali, che si ottiene attraverso un tipo particolare di lavorazione per cui il tessuto viene smontato a telaio in orizzontale per poi venire rimontato in verticale. Le geometrie sono un motivo ricorrente nelle mie collezioni, amo riproporle ad ogni stagione cambiando le varianti colore.
Da dove arrivano i riferimenti artistici presenti nel tuo lavoro?
Alla base di tutto c'è sempre il mio passato da writer, unito ad una più ampia curiosità artistica. Lo scorso anno, in occasione di una presentazione a New York, sono stato al Whitney Museum dove ho ammirato l’uso del color block nelle opere di Frank Stella. Il risultato di questa ispirazione è tangibile in questa collezione invernale. Parto sempre dall’idea del colore, che sia essa tratta da un quadro, dall’architettura o piuttosto dalla strada. Poi cerco di renderla somigliante alla palette cromatica che ho in mente e da lì, oltre che dalla ricerca dei materiali, parte la collezione.
Come è avvenuto il passaggio dalla street-art alla moda?
Per caso. Il mio primo approccio al fashion è stato in qualità di buyer, ho lavorato in Spagna con gruppi di outlet online avendo così da subito un confronto ravvicinato con tutto ciò che è il prodotto e la parte commerciale. Al mio rientro a Milano e nel 2009, insieme ad alcuni amici stylist e fotografi, ho dato vita al mio progetto.
Dipingi ancora?
Ho ricominciato a dipingere due stagioni fa in occasione della presentazione della FW 15-16, ispirata alla NY degli anni ottanta. Basquiat era il riferimento principale. Non so quando riprenderò di nuovo, ma so che spesso mi manca.