Interviste

The beauty of shyness: Mélanie Thierry

Estremamente timida tanto da apparire severamente algida, Mélanie Thierry è l’unica star femminile del nuovo film di Spike Lee, “Da 5 Bloods”. Scelta quasi per caso e trasformata in eroina di libertà e indipendenza
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Ritratta, fin da quando era una bambina, dall'obiettivo di Peter Lindbergh, Helmut Newton e Paolo Roversi, Mélanie Thierry quando si è presentata al casting parigino per il film di Spike Lee, “Da 5 Bloods” (Come fratelli, Netflix), sapeva che il regista, vincitore di un Oscar, stava cercando il suo opposto. Ovvero unʼattrice francese sulla ventina, alta, magra e decisamente con una grande carica di glamour. Si è presentata portando in dote i suoi 38 anni, il suo metro e 58 centimetri di altezza e il suo viso da bambina senza trucco. Ma anche la sensualità delle sue labbra e una carriera nel cinema, prima in Italia con Giuseppe Tornatore nella “La leggenda del pianista sull’oceano”, poi in patria ma non solo (ha lavorato anche con Terry Gilliam in “The Zero Theorem” ed è stata al fianco di Benicio del Toro in “Perfect Day”). «Inspiegabilmente quando ho varcato la soglia dello studio ho avuto una bella sensazione. La produzione mi ha richiamato per un secondo provino e tre settimane dopo eravamo in Thailandia per le prove. Con quale miracolo ci sono riuscita? Sinceramente non lo so e ho ancora tanta paura di deludere chi mi sta intorno. Sono unʼanima timida, nonostante gli shooting e la mia carriera di attrice. In realtà questa mia timidezza non traspare. Passa per freddezza, rigidità. Mi piacerebbe sapere come si fa. Penso a Ingrid Bergman quando mandò una lettera a Roberto Rossellini, dove gli scrisse: “Non parlo italiano ma posso dire ti amo”. Capisco che le abbia risposto: “Vieni!”. Forse Spike Lee ha visto in me un lato caratteriale che si sposava perfettamente al personaggio delicatamente forte del suo film». Nella pellicola “Da 5 Bloods”, Mélanie Thierry interpreta uno sminatore francese che si oppone allʼingombrante eredità della sua ricca famiglia di coloni in Vietnam. La sua missione entra in conflitto con quella di un gruppo di veterani afroamericani, tornati nel delta del Mekong, dove hanno combattuto nel 1968. Scoperto un Vietnam ormai globalizzato (trasferito per le riprese nel nord della Thailandia, a Chiang Mai, nda), cercano di risolvere una vecchia disputa alla loro maniera.

MIU MIU Top di chiffon ricamato, pull di lana e spilla. Orecchini, Viltier
CELINE BY HEDI SLIMANE Camicia di seta, pull di lana, gonna di velluto e cuissardes di pelle. Collana "Heritage", Bulgari

«Il mio personaggio si chiama Hedy Bouvier, una contrazione tra Hedy Lamarr e Jacqueline Bouvier! Il nome di Bouvier viene naturale a un americano come Spike Lee. Ma nella mia testa vedo Hedy più simile a una discendente di Aurore Clément, che interpretava una proprietaria terriera francese in Indocina, tra i personaggi dellʼ“Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola. “Da 5 Bloods”», ha aggiunto ancora lʼattrice francese, «usa la guerra del Vietnam per evocare il razzismo culturale negli Stati Uniti, il traffico di armi, la sopravvivenza degli ideali politici e il dissenso nella comunità nera americana. Spara letteralmente in ogni angolo e ricorda la difficile situazione dei soldati afroamericani mandati al fronte». Il Vietnam ha ricordato a Mélanie Thierry Marguerite Duras, cresciuta in Indocina, e che ha interpretato in uno dei film della sua carriera che ama maggiormente: “La douleur” di Emmanuel Finkiel. Il ruolo di Hedy Bouvier le ha anche regalato la sensazione di essere una novizia, lei che nel cast era quasi lʼunica francese e lʼunica donna bianca. «Spike Lee fa una ripresa, a volte due, ma raramente tre... Sul set ognuno è responsabile del proprio ruolo e questo è fondamentale, perché gli attori sono troppo spesso infantili. Allʼinizio questo modo di lavorare mi ha un poʼ sorpreso e turbato, ma poi mi ha mostrato quanto, dietro il mio lato eccessivamente emotivo e sensibile, possa essere nascosto un carattere più forte di quanto io stessa possa pensare. Ora capisco meglio cosa si aspetta un regista da me e mi sento più abile nellʼesprimere i sentimenti davanti alla cinepresa. A forza di per- severanza, ho superato uno alla volta i miei limiti». La sua eroina preferita rimane Jeanne Moreau in “Jules et Jim” di François Truffaut, perché incarna un ideale di libertà e indipendenza; quello che Mélanie Thierry ha inseguito in tutta la sua vita. «Ho lʼimpressione che per forgiare il proprio gusto, per trovare te stesso e per determinare a quale famiglia vuoi appartenere, ci voglia del tempo. Tanto meglio se il pubblico o chi mi segue non riesce a etichettarmi. Questo mistero lascia spazio anche allʼimmaginazione, dandomi la possibilità di mettere insieme progetti molto diversi tra loro». Nel segno di quella libertà tanto ricercata e voluta. «Non sono cresciuta con il mito delle attrici, non ho mai avuto feticci, e ho anche visto pochi film, non ho avuto un’adolescenza cinefila, ho passato quegli anni in una fattoria, amavo gli animali. Sono stata prima una campagnola, poi una parigina e, quando ho incontrato il mondo che alla fine sarebbe diventato il mio, l’ho trovato magnifico e spaventoso insieme. Ma c’è qualcosa di talmente bello in questo mestiere che ti dà il desiderio di andare avanti, di non mollare, di far parte di questa comunità».

CELINE BY HEDI SLIMANE Giacca doppiopetto gessata, cintura di cuoio e cuissardes. Cintura di pelle, Brunello Cucinelli. Orecchini "Heritage" Bulgari
ALEXANDER McQUEEN Cappotto di pelle. Top di seta, Celine by Hedi Slimane. Collana "Heritage" Bulgari

Photographer Eric Guillemain
Stylist Schanel Bakkouche
Hair Stylist Rudy Marmet @ Call My Agent 
Make up Artist Mayia Alleaume @ Calliste
Production Margaux Huguet @ 2B Managemen

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