Interviste

A Green Mind: Caterina Negra direttore creativo di Pinko

A fine giornata torna in collina, nella sua nuova casa con i cavalli. Un luogo speciale, dove Caterina Negra trova la carica e l’energia per assolvere il ruolo di direttore creativo di Pinko e motivare il suo team
19.10.17 caterina 2

Sembrano mondi in antitesi. Da una dove ha sede il brand fondato dai genito- dove c’è molto spazio per tenere i cavalli parte i ritmi frenetici della moda, le cose da fare, le decisioni da prendere. Dall’altra la natura e il rispetto per i suoi ritmi. La vita di Caterina Negra, direttore creativo di Pinko, gioca con questi due opposti come fossero vasi comunicanti. In azienda porta tutta l’energia che le dà vivere nel verde, sulle colline vicino a Fidenza (Parma), cittadina dov’è nata e dove ha sede il suo brand fondato dai genitori. «Sono cresciuta in un appartamento in centro, ma avevano una casa in campagna, dove andavamo nel fine settimana. Ben presto ho capito che era quella la mia casa, tra il verde e la natura». Vive lì dall’età di 24 anni; ora che ne ha quasi 37 ha trovato un posto tutto suo, da condividere con il fidanzato Riccardo. «Abbiamo una piccola casa in pietra circondata dal bosco, e i muli. Sono animali recuperati da situazioni non piacevoli; in questo sono fiscale. Non vedo perché allevarli quando ce ne sono tanti che hanno bisogno», dice specificando che hanno ampi spazi per il pascolo e che gli animali vengono montati “in capezza”, senza ferri in bocca e speroni. I cavalli sono una passione di Riccardo, che le ha fatto conoscere un modo differente di rapportarsi a loro, molto più naturale. Un amore per la natura e gli animali che è diventato anche un modo di vivere. «Sono vegetariana, vegana, da quattro anni. Da sempre sono stata golosa di vegetali, vivevo di frutta e verdura, avocado, riso e ogni tanto di Parmigiano, mentre il mio fidanzato è vegano da tanti anni. Per me è stato un passaggio naturale, spontaneo. Non mi sono mai obbligata e non giudico chi mangia altro, l’ho fatto fino all’altro giorno», chiosa con il tono pacato che accompagna tutte le risposte. «Non voglio imporre la mia visione a nessuno. Per quanto mi riguarda non riesco ad immaginare un altro tipo di vita, non riuscirei a fare quello che faccio, a portare nel mio lavoro e al mio team così tanta energia se non vivessi qui. E se posso farlo è perché, comunque, sono a dieci minuti di macchina dal lavoro». 

Foto Tommaso Vecchi

Un punto di vista meno estremo, ma in linea con la sua filosofia privata, lo ha portato anche in azienda: il brand ha abolito le pellicce quattro anni fa – in anticipo su molti altri marchi – e fa molta attenzione a materiali e filiera produttiva, chiedendo ai fornitori di avere certificazioni su impatto ambientale e sostenibilità. «È una attenzione che come me hanno le nuove generazioni. Stiamo proponendo materiale riciclato negli accessori, come le Love Bag Puff di canvas (realizzata con 12 bot- tigliette) o in alcuni tessuti di nylon, anch’esso ricavato interamente dalla plastica. Mentre le eco pellicce sono fatte con le foglie di mais e con materiali nuovissimi, anche se non tutti al 100% riciclati. Ma ci stiamo impegnando. L’idea è di fare abiti glamorous “molto Pinko” con queste fibre e togliere l’allure triste associata agli oggetti fatti con materiali riutilizzati. Stiamo lavorando per fare prodotti moda: abiti e jeans ricamati come è nel nostro Dna, ad esempio, con paillettes ricavate da vecchi CD o lattine tagliate». Ad ispirarla, forse, anche il continuo contatto con la natura, che si ha in azienda. La sede è stata progettata dall’architetto Guido Canali, con il concetto di poter vedere da tutti gli uffici il verde della campagna emiliana. Sempre in ottica green ci sono le ricariche per le macchine elettriche e, a breve, un parco con pannelli fotovoltaici. Ma, ogni volta, uscita dal lavoro, Caterina percorre quei pochi chilometri che la separano da casa sempre con lo stesso entusiasmo. «Anche se in collina c’è sempre tanto da fare, da sistemare e molti meno comfort di quelli che si hanno in un appartamento in città, lì mi sembra sempre di essere in vacanza».

Foto Tommaso Vecchi

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