Come scegliere le migliori etichette di vino
Quando si parla di vino ci sono talmente tante cose da dire che spesso si rimane senza parole. Con questa consapevolezza, la scrittrice e sommelier Maryse Chevriere (@freshcutgardenhose) ha raccolto un’interessante guida per orientarsi in modo semplice nel mondo enoico, partendo dai vitigni. “Cogli l’acino” di EDT, è un manuale di facile consultazione capace di affascinare gli appassionati quanto i palati più esperti, dispensando dritte per la scelta delle migliori etichette di vino e degli abbinamenti food più audaci. Arrivando fino alla radice, racconta come una stessa varietà d’uva, in base al territorio in cui nasce e si sviluppa, possa mostrare sfaccettature completamente differenti. Ecco quindi qualche consiglio della Chevriere, insieme alle etichette italiane su cui puntare quest'estate:
1. Fare attenzione all’indicazione di provenienza
Alcune informazioni presenti sull’etichetta potrebbero trarre in inganno i meno esperti, specialmente parlando del vitigno con cui è prodotto il vino. Infatti, i produttori tendono a mettere più in risalto il territorio, spesso non specificando chiaramente le varietà della vite (specialmente quando parliamo divini italiani e francesi). Per chiarire ogni dubbio è sufficiente chiedere qualche informazione in più alla propria enoteca di fiducia, oppure, a tavola, lasciarsi guidare dalle conoscenze del sommelier. In generale, non bisogna mai aver paura di chiedere.
2. Fotografare le etichette preferite (e anche quelle da non ordinare mai più)
Trovare un vino di nicchia capace di stregare il palato e da ordinare ancora con piacere è un evento che merita senz’altro una foto ricordo. Creare una piccola gallery sul telefono, sarà utile per analizzare meglio l’etichetta una volta a casa, capendo quali caratteristiche del vino sono state apprezzate di più rispetto ad altre. Interessante è fare la stessa cosa anche con i vini non particolarmente entusiasmanti, per imparare a riconoscere ciò che non è di proprio gusto.
3. Controllare il grado alcolico
C’è una piccola regola con cui, in linea generale, si può capire che tipo di vino è contenuto in una determinata bottiglia. Infatti, basta tenere a mente che più il grado alcolico è basso, meno zucchero è stato processato dai lieviti durante la fermentazione, più il vino sarà tendenzialmente dolce. Al contrario, più il grado alcolico sale, più l’etichetta sarà tendente al secco (senza ovviamente influenzare il profilo aromatico e fruttato, che dipende invece dal vitigno e dalla tecnica di produzione). Chiaramente ci sono delle eccezioni come i rossi fruttati e maturi molto alcolici resi secchi dalla maturazione, oppure i vini liquorosi, estremamente dolci e dalla gradazione alta. In linea di massima, dai 12% in su il vino risulta più secco, tra i 10% e il 12% semi-secco e sotto i 10% dolce.
4. Saper descrivere i propri gusti
Davanti a una carta dei vini complessa e molto articolata, il rischio per i meno esperti è di ritrovarsi confusi e di chiedere immediatamente aiuto al sommelier. Dire che si vuole bere “bene”, però, non è sufficiente per indirizzarlo nella scelta dell’etichetta che soddisfi appieno i propri gusti. Esprimere delle preferenze con aggettivi come secco, corposo, fresco, sapido, fruttato e via dicendo, darà degli indizi in più e, insieme all’abbinamento con i piatti, consentirà di individuare l’etichetta più interessante per accompagnare il pasto. Ampliare il proprio vocabolario del vino, è quindi essenziale.
5. Scoprire queste chicche tutte italiane
Alcune etichette stanno vivendo un vero e proprio revival in questi anni. Esempio di successo sono molte varietà di rosé che, a livello italiano, trovano splendide interpretazioni sia nella versione ferma che nella bollicina. È il caso dello Spumante metodo charmat rosé brut di Valdo, che con il suo perlage fine ed estremamente vivace al palato, risulta intenso al naso con note di mele e fragole. Oggi è da scoprire nella versione “Paradise Edition” con bottiglia decorata dall’artista newyorkese Ceci Johnson. Total pink è anche 11 Minutes, l’elegante rosé di Pasqua Vini, ovvero un blend nato dall'incontro tra i vitigni autoctoni Corvina e Trebbiano di Lugana con Syrah e Carménère, dove la pigiatura soffice rilascia le parti più nobili delle uve e le tonalità rosate che catterizzano il vino. Restando sulle sponde del Lago di Garda, nella zona del Pozzolengo, è da scoprire il Croara del Lago, la nuova interpretazione del Trebbiano di Lugana in purezza di Santa Sofia. Minerale e sapido, il suo bouquet floreale risulta fresco e vibrante al palato, mentre piacevoli richiami tropicali lo rendono perfetto per un brindisi in spiaggia. Parlando di bollicine, quelle da tenere in considerazione quest’estate (e non solo) sono racchiuse nell’inimitabile bottiglia millerighe di Foss Marai. Come il Marai de Marai Extra dry, spumante di pregio che rivela il suo carattere elegante e versatile risultando leggero e di facile bevuta, con un profilo fruttato intenso. Infine, degne di nota anche le bollicine di montagna del marchio collettivo Trentodoc, che rappresenta 54 case spumantistiche immerse nel paesaggio mozzafiato delle Dolomiti, con vitigni che crescono ad altitudini comprese tra 200 e 800 metri. Da provare, per un aperitivo ad alta quota, il Metodo Classico Brut di Cesarini Sforza e il San Michael Extra Brut.