È forse tornato il momento di New York? Tutti gli hilights della fashion week
La Fashion Week di New York per le collezioni Autunno Inverno 2022-23 è finalmente tornata in presenza e forse qualcosa sta cambiando. I vestiti non sono più al centro del discorso ( e questo è un buon segno).
L'attenzione del pubblico europeo si è nuovamente incanalata verso la New York Fashion Week Autunno Inverno 2022-23. Oltre i big, tra chi salta e chi no, New York riprende fiato (e forse rilevanza) con una schiera di brand più o meno emergenti. Da Maryam Nassir Zadeh a Eckhaus Latta a Elena Valez quali sono le facce nuove, le idee più interessanti e le migliori collezioni della settimana della moda di New York? Quello che permette alla prima New York Fashion Week in presenza post pandemia di tornare sotto i riflettori, sono le collezioni più vicine alla sperimentazione che alla sicurezza dello stile americano, da sempre in bilico tra un ready-to-wear che abbraccia il concetto di portabilità e una tensione verso l'innovazione. Questa è la prova che nella moda americana, certamente incentrata sul prodotto, risiedono comunque afflati di creatività. Una narrazione forte, quella di brand come Laquan Smith, Area, Dion Lee, Collina Strada: inevitabilmente i vestiti vengono decentrati e il focus è il valore comunicativo. Ma come abbiamo visto negli ultimi due anni di pandemia, è proprio la comunicazione il punto di forza dei brand; è il corollario non più corollario da cui dipende il successo commerciale dell'abbigliamento. Peter Do, designer giovanissimo alla sua seconda collezione, condivide il comunicato stampa su Instagram, fatto decisamente nuovo nel sistema moda ed esempio che per rendere più democratiche le fashion week e coinvolgere un pubblico di non addetti ai lavori, fondamentale è la condivisione. I casting sono centrali e la rappresentazione di corpi reali, di chi quei vestiti poi li comprerà e indosserà, è il focus di queste collezioni.
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Le party girls di Area, dall'incredibile coolness, si lasciano abbracciare da abiti che circondano i loro copri unici e diversi. Le fisicità sono esaltate e l'espressività del risultato è incredibile: una danza di tipe umane, perfettamente in sintonia con ciò che indossano. Il perfetto stile newyorchese viene esaltato e poi rielaborato da Peter Do, brand emergente con numeri da capogiro per essere appena apparso sulla scena. Un ragazzo asiatico, adepto di Phoebe Philp, a colpi di maestria artigianale e sexyness sottesa, sta mettendo in piedi un brand intellettuale, ma velatamente sovversivo. Alla sua seconda collezione punta su riconoscibilià e identità, non proponendo nulla di troppo diverso rispetto a quello che aveva presentato a settembre, ma giocando sull'idea di uniforme e di circolarità dell'immagine che ritorna. Il concetto di corpo femminile, anche nudo e svelato, con un tripudio di abiti cut-out, è al centro nelle passerelle a New York (così come era stato a Milano a settembre). Elena Valez, al suo debutto a New York con Year 1: Maidenhood and Its Labors, racconta di una femminilità "aggressivamente delicata". Gli abiti che si mixano in una danza quasi tribale, in cui compaiono lini, stoffe tagliate, pizzi, crochet e tulle. Una new-wave di designer che al fianco della vecchia guardia hanno rianimato New York di una potente luce nuova.
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Peter Do
Elena Velez
Collina Strada
Area
No Sesso
Laquan Smith