Fashion Week

Il paradiso perduto di Marni

Francesco Risso pensa per la prossima stagione una collezione energica e profonda, che traduce sensibilità ecologiche in abiti dall’intenso lirismo pittorico.
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Un altro mondo e’ possibile e Francesco Risso ne e’ assolutamente consapevole: la sfilata Marni della primavera estate 2020 è una protesta di colore che incanta e smuove le coscienze. Motivi fitomorfi sbocciano selvaggi e rigogliosi sugli abiti e sulle silhouettes, sottoforma di intense pennellate o splendidi ricami. Il risultato è un mondo surreale, che ribalta gli equilibri in gioco e la cruda realtà: una natura incontaminata e primigenia che finisce per stringere e divorare con foga la moda, industria che vanta oggi il triste primato di essere tra le più inquinanti al mondo. I colori sono energici, vitaminici, travolgenti e spiazzanti, gli abiti sbocciano di sovrapposizioni come fossero  petali, mentre le silhouettes tondeggianti strizzano l’occhio a certe influenze etniche. Non lascia indifferenti anche il set dello show, ancora una volta affidato alle mani sensibili dell’artista Judith Hopf che a giugno aveva soffocato i soffitti della sfilata maschile con centinaia di bottiglie di plastica; la stessa maledetta plastica torna qui, unita a stoffa di recupero, per ricreare le palme di un Paradiso Perduto, che mira ad uscire finalmente dal mito per rivendicare il suo posto nella realtà.

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