L'ossessione di Yves Saint Laurent per l'oro in mostra al Museo YSL di Parigi
Al Museo di Avenue Marceau si celebra l’ossessione per l’oro del couturier, come fil rouge di tutte le sue collezioni ma anche metafora del suo amore per la festa.
Nominata direttrice del museo parigino di Yves Saint Laurent a marzo, Elsa Janssen racconta la sua mostra d’esordio, “Gold”, in scena dal 14 ottobre al 14 maggio 2023 nell’hotel particulier al 5 di Avenue Marceau, sede dal 1974 al 2002 dell’atelier del couturier.
L’OFFICIEL: Come sei diventata direttrice del Museo?
ELSA JANSSEN: Il mio non è un profilo da esperta di moda, sono un’appassionata di arte e creazione contemporanea, e mi sono occupata di esposizioni per le Galeries Lafayette. Madison Cox (celebre designer di giardini e vedovo di Pierre Bergé, nda), presidente del museo e della Fondation, voleva qualcuno in grado di far dialogare il mondo di YSL con quello della creazione contemporanea, coinvolgendo artisti, registi, scrittori.
LO: Perché hai scelto il tema dell’oro?
EJ: Direi che si è imposto da subito come un’evidenza: Saint Laurent ne ha fatto un oggetto di ricerca costante, è una materia onnipresente nelle sue collezioni, dalla prima del 1962 all’ultima, dal dettaglio (i bottoni gioiello) al total gold, come nella foto del 1966 di David Bailey manifesto della mostra. Dove la modella indossa un abito da sera di paillettes dorate incastonato di pietre colorate, ultra glamorous se lo si giudica su un puro piano fashion, simbolo di immortalità se si pensa al sarcofago di Tutankhamon o all’arte sacra medievale dove l’oro e le pietre preziose attestano la natura ultraterrena di chi li indossa.
LO: Cosa vedremo in mostra?
EJ: Una quarantina di abiti, provenienti dal museo ma anche da prestiti di privati come Sylvie Vartan, oltre 300 bijoux, poche fotografie anche se mi sono tuffata negli archivi per selezionare le immagini per il libro che uscirà da Gallimard, che serviranno a colmare l’assenza fisica di alcuni capi particolarmente voyant. Ma il tema dell’oro non è solo legato al materiale: la mostra celebra anche l’aspetto solare di Saint Laurent, la sua determinazione, come scriveva giovanissimo alla madre rimasta in Algeria, a vedere il suo nome scritto a lettere di fuoco sugli Champs-Élysées.
E l’oro è anche metafora del suo amore per la festa negli anni in cui era un accanito frequentatore delle boites parigine, in particolare del Palace o del club Le 7, o a Marrakech (dove frequentava Mick Jagger e Marianne Faithfull, Keith Richards e Anita Pallenberg, Ossie Clark e Celia Birtwell, e soprattutto Talitha Getty, che lui comparava a Zelda Fitzgerald e di cui diceva: “Quando l’ho incontrata, la mia visione del mondo è completamente cambiata”, nda) quando la note era il “time to shine” e lui usciva circondato dalle sue amiche, Paloma Picasso, Betty Catroux (che il couturier considerava la sua proiezione al femminile, nda), Loulou de la Falaise (di cui Saint Laurent diceva: “È una creatura rara. Incarna lo chic, la nonchalance. Amo i suoi gesti e la sua attitude, la semplicità dell’abito e l’audacia dell’accessorio”, nda), la creatrice dei suoi bijoux eccezionali, opulenti, audaci.
Ho chiesto ad Anna Klossowski, figlia di Loulou de la Falaise, di selezionare personalmente i bijoux e di decidere come presentarli. Anna è una gallerista molto interessante oltre che una creatrice di oggetti in serie limitata, e ho pensato avesse senso far dialogare il talento della figlia con quello della madre. Lei ha scelto di disporre i bijoux come in un acquario, e li ha messi in rapporto coi tessuti di YSL: perché la loro particolarità era che non fossero fatti per essere portati sulla pelle nuda ma sempre su un abito, a completarne la silhouette.
LOI: E infatti lui dichiarava: “la mia regola fondamentale è allungare le donne e soprattutto farle sembrare più magre. Dopo non resta che coprirle di bijoux giganti per farle felici”. È interessante questo voler riportare l’attenzione anche sulla solarità di Saint Laurent, quando dalle biografie e dai film siamo abituati a ricordarne soprattutto la depressione, l’abuso di alcol e stupefacenti, l’isolamento, e una delle sue citazioni favorite ripresa da Proust: “la famiglia magnifica e lamentevole dei nervosi è il sale della terra” ... Qual è la tua biografia preferita su di lui? Chi pensi ne abbia colto meglio lo spirito? Laurence Benaim, Alicia Drake, Marie-Dominique Lelièvre?
EJ: Il libro che consiglio a tutti di leggere è “Lettere a Yves Saint Laurent” di Pierre Bergé. Semplicemente illuminante.
“Gold” è in mostra dal 14 ottobre al 14 maggio 2023 al Museo Yves Saint Laurent, 5 di Avenue Marceau, Parigi