"Fotografia Europea" a Reggio Emilia: il Festival che allestisce l'immaginario
In un dialogo continuo con il contemporaneo, che si tratti di arti performative o visive, Reggio Emilia si è ritagliata uno spazio indipendente e fecondo. Lo dimostra il successo di Fotografia Europea, il festival internazionale che riflette sulla complessità del presente, raccogliendo (anche) l’eredità di Luigi Ghirri, il fotografo reggiano il cui archivio è conservato in città. In una inedita edizione autunnale, quest’anno, riprende parte del complesso programma che sarebbe dovuto andare in scena la scorsa primavera. E lo fa con due mostre: “True fictions — Fotografia visionaria dagli anni ’70”, a Palazzo Magnani e “Atlanti, ritratti e altre storie — 6 giovani fotografi europei” a Palazzo da Mosto (entrambe dal 17 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021). La prima presenta il lato immaginifico della staged photography, che dagli anni Ottanta ha rivoluzionato il linguaggio della fotografia: «da mezzo destinato principalmente a documentare la realtà, è diventato il mezzo privilegiato per inventare realtà parallele, menzogne credibili, mondi fantastici», come ha spiegato il curatore Walter Guadagnini, che ha selezionato le cento opere di maestri quali Paolo Ventura, David LaChapelle, Bruce Charlesworth e Cindy Sherman, tra gli altri. Con «opere straordinariamente affascinanti, inquietanti e divertenti, che parlano di noi fingendo di parlare d’altro». La seconda è una collettiva e raccoglie le personali dei tre vincitori dell’open call lanciata da Fotografia Europea 2020, a cui sono stati aggiunti tre progetti sele- zionati dalla giuria presieduta da Guadagnini, che è anche Direttore artistico del Festival, con l’intenzione di ampliare lo spazio dedicato ai giovani artisti. A questo si aggiungono una serie di attività colla- terali, tra cui lezioni, conferenze, talk, workshop (fotografiaeuropea.it). E prende spunto dal tema proposto dal Festival, “Fantasie, narrazioni, regole, invenzioni” anche la mostra ospitata da Collezione Maramotti, sede permanente della collezione d’arte di Max Mara. “Mollino / Insides — Enoc Perez, Brigitte Schindler, Carlo Mollino”, che illustra il complesso immaginario di quest’ultimo attraverso alcuni scorci della sua ultima dimora di Torino, sede del Museo Casa Mollino, con la cui collaborazione è stata allestita la mostra, trasformata dall’interpretazione pittorica di Perez e dall’occhio fotografico di Schindler, che insieme conducono alle immagini delle modelle degli anni ’50 e ’60, scattate dall’architetto, designer e fotografo. Il corpo femminile è per lui un tema ricorrente, lo si ritrova dai primi ritratti quasi surrealisti fino alle Polaroid degli anni ’70. E diventa quasi una controparte ideale, che il direttore della casa Museo di Mollino, Fulvio Ferrari definisce, poeticamente, come un “esercito di farfalle” (collezionemaramotti.org).