Viaggi

In crociera col Personal Butler

L'Officiel si è imbarcato da outsider sulla prima nave in partenza in tutta sicurezza e con apposite misure anti-Covid. Un'esperienza divertente, in un Club Members Only, con la formula "a ship in a ship".

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Davanti allo scrigno che promette l'accesso alla zona più esclusiva della nave, sulla punta al ponte 16 con possibilità di escursione in verticale fino al 19 della cetacea torta nuziale battente bandiera maltese, non c'è bisogno di recitare alcuna formula segreta o la password che in questi tempi di lockdown ha trasformato gli incorreggibili viveur in dandy carbonari a caccia di emozioni notturne col surplus di trasgressività di lontane epoche proibizioniste: è sufficiente sfiorare la placca magnetica con la card o il bracciale chic a forma di orologio in blu brandizzato MSC consegnato all'imbarco ai crocieristi in possesso di ticket fast lane, e quindi con la freccia a sinistra come in una Disneyland dei sette mari, per sentire il cristallo marchiato "Yacht Club" dischiudersi compiacente sui sogni di esclusività a enne numero di stelle.

È la formula proposta dalla compagnia di navigazione riassunta nell'espressione "a ship in a ship". Non c'è trucco non c'è inganno... lasciati allo spettacolare semiciclo del ponte 7 dove la sera alle 20 vanno in scena prestidigitatori, ventriloqui e giocolieri delle ombre cinesi dove non si fa differenza di classe... quassù a prua a un soffio di brezza dal ponte di comando sono site le cabine più prestigiose con ampia zona notte, salottino con plasmatico cinquanta pollici, moquette di pregio, lenzuola in candida percalle, divano in soffice velluto, bagni con ampia doccia e superfici marmorizzate, giclée marine di un'espressionismo fluo pop con vaghi accenni allo spettacolo che va in scena h24 dal balconcino attrezzato a dehors per festeggiare se non il varo almeno la partenza con le bollicine francesi in dotazione con gli auguri di buon viaggio e il cesto di frutta di stagione: albe e altrettanto spettacolari tramonti, con colazione in camera e aperitivino dal minibar va da sé, dalla prospettiva non di un baretto sul lungomare o sul molo riservato ma proprio sul mare, scenografiche scie di spuma biancheggiante e nient'altro tra sé e l'orizzonte se non l'autostima di poter partecipare a un'emozione riservata ai membri di un club esclusivo al quale per una volta, con buona pace dei Fratelli Marx, si è quasi felici d'accettare di farne parte.

In tempi mascherati causa Covid, dopo il secondo tampone appena prima di imbarcarsi, dalla concierge attende il Personal Butler che mi accompagnerà in black tait e guanti bianchi assecondando i pochi capricci e anticipando preveggente ogni mia necessità per tutta la durata della navigazione, discreto il giusto per rimettere in ordine senza farsi mai sorprendere ogni volta che lascio la cabina.

Il tempo di interrogarsi se la nave sta beccheggiando o rollando e il capitano già convoca per il drill, l'esercitazione di emergenza che si segue in video e poi si conferma componendo un numero al telefono, al quale fa seguito la richiesta perentoria di dirigersi senza indugio al Punto di raccolta indicato sulla mappa appesa alla porta. Una caccia al tesoro che costringe a lasciare lo Yacht Club e invece che dirigersi al privė con lounge e terrazza a imboccare l'uscita e a orientarsi dopo aver selezionato l'ascensore ai ponti che tutti sono un seguito senza soluzione di continuità di bar e ristoranti tematici, pena l'obbligo per chi si smarrisce tra i crocieristi non ammessi al paradiso dei piani in alto di ripetere l'operazione il giorno seguente.

I ponti scandiscono la vita verticale come in un racconto di Buzzati che non è solo classismo alla Titanic ma anche progredire nelle tappe naturali della vita (se i più giovani e le famiglie coi bambini infatti soggiornano ai ponti inferiori, su allo Yacht Club, come fosse la zona esclusiva dello Snowpiercer in rotazione continua attorno al mondo la clientela è selezionata per censo e stato civile, più coppie anche giovani ma senza figli o incorreggibili single in cerca d'amori d'alto mare, anziani cruise lover sulla rotta dell'ultima Thule, ereditiere in viaggio di piacere, elegantoni con capello tinto e ciuffo alla Little Tony, jeansino Gucci stracciato ad  arte e sneaker con tripla suola immacolata per guadagnare centimetri in altezza, forse scambisti, miliardari con una settimana concordata con la moglie per guardare i delfini dall'oblò o le carrette del mare in compagnia della ex, smartworker di aziende super-smart, appagate megere che stanno bene con se stesse meno con gli altri, ragazze di prima classe con gli occhi di ghiaccio e nessuna intenzione di farsi baciare, cruise-youtuber con l'iPhone Pro che fanno il filo ai droni che ruotano attorno alla nave come api col miele e digital nomad, high roller in astinenza, famiglie sì ma con la ricorrenza o il compleanno da celebrare: ce n'è uno ogni sera quando al ristorante sopraelevato sulla lounge con pirotecnica scalinata Swarovski il team dei camerieri in divisa segue intonando l'Happy birthday il maître di sala, un rumeno che sembra uscito da un giallo di Agatha Christie e figli sparsi in tre continenti, che regge la torta con le candeline). Ma c'è tutta una vita che prosegue anche in orizzontale, dal ponte 7 al ponte 15, con peregrinazioni tra la palestra e l'aquafan, il club Lego e le boutique fashion, le terme e la piscina, il casinò e il bowling e il karaoke, le sale da ballo e il caffè all'aperto a poppa per incalliti tabagisti mattutini con vista panoramica sulla scia di coda, scandita dalle fasce orarie degli appuntamenti per chi non resiste a prendere soltanto il sole, tra un pranzo e l'altro, ma il Market Buffet al piano 8 è sempre aperto e un trancio di pizza garantito fino alle 2 di notte, che in tempi di coprifuoco pare la fetta di un miraggio in regalo col biglietto: lezioni di ballo, fit dance, aerobica, body combat, consulenze sulla cura dei capelli e lo styling, analisi del piede e l'immancabile yoga. E per chi inizia a sentire la mancanza di una semplice camminata all'aria aperta o prova a ritrovare il passo giusto dopo mesi di lockdown l'anello circolare al ponte più in basso invoglia ad aumentare il ritmo fino a trasformarsi in corsa leggera sulla promenade, o a decidersi ad approcciare la passerella sull'Infinity bridge con pedana trasparente per chi non soffre di vertigini.

Se sali a Genova per un giro di giostra sul Mediterraneo, hai una notte e una giornata intera di sola navigazione per imparare lo schema dei ponti (guai a chiamarli piani, sarete subito redarguiti neanche foste verginelle insipienti o scolari ripetenti, ma il vero esame è indicare correttamente l'aletta di comando), selezionare la gente a bordo, evitare di confondere gli etero con singoli o coppie LGBT+, o studiare come agganciare l'obiettivo che ti svolta la crociera senza essere additati come molesti avendo sfiorato le labbra di una kazaka addormentata sul lettino per avvisarla che con la pelle bianca di neve rischiava di finire modello gamberone: è un sistema chiuso e si riparte in sicurezza, così a bordo ci sono 1500 persone invece del pieno carico stimato a 5000 (le norme Covid consentono una capienza del 70%), ma in ogni caso le voci corrono veloci e nessuno per quanto simuli è salito solo per farsi gli affari propri, e con tutto questo sole e questo mare è un attimo liberarsi della foglia di fico e tornare allo spettacolo più interessante dai tempi del Paradiso Terrestre e non si sfugge alle classificazioni e alle graduatorie vicendevoli che come scrive l'Arbasino "il teatrino è reciproco". Nel peggiore dei casi però puoi sempre temporeggiare e coltivare le speranze dei marinai aspettando paziente il prossimo porto e i nuovi imbarchi oppure prenotare un'escursione per mettere in pratica la regola resa eterna dal duo Dalla&De Gregori e scesi a terra cercare l'amore di un pomeriggio dentro a un bar.

Dallo Yacht Club al ponte 16 è quasi regola uscire già mangiato e indossando soltanto l'orologino senza lancette che oltre ad aprire le porte tiene traccia di ogni contatto promiscuo in caso di focolaio. In accappatoio e ciabattine immacolate ti basta ripensare in verticale e in due piani, il diciassette non è contemplato dai tempi famosi rievocati dal giovane Di Caprio, salire alla piscina riservata con open bar e doppia vasca idromassaggio per lasciarsi cullare nella bolla tra le bolle sorseggiando bollicine. Qui il personale in elegante marsina grigia sarà felice di accontentarti mentre sfogli il tuo quotidiano di riferimento - che su richiesta ti viene stampato da PressReader e appeso la mattina alla maniglia della cabina in un'elegante borsa di cotone blu - se sei salito a fare colazione al ristorante mentre la nave regala dai vetri panoramici le manovre di ingresso nei porti di attracco (spettacolari gli approdi a La Valletta e Siracusa). Severi drink nordeuropei o esuberanti cocktail caraibici, menu à la carte con scelta di primi e pietanze a base di pesce e carne, dolci calorici e vini consigliati da un sommelier ma anche i vegani non torneranno dimagriti: la cucina è ottima su tutta la nave e i ristoranti tematici aperti a tutti non hanno nulla da invidiare alla cucina del Club, il personale di bordo oltre a essere di estrazione melting pop per il solo fatto di viaggiare ha modo di entrare in contatto con ingredienti tipici e ricette tradizionali, evolvendo e contaminando.

 

A bordo, cullati dal moto continuo delle onde, si riflette sulla teoria principe di Einstein, perché ti puoi scordare d'essere comunque sempre in movimento, ma non ti sfugge mai, anche se ti sovviene l'illusione alcolica di stare fermo sul lettino soltanto ad abbronzare, d'essere immerso sempre nella Natura. La differenza tra il viaggiare in auto o in moto che da sempre gonfia il petto dei centauri qua segnala il limite tra le somiglianze di chi sceglie una vacanza in un turistico villaggio all inclusive o in un hotel casinò di Las Vegas e chi si dichiara con orgoglio "crocierista": il vento e la vastità del mare, e la parabola del sole o il transitare dei cirri sopra e attorno, fanno dello scafo immacolato un'isola perpetuamente immersa nello spazio-tempo, mentre la notte al chiuso nella cabina come in una cellula spaziale percepisci il movimento delle onde come un dolce rollio che restituisce, dicono, il sonno anche a chi l'ha smarrito, o regala il sogno dell'avventura corsara con scariche improvvise che attraversano la notte e la chiglia a chi nell'agio di un matrimoniale in lattice ha creduto d'essersi addormentato sul pavé davanti al LùBar di via Palestro a Milano invece che sulla nave, e si possa dimenticare d'essere immersi in un elemento ostile alle umane genti che qualcuno vorrebbe discendere dai pesci cinesi.

Dopo cena quando i crocieristi duri e puri che hanno fatto il giro del mondo in quattro mesi in classe extralusso hanno terminato di scambiare quattro chiacchiere con i patiti dell'avventura fai-da-te al primo imbarco che narrano di viaggi sconosciuti ai primi, con storie raccapriccianti di pitoni e di caimani, e gli scappati di casa si sono confrontati con gli auto reclusi negli ashram dell'India del sud, si esce dallo Yacht Club per svagarsi e vedere che aria tira non solo dal mare, fidando nella possibilità che la Card offre di ospitare un crocierista dei ponti inferiori. Chi ha la sorte d’essere seguito fin dentro l’ascensore ha la chance di riflettere, mentre risale, se introdurre la spregiudicata fortunata o il fortunato prescelto alla Top Sail Lounge per il cocktail della staffa o chiudersi la porta Members Only alle spalle e godersi il lusso della solitudine mischiando il fedele Bulldog Gin con l’acqua tonica, ascoltando l’elegante pianista con un repertorio che spazia da “Hotel California” ai Beatles senza lesinare reinterpretazioni d’estati più recenti con hit dance come “Muffami Muffami”.

Servito e riverito, l’unico rischio è di appisolarsi sognando di fare il padrone al Tahiti Bar su una delle quattro navi boutique per meno di 500 selezionati crocieristi al varo nel 2023, mentre tra donne intonacate di strass la vetrata panoramica di prua a 180 gradi inquadra al posto di una luna gigante un’aurora boreale e la MSC Seaside vira a babordo e fa rotta su Malibù. 

Bon voyage!

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