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The Dancing God: Roberto Bolle

Un fisico statuario, uneccezionale padronanza tecnica, una dedizione assoluta alla danza, di cui è volto italiano del mondo. Roberto Bolle ha il merito di aver reso pop il balletto classico, attraendo un pubblico trasversale e vastissimo.

Nella foto Roberto Bolle indossa completo oversize di lana, EMPORIO ARMANI; camicia, LOUIS VUITTON.
Roberto Bolle indossa completo oversize di lana, EMPORIO ARMANI; camicia, LOUIS VUITTON.

Passione, disciplina, dedizione. Prerequisiti di (quasi) tutte le storie di successo, tanto più necessari per chi il successo lo conquista spingendo il proprio corpo oltre il limite, come gli ateleti che hanno dominato l'immaginario collettivo durante quest'estate. O come Roberto Bolle, il simbolo della danza italiana nel mondo. Étoile della Scala dal 2004, e per 10 anni, dal 2009 al 2019, Principal Dancer dell’American Ballet Theatre di New York, Roberto Bolle è un superbo interprete del repertorio classico che ha saputo rendere pop la danza portandola a un pubblico trasversale e vastissimo, con appuntamenti live come “Roberto Bolle and friends” e “OnDance” e spettacoli televisivi come “Danza con me”.

L’OFFICIEL HOMMES ITALIA: Cosa ha fatto scattare la tua passione per la danza?
ROBERTO BOLLE: A cinque anni ero già innamorato della musica, mi bastava sentirla per mettermi a ballare. A sette anni i miei mi hanno iscritto a una scuola di danza a Torino, poi a Vercelli, a 12 anni sono entrato alla scuola della Scala, e dai 15 in poi hanno continuato a darmi ruoli sempre più importanti negli spettacoli.

LOHI: Tanto più che eri stato notato anche da Nureyev, che ti voleva in scena all’Arena di Verona in “Morte a Venezia”, nel ruolo di Tadzio... senza che la Scala ti permettesse di farlo per una questione di età. Ma nonostante i riconoscimenti, ci saranno stati momenti difficili in cui avresti voluto mollare tutto?
RB: Il peggior momento di crisi l’ho vissuto a 13 anni, col passaggio dalle medie alle superiori. Prima ogni sabato alle 2 prendevo il treno per Vercelli, poi la scuola finiva alle 6 anche di sabato e questo significava weekend di pesante solitudine a Milano, al punto che mia madre mi iscrisse allo scientifico di Vercelli per darmi un piano B. È stato particolarmente difficile perchè ero sempre da solo, allora non c’erano collegi per ragazzi, avevo una camera nell’appartamento di una signora anziana. Sono andato avanti per passione, e per la consapevolezza dell’importanza di essere alla Scala.

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Roberto Bolle indossa cappotto con ricamo gioiello e pantaloni a sigaretta, ALEXANDER McQUEEN; turtleneck, JIL SANDER BY LUCIE AND LUKE MEIER.

LOHI: Dopo un film come “Black Swan” di Darren Aronofsky viene naturale pensare al mondo della danza come a un ambiente di rivalità scatenata.
RB: È vero che se in alcuni balletti si crea uno spirito di gruppo, in generale è una disciplina molto gerarchica e da un certo livello in poi solitaria. Per questo amo balletti come “Sogno di una notte di mezz’estate” nella coreografia di Balanchine, dove la presenza di quattro coppie principali ti toglie dalle spalle la responsabilità dello spettacolo.

LOHI: Sei teso prima di entrare in scena?
RB: Nei primi anni sentivo molto la pressione, non mi sentivo pronto, tanto più che la danza è una disciplina che richiede variazioni così difficili che è molto facile sbagliare, l’abilità sta nel far sì che il pubblico non se ne accorga, un’abilità che possiedo così così. Ancora adesso il momento più difficile è entrare in scena, poi la tensione scende, ti astrai dal pubblico, prendi confidenza con lo spazio, il pavimento... Riuscire a dimenticare il resto e concentrarti su di te è frutto dell’esperienza.

Roberto Bolle indossa trench di vernice e turtleneck, BOTTEGA VENETA.

LOHI: Avevi dei modelli?
RB: Anthony Dowell del Royal Ballet. E poi naturalmente i grandi che si erano imposti a tutti, Nureyev, Baryshnikov.

LOHI: E dei mentori?
RB: In assoluto Elisabetta Terabust, che si è battuta moltissimo perché rimanessi alla Scala. Se non ci fosse stata lei sarei andato all’estero, avevo già fatto richiesta al Royal Ballet dopo l’esperienza di una summer school. In retrospettiva non andare è stata la mia fortuna, il Royal Ballet ti tiene molto stretto. D’altro canto la Scala era così fortemente gerarchica che era difficile emergere per merito. È stata Elisabetta a cambiare questo stato di cose, perché prendeva i giovani e li portava dove voleva lei, lottando con le tradizioni del corpo di ballo, per cui dovevi fare tutta la trafila di passaggi di ruolo, e coi sindacati... mentre io volevo ballare subito.

LOHI: La tua partner preferita?
RB: Alessandra Ferri. Con lei c’era un’intesa speciale, era insuperabile nei ruoli romantici, drammatici, dal punto di vista interpretativo, grazie alla sua estrema naturalezza nel trasmettere emozioni è stata una delle migliori ballerine in assoluto.

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Roberto Bolle indossa completo gessato, camicia di cotone e coperta con stampa logo, LOUIS VUITTON.

LOHI: I tuoi ruoli preferiti?
RB: Mi sono sempre piaciuti quelli romantici, “La dama delle camelie”, “Manon”, “Romeo e Giulietta” ma ultimamente il balletto che preferisco interpretare è “Boléro”, per la genialità della costruzione: non esci mai di scena, diventi un idolo pagano, perché è questo che ne ha fatto la versione di Béjart, un rito pagano.

LOHI: Come autodefiniresti il tuo stile? Quali sono i tuoi punti di forza? E di debolezza?
RB: Penso che il mio stile sia elegante, armonioso, mentre a causa della statura ho più difficoltà sui movimenti veloci. D’altro canto l’altezza contribuisce a rendermi più espressivo e imponente.

LOHI: La carriera di un ballerino è anche determinata dalla sua conformazione fisica.
RB: Indubbiamente: non puoi modificare la struttura ossea o il collo del piede, ma puoi lavorare sulla rotazione en dehors, sull’elasticità del muscolo, sulla potenza del salto, tutte caratteristiche che vanno implementate con un lavoro quotidiano.

Roberto Bolle indossa giacca di fresco di lana, DIOR; camicia di cotone, LOUIS VUITTON.

LOHI: Com’è stata la tua esperienza all’American Ballet Theatre?
RB: Completamente diversa da tutto quello cui ero abituato, è una compagnia che non ha un teatro, si fanno tante settimane di prove di tutto il repertorio e poi si va nei vari teatri. Mentre alla Scala lavoriamo su un solo spettacolo alla volta e ci sono infinite prove, luci, costumi, orchestra. Certo a New York hai la sensazione di essere al centro del mondo artistico.

LOHI: Che rapporto hai con la moda? Corteggiatissimo da tutti gli stilisti, sei anche apparso nelle campagne di Ferragamo e quest’anno di Bottega Veneta...
RB: Mi affascina la creatività della moda, la ricerca estetica che porta avanti. Con molti stilisti ho un rapporto fin da quando ero primo ballerino (dal ’96, nda), vivendo a Milano ho sempre frequentato le sfilate, e anche nei casi in cui lo stile del brand è distante dal mio trovo sempre interessante vedere come cambia il costume.

LOHI: A parte l’episodio che hai diretto per “Milano 2015” ti hanno mai proposto di lavorare per il cinema?
RB: Solo per documentari. Il cinema lo adoro, prima della pandemia ci sono sempre andato molto, sono anche stato giurato al Festival del Cinema di Roma, non ho un genere favorito, guardo un po’ di tutto, anche se per intenderci non vado a vedere i film di supereroi, i vari ”Avengers”.

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Roberto Bolle indossa giaccone di pelle e completo con micro stampa, VERSACE; camicia di cotone, LOUIS VUITTON

"Il balletto che preferisco interpretare è Boléro, per la genialità della costruzione: nella versione di Maurice Béjart non esci mai di scena, diventi un idolo pagano"

Roberto Bolle indossa bomber oversize con colletto lavorato e tuta di lana jacquard, PRADA.

LOHI: Consideri Milano la tua “casa”?
RB: Si, Milano è “casa”, mi piace la sua dimensione piccola, ne amo la moda e l’architettura, la possibilità di vivere l’eccellenza della città senza il senso di invivibilità della metropoli, anche se ovviamente mi piace andare a Londra o a New York perché hanno un’altra energia.

LOHI: Il pubblico della Scala è diverso dagli altri?
RB: È un pubblico caloroso che viene per vedere me prima ancora che per lo spettacolo.

LOHI: Il 1° ottobre alla Scala si terrà la prima del tuo nuovo balletto, “Madina”, una nuova produzione a partire dal romanzo di Emmanuelle de Villepin, “La ragazza che non voleva morire”.
RB: È una sfida artistica molto importante, per la prima volta interpreto un ruolo da super cattivo, sono un terrorista che vorrebbe indurre la nipote a farsi esplodere...

LOHI: Altri progetti?
RB: La mia missione è mettere la danza alla portata di tutti, mi piace trasmettere, correggere, dare indicazioni, lavorare coi giovani. Il pubblico ama già molto il balletto classico, dove ho la libertà di un direttore artistico, come in “Roberto Bolle and Friends”, cerco di portare la tecnologia nel balletto.

Roberto Bolle indossa camicia e pantaloni con dettagli militari e boots di gomma, BOTTEGA VENETA.
Roberto Bolle indossa cappa di lana, VALENTINO.

L'OFFICIEL Hommes Italia Centennial Issue sarà in edicola a partire dal 25 ottobre 2021. 

Talent Roberto Bolle
Foto Alberto Maria Colombo
Styling Fabrizio Finizza
Intervista Fabia Di Drusco
Grooming
Riccardo Morandin @ W-MMANAGEMENT using MAC COSMETICS ITALIA 
Light Design Lorenzo Sampaolesi
Photo Assistant Gaia Ragnoli

In tutto il servizio Roberto Bolle indossa boots di gomma,
BOTTEGA VENETA

 

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