Pierre Gasly: l'intervista al pilota francese, tra le vittorie in F1 e la collab con Kappa
Una vita a 300km/h in giro per il mondo a bordo della sua Alpine tra gran premi di Formula1, podi, partite di calcio e una collaborazione nel mondo della moda con Kappa.
Pierre Gasly, pilota francese di Formula 1 dell’Alpine, le corse le ha nel sangue: il padre, il nonno e i fratelli maggiori sono tutti piloti. Classe 1996, debutta alla guida delle monoposto nel 2011, nella Formula 4 francese. Da lì, la vittoria del campionato con la Tech 1 gli consente di entrare nel programma giovani piloti della Red Bull, e dopo qualche anno di esperienza in campionati minori, nel 2017 debutta in Formula 1. Segue qualche rimbalzo di scuderie tra la Red Bull e la Toro Rosso fino al 2019, quando vince il suo primo podio in Brasile, giocandosi il testa a testa finale con Hamilton. Ma è in Italia, a Monza, l’anno successivo, che riesce a conquistare la vittoria.
«Un sogno. Di quel giorno ricordo due cose: di essermi seduto sul primo gradino del podio e la chiamata di Emmanuel Macron. Non riconoscendo il numero ho riattaccato ma ho ascoltato il messaggio vocale che iniziava con “Ciao, sono Macron, il tuo presidente” e ho pensato, “merda, non ho risposto!”. Non è qualcosa che ti aspetti in una normale giornata di lavoro». Monza ha segnato la svolta. «Nella carriera di un pilota di F1 non siamo molti a sperimentare realmente cosa vuol dire vincere. È una sensazione unica. Una volta che vinci, ottieni così tanta visibilità che puoi davvero sentire e vedere il cambiamento nella vita». Una vita tra i motori già da piccolissimo: «a due anni, mia mamma mi portava spesso in giro per la pista con il passeggino per vedere i miei fratelli correre sul kart. Quando sei un bambino e senti il motore in modo costante, ne diventi dipendente. Ricordo ancora quando avevo tre anni e mezzo. Mio fratello aveva una gara e mi fecero avvitare una ruota poco prima della partenza. Vinse e finì sul podio con il suo trofeo e pensai: “E dov’è il mio? Ho messo io le ruote sul kart. Voglio il mio trofeo”. Ne ero orgoglioso.
Così mi misero sul podio e mi diedero un piccolo premio da poter esibire. Già lì capii che volevo diventare un pilota e che volevo vincere». Le auto nella famiglia Gasly sono protagonista di un rituale familiare, «la domenica ci riunivamo tutti, mangiavamo e poi guardavamo la Formula 1 in TV. Ogni singolo fine settimana». Oggi le domeniche di Pierre sono sulla sua Alpine, e sfreccia nei circuiti di F1 di mezzo mondo, per poi tornare a Milano, la città in cui ha scelto di vivere. «Sono iperattivo, la mia vita è iperattiva e Milano asseconda queste mie necessità. Ci sono molte cose da fare dallo sport ai concerti». Pierre è gran tifoso del PSG, ma abitando a Milano non si sottrae al fascino del derby: San Siro, Milan-Inter. O Inter-Milan. «Mi chiedono spesso per quale squadra tifi, ma dopo tre anni qui non riesco ancora a decidere. Amo il calcio e mi piace semplicemente guardare una bella partita. L’anno scorso sono andato alla semifinale Milan-Inter. Non ho nemmeno riconosciuto le due squadre. Ogni volta che c’era un goal esultavo, a prescindere da chi lo mettesse a segno». Milano per Pierre è anche moda. «Da qualche anno ho iniziato ad appassionarmi, anche grazie alla possibilità di poter partecipare a sfilate ed eventi. Di stagione in stagione, le cose si evolvono così velocemente. C’è una sorta di logica, ma allo stesso tempo dipende tutto dalla creatività dei designer. Questo è ciò che mi piace. Ed è sicuramente qualcosa che vorrei esplorare di più in futuro». A settembre è diventato volto della campagna della nuova capsule Trackside di Kappa® e Alpine, che omaggia le radici e il DNA sportivo, tecnico-ingegneristico di entrambi i marchi. «La filosofia Kappa ha molto in comune con la F1, in cui sono presenti tutti gli aspetti dello sport: prestazione (meccaniche e fisiche), velocità, innovazione. È anche ciò che significa essere un marchio sportivo. Devi innovare, essere dirompente, essere performante. La capsule è riuscita a racchiudere tutto questo e sono orgoglioso di rappresentarla».