Let the music play: l'intervista a Lorenzo Viotti
Millennial, social e global. A 31 anni, Lorenzo Viotti è nella Champions League (parole sue) della musica classica, dirige la Netherlands Philharmonic Orchestra e la Dutch National Opera. Con le sneakers ai piedi
Photography JULIAN HARGREAVES
Styling GIANLUCA ZAPPOLI
Di Lorenzo Viotti tutto si può dire, ma non che non abbia ben chiara la sua mission, anche a costo di sembrare “quello che se la tira” o “fa il fenomeno”. A 31 anni si potrebbe considerare uno che ce l’ha fatta: direttore d’orchestra affermato (ma gli inizi non sono stati tutti rose e fiori) e in più in dote oltre al talento e alla tenacia un fisico da atleta e quel tipo di bellezza instagrammabile che miete follower (quota 85k) nelle galassie social. Che lui dice di sfruttare per conquistare nuove generazioni di appassionati alla musica classica.
L'OFFICIEL HOMMES ITALIA: Prima di salire sul palco, il tuo ultimo sguardo allo specchio su quale particolare si sofferma.
LORENZO VIOTTI: Cerco sempre di ricordare a me stesso quanto sono fortunato a fare questo lavoro. Ma se intendi dal punto di fisico mi controllo la barba! Un’ultima volta!
LOHI: Frac e sneakers ai piedi. Quanto conta nella comunicazione l'immagine che ci rappresenta. Nel tuo profilo Instagram ti si vede con outfit che sembrano studiatissimi.
LV: Lo prendo come un complimento ma mi vesto come vorrei senza pensare che poi con questo outfit pubblicherò una foto. Non riuscirai a raggiungere le persone perché indossi scarpe da ginnastica su un palcoscenico classico, le raggiungerai perché i tuoi contenuti hanno un significato profondo. E mi piacciono le sneakers perciò...
LOI: In “Mozart in the jungle”, la serie sulla vita romanzata del direttore Gustavo Adolfo Dudamel interpretato da Gael García Bernal, si propone la rappresentazione di un nuovo approccio alla musica classica: un mondo che nell’immaginario è polveroso e poco attraente. Proporne una versione pop non presenta altrettanto il rischio di scadere in un cliché?
LV: Quella serie tv è un divertissement che non mostra affatto la realtà della mia forma d’arte. Sono d’accordo con te. È un cliché terribile e penso che sia come per le sneakers. Perché rendere un'in- dustria di alto livello simile a qualcosa di molto banale e cheap? Giocare a calcio in Champions League è molto difficile, essere un top musicista è lo stesso, non c’è bisogno di contraffare la realtà. Le persone amano le sfide e non credo che dare loro questa immagine banale del mio mondo le stimolerà a conoscerlo meglio.
LOHI: Di che cosa ti nutri per allargare i confini del tuo mondo interiore visto che la musica sembra essere un universo così totalizzante?
LV: Sempre partendo da zero, emotivamente e intellettualmente parlando. Il successo è l’inizio di un nuovo processo, non la fine.
LOHI: Il Maestro come ponte tra il palcoscenico e il pubblico. Il tuo sembra quasi un atto di modestia quando la visione stereotipata ti vede più come un medium sacerdotale tra la musica e i suoi adepti.
LV: È qualcosa che è cambiato nella mia mente negli ultimi anni. Ma penso che ogni persona che non è impressionata dalla fama o da qualsiasi tipo di riconoscimento debba prima costruire se stessa e solo quando raggiunge questa libertà essere al servizio della propria arte.
LOHI: Bernstein fece scalpore quando, contrariamente all’usanza di non parlare prima del concerto, introdusse il Concerto in re minore di Brahms.
LV: E io ne raccolgo l’eredità. Ogni bravo direttore dovrebbe assumersi questa responsabilità. Aiutare nella comprensione è il primo passo per aprire le nostre porte!
LOHI: La leadership è qualcosa che si scopre di possedere o sono i musicisti che riconoscendola in te ti rivelano a te stesso?
LV: La leadership non si impara. Si può imparare a gestire le persone, a organizzare le cose. Ma conquistare la fiducia di un’orchestra perché ti segua nella tua idea è un dono naturale. Quando realizzi di avere questo talento devi usarlo per il miglior scopo possibile.
LOHI: In “Prova d’orchestra” Fellini affrontava la dialettica dei rapporti di potere che si instaurano tra direttore e musicisti, in bilico tra autorità e anarchia. Come si arriva a una sintesi che rispetti i ruoli di tutti?
LV: Se inizi a farti questa domanda è già troppo tardi. Non puoi piacere a tutti: è un dato di fatto, ci sarà sempre qualcuno in disaccordo con la tua idea, il che non è poi una cosa così brutta. Ma avrai davvero il rispetto dell’orchestra e di ogni singolo musicista soltanto con la qualità del tuo lavoro.
LOHI: In una conversazione con Murakami, Seiji Ozawa afferma che è importante per un direttore capire, grazie alla sua esperienza, come l’orchestra deve respirare. Quali sono per te le qualità indispensabili di un direttore d'orchestra?
LV: Il respiro, il linguaggio ritmico, il rispetto della tradizione sonora e la capacità di farsi sorprendere impreparati! Organizziamo così tanto nelle nostre teste, troppo, che a volte perdiamo la capacità di improvvisare tutti assieme nell’istante.
LOHI: Come si concilia l’abbassarsi della soglia di attenzione del pubblico generata dal web per cui è un successo guardare un video per 15 secondi di fila con la Prima Sinfonia di Mahler che dura un’ora e ha bisogno di riflessione, ascolti ripetuti, discussioni.
LV: Puoi paragonarlo a tanti altri modi di esperire: anche nel rapporto tra persone, oggi uno swipe verso destra e ti incontri, non hai mai sentito la voce ma sai già tante altre “cose inutili”. Poi ti fermi e continui di nuovo. Il piacere di prendersi del tempo, di andare in biblioteca, di cercare una parola, di alzare lo sguardo quando si cammina per strada, di fermarsi un secondo e sentire l’odore della primavera che sta arrivando. Il web è un fantastico strumento di conoscenza, ma stiamo un po’ perdendo il piacere di goderci il tempo reale, anche in silenzio.
LOHI: Fai sport e spesso ne parli per esprimere chi sei. Tennis, boxe, MMA (Arti Marziali Miste), kitesurf, snowboard... trovo singolare che ti appassionino queste discipline più degli sport di squadra.
LV: Da bambino giocavo nella squadra di pallamano. Sempre da capitano però...
LOHI: Nel tuo guardaroba non mancano mai...
LV: Pantaloni di lana blu scuro un po’ larghi, un’incredibile T-shirt ampia e leggera, scarpe da ginnastica e una felpa con cappuccio... ma anche un doppio petto, un frac scuro o bordeaux, una camicia bianca, una cravatta... e un costume da bagno!
LOHI: Ti sei mai immaginato al di fuori della musica?
LV: Molte volte ma ho sempre trovato il modo per tornare sui miei passi.
LOHI: Ti definisci uno squalo. L’orchestra invece che animale è?
LV: Cuccioli di squalo!
Team Credits:
GROOMING: Laura Valsecchi using MOROCCAN OIL;
LOCATION: Laboratori del Teatro alla Scala Ansaldo.