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«Ho creato il mio personale Karl Lagerfeld». Daniel Brühl diventa lo stilista su Disney+

L'attore svela a L'OFFICIEL Italia come si è calato nel ruolo del protagonista della serie "Becoming Karl Lagerfeld", dal 7 giugno su Disney+.

Daniel Bruhl
Daniel Bruhl

"Becoming Karl Lagerfeld" è una miniserie televisiva francese (in uscita su Disney+ a partire dal 7 giugno 2024) creata da Isaure Pisani-Ferry, Jennifer Have e Raphaëlle Bacqué, sui primi anni della carriera di Karl Lagerfeld, con Daniel Brühl nel ruolo dello stilista.

L'OFFICIEL ITALIA: Come ti rapporti a un personaggio così complesso come Karl Lagerfeld? Cosa ti piace di più e cosa è stato più facile da cogliere fin dall'inizio per costruire il personaggio? Cosa è stato più difficile
DANIEL BRÜHL: La parte difficile è stata colmare tutti i punti interrogativi, e sapere che saresti entrato in percorsi delicati. È una grande responsabilità, occorrono empatia e rispetto per il personaggio, quindi vuoi assicurarti che questi aspetti che, sai, noi e io non conosciamo, abbiano dignità, onestà e verità. Quindi è stato interessante e a volte difficile trovare il modo giusto, perché leggendo su di lui in tutte queste biografie, viene fuori che mentiva molto. Aveva messo in giro versioni molto diverse sulla sua educazione, sulla sua vita, quindi a volte mi sono perso in tutto ciò e in tutte queste contraddizioni, ho dovuto fidarmi del mio istinto e creare il mio Karl Lagerfeld. Penso che con i biopic il pericolo sia sempre di finire per fare una caricatura o solo una mera copia di un personaggio. Devi aggiungere qualcosa di personale. E volevo che fosse molto chiaro. A volte  anche con dettagli molto tecnici.

Daniel Bruhl e Arnaud Valois

Ad esempio, quando ero bambino mi piaceva molto disegnare, ma sono mancino. Quando a Parigi ho iniziato a fare gli sketches che faceva lui ero così a disagio con la mia mano destra che pensavo, questo non è Karl Lagerfeld. Devo essere sicuro di me stesso quando lo faccio. Devo essere veloce. Non dovrei pensare troppo. Quindi ho deciso di rimanere mancino. Immagino ci saranno, soprattutto in Germania, scommetto, questi ragazzi che diranno: Karl Lagerfeld non era mancino.... Bene, questo non è il punto. Non pretendo di essere Karl Lagerfeld. È solo la mia interpretazione di lui e il mio approccio nel tentativo di avvicinarmi a quest'uomo in quel momento.

LOI: Oltre alle biografie, hai guardato molte foto, molto materiale visivo?
DB: Sì, perché certe cose volevo farle bene, per poter credere io stesso che stavo interpretando quel personaggio. Per me la lingua è sempre molto importante perché riflette chi sei, il modo in cui ti esprimi.  Quindi anche nelle scene in tedesco, ho cercato di ottenere quell'accento di Amburgo perché per me, quell'accento riflette l'alta borghesia, i vecchi soldi, un certo tipo di cultura, il senso dell'umorismo che solo queste persone del Nord hanno. Quindi non volevo suonare come un ragazzo di Colonia. Sarebbe stato totalmente sbagliato.  Anche con il francese, volevo avere questo ritmo staccato quando parlo in francese come faceva Karl Lagerfeld. Anche il linguaggio del corpo. Volevo trovare qualcosa che mi aiutasse e avevo questa immagine di un torero, un matador spagnolo, in mente perché è molto maschile e macho. Ho incontrato a Parigi un suo buon amico che aveva anche scritto un libro su di lui. Eravamo soli nel suo appartamento, e lui ha detto, "mostrami le mani, mostrami le mani. Le unghie devono essere più lunghe, perché gli piaceva graffiare le persone come un gatto". E io ho detto, ok, ok, ok. E poi, "alzati, cammina, cammina". E così camminavo davanti a questo vecchio, e poi lui ha detto, no, devi essere più orgoglioso, sai? Passi più piccoli. E poi ho avuto questa epifania. Ho detto, oh, forse come un torero. E lui ha detto, "sì, sì, sì, era un matador, un matador". E così prima di ogni ripresa i miei amici francesi ridevano di me perché facevo il matador, ma mi aiutava a entrare nella giusta vibe.

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Daniel Brühl durante il tour della serie tv "Becoming Karl Lagerfeld" su Disney +, in ZEGNA (Courtesy of ZEGNA)

LOI: Pare che ci sia un grande spazio nella serie per la relazione di Lagerfeld con Jacques de Bascher. Pensi che fosse l'amore della sua vita?
DB: Sicuramente l'amore della sua vita. L'unica persona che ha anche accompagnato nei suoi ultimi momenti, fino alla sua morte, la tragica morte per AIDS di Jacques de Bascher, e non lo aveva mai fatto prima. Aveva paura delle malattie e della morte e non voleva avere nulla a che fare con questo, quindi non ha nemmeno partecipato al funerale dei suoi genitori e voleva sempre stare lontano da tutto ciò.  Che si sia comportato diversamente con Jacques de Bascher mostra quanto fosse importante e intensa questa relazione, anche molto tossica,  molto sadomasochistica a livello platonico.  Intendo una relazione impossibile, anche se sicuramente questi due uomini si amavano profondamente. E questo era qualcosa che era importante per noi raggiungere, un livello di veridicità in quella relazione. E a volte succede, a volte no, sai, è questione di chimica, e Theodore (Pellerin) e io ci siamo trovati fin dal primo momento, ed è stato meraviglioso recitare queste scene con lui. Una delle migliori esperienze che abbia mai avuto. E' emozionante quando a volte sul set senti quella febbre di qualcosa che sta accadendo davvero. Quindi, se tutto ciò continua, non vedo l'ora di tornare a lavorare con lui. E' un attore fantastico. 

LOI: Come definiresti il rapporto tra Lagerfeld e Saint Laurent?
DB: Questo rapporto fatto di continui contrasti e contraddizioni mi ha affascinato molto. Studiando la figura di Karl Lagerfeld e anche quella di Yves Saint Laurent mi sono fatto l’idea che forse non sarebbero diventati le figure leggendarie che conosciamo senza questo dualismo. Un po’ come Christian Dior e Cristobal Balenciaga o, nel mondo del tennis contemporaneo, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.

Daniel Bruhl e Théodore Pellerin

LOI: Sei molto amico di Alessandro Sartori e lui ha disegnato il tuo guardaroba i per il tour della serie...
DB: È stato un regalo bellissimo, mi fa sentire elegante senza pesantezza. Alessandro è stato il primo stilista con il quale io abbia stretto un rapporto di amicizia. E anche attraverso la sua passione sono riuscito a capire meglio il personaggio di Lagerfeld. Mi ha insegnato quanto sia duro lavorare nel mondo della moda e so quanta dedizione lui metta nel creare le sue collezioni. Ho un bellissimo rapporto con Zegna da tanti anni e ho avuto la possibilità di visitare l’Oasi, dove mi sono trovato a casa. Ho trovato davvero appassionante come già negli anni ‘30 l’azienda avesse avuto un’attenzione all’ambiente e ai lavoratori, ancora oggi all’avanguardia.

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