Cosa riserverà la nuova era di Alessandro Michele?
Nel giorno in cui Alessandro Michele ha ufficialmente annunciato il suo addio alla maison italiana Gucci, ci poniamo dei quesiti su ciò che sarà la sua nuova era
Virginie Viard, si sa, oggi sta a Chanel come al tempo Frida Giannini da Gucci. Vi starete domandando il perché di questa considerazione, ma lo scopriremo più avanti.
Per la maison italiana Gucci, fondata nel 1921 a Firenze, oggi l’estro creativo di Alessandro Michele forse non è più abbastanza. Il Creative Director della casa di moda - a partire dal 2015 - lascia, forse a causa di un nuovo corso estetico da raccontare voluto fortemente dal presidente e CEO di Kering, François-Henri Pinault. Così, il nome di Alessandro Michele si aggiunge a quello di Daniel Lee, il visionario ex direttore creativo di un’altra maison di casa Kering, Bottega Veneta.
Il designer romano Alessandro Michele entra a far parte di Gucci nel 2002, quando l’allora direttore creativo Tom Ford lo notò per poi invitarlo immediatamente a lavorare al suo fianco. Qualche anno dopo, nel 2006, Michele viene promosso come senior designer e nel 2011 diventa associate director della nuova direttrice creativa Frida Giannini, diventando il suo braccio destro fino al 2015, quando il CEO di Gucci Marco Bizzarri propose proprio Michele come direttore creativo al posto della Giannini.
Sino ad oggi, in quasi 8 anni, con il suo immaginario eccentrico, intellettuale, rivoluzionario, citazionista e a tratti d’autore, Alessandro Michele ha letteralmente stravolto una tra le case di moda più celebri dell’intero fashion system. Il suo lavoro e la sua visione hanno riscritto i codici della moda maschile e femminile, diffondendo l’idea di quanto la bellezza, in generale, non appartenesse ad alcun sesso. I codici dell’abbigliamento, si sa, appartengono alla politica, ad una società che ci invita a rispettare delle regole. Alessandro Michele diffonde una sua personalissima alternativa. Uno dei suoi più grandi successi è senz’altro l’aver modellato nuove identità maschili. Si può essere ancor più maschili mostrando la propria femminilità: è così che prende vita una moderna ed ancor più sensuale mascolinità. L’era Michele non ha affatto creato una nuova immagine o banalmente un’estetica, ha cercato di raccontare il nostro mondo osservandolo, tra passato, presente e futuro, in tutte le sue più minuziose sfaccettature.
DOVE POTREMMO IMMAGINARE IL FUTURO DI ALESSANDRO MICHELE?
Al termine dello show Haute Couture Primavera Estate 2019 di Chanel, a fine sfilata, al fianco della modella italiana Vittoria Ceretti ritroveremo Virginie Viard, incaricata temporaneamente da Karl Lagerfeld a fare le sue veci. Dal febbraio 2019 in poi, dopo la morte dello stilista tedesco mente creativa della maison Chanel a partire dal 1985, sarà proprio la Viard a prendere ufficialmente il suo posto. In questi tre anni la designer francese ha cercato di proiettare la nota maison francese nel futuro, puntando su heritage e archivi. Senza troppo clamore ha preso le redini di una tra le maison simbolo assoluto di rottura e rivoluzione, quella lanciata nei primi anni del Novecento da Coco Chanel. Anche Lagerfeld, durante la sua direzione creativa, ha alimentato questo ideale di emancipazione femminile.
A noi però oggi non restano altro che dei misteri nell’ombra. Ma se Chanel avesse bisogno di un cambio totale di paradigma? Una visione ben lontana dall’ideale francese raccontato in questi anni può dar nuova luce a questa maison? E se fosse proprio Alessandro Michele la risposta?
“Karl Lagerfeld rimarrà un mistero per sempre, come la sua vita. Forse meglio così, perché quando si vuole essere mitici, certe cose devono restare nascoste, nell’ombra.”
- Alessandro Michele