Reading with Style

«Noi ci innamoriamo dei libri e nel caso de L’Ippocampo sono i libri che chiamano l’editore». È il credo della casa editrice indipendente milanese L'Ippocampo, nata dall’incontro tra Patrick Le Noël e la direttrice editoriale Giuliana Bressan nel 2003. Agli esordi si occupavano di pubblicazioni a tema viaggio, oggi puntano sui titoli illustrati tra moda, design, arte, cucina, saggistica fino ad arrivare ai libri per ragazzi, collaborando con grandi case editrici internazionali come Phaidon e Thames and Hudson. Per il 2023, in occasione del ventennale, Yuko Higuchi (artista giapponese che ha realizzato in passato anche capsule collection con Gucci e Uniqlo) ha creato un’immagine coordinata e il nuovo logo, unendo L’Ippocampo e il gatto distintivo delle sue illustrazioni. Il nuovo stile mixa l’estetica kawaii giapponese e le tinte dark. Una delle collane di maggior successo è Sfilate, originariamente edito da Thames and Hudson, che raccoglie all’interno di ogni volume gli archivi fotografici delle collezioni di un brand. «I libri Sfilate nascono in simbiosi con le maison del lusso, quando i marchi hanno voglia di raccontarsi aprendo gli archivi e scegliendo un periodo ben preciso da raccontare» spiega Matteo Fumagalli, direttore della comunicazione de L’Ippocampo, «Non tutti optano per una visione cronologica delle collezioni, ad esempio con Chanel siamo partiti dalle sfilate di Karl Lagerfeld, con Yves Saint Laurent invece dalle sue collezioni haute couture. Tutto questo dipende da cosa vogliono raccontare le stesse Maison, moltissimi marchi declinano perché non si sentono pronti o sono in atto dei cambi di guardia alla direzione creativa. Dal momento che un brand aderisce al progetto, ci vogliono anni di ricerca per ottenere tutte le immagini, gli archivi sono luoghi meravigliosi ma spesso c’è disordine nella conservazione dei materiali. L’apripista è stato Chanel nel 2017 e comprendeva le intere collezioni di Lagerfeld e il continuo con Virginie Viard, poi abbiamo pubblicato Dior, Louis Vuitton, Yves Saint Laurent, Prada, Vivienne Westwood, Versace e l’ottavo dedicato alla storia di Chloé».

L’occasione per l’ultimo volume a cura di Lou Stoppard sono i 70 anni di storia di Chloé: «C’è voluto tanto tempo a ripercorrerne la storia dall’anno di formazione, il 1952, fino ad arrivare a oggi», spiega Stoppard. «Della fondatrice Gaby Aghion non esistono tantissime informazioni, ma sappiamo che è un brand nato per le donne in carriera. Si chiama con un nome diverso dal suo perché i suoi genitori non erano d’accordo che lei avesse un’attività propria, e in quell’epoca non era dato per scontato che una donna lavorasse. Nella vita la donna Chloé non fa solamente la moglie, ma abbraccia la sua sensibilità in maniera spontanea e non stereotipata, è libera, cool e respira i tempi che corrono, è un marchio molto vivo e ottimistico. E anche con il passaggio delle direzioni creative di Martine Sitbon, Karl Lagerfeld, Stella McCartney, Phoebe Philo, Paulo Melim, Hannah MacGibbon, Clare Waight Keller, Natacha Ramsay-Levi fino all’attuale Gabriela Hearst, c’è sempre stata l’idea della donna in movimento che guarda avanti». Ma come mai i libri della collana Sfilate sono diventati oggetti di culto per il fashion system? «Perché sono strumenti di lavoro per gli addetti ai lavori. Raramente i libri di moda hanno avuto un’impronta così specifica e dettagliata basata sull’archivio e la storia» conclude Fumagalli.