Valeria Golino
Per Valeria Golino il 2021 è iniziato a Los Angeles «L’ultima volta che ho lavorato qui è stato 15 anni fa. E mi fa effetto tornarci nel momento più strano della storia della città dopo il terremoto del ’94. Allora avevamo vissuto in una bolla di emergenza, proprio come oggi. Sono qui per un’opportunità eccitante, la seconda stagione di “The Morning Show”, un bel progetto, un bel ruolo, un rimettersi in gioco secondo regole diverse dalle nostre. Da noi si possono fare belle cose in modo caotico, artigianale, qui devi essere prontissima, preparatissima, magrissima.
L'OFFICIEL ITALIA: Cosa ti aveva spinto ad andare a Los Angeles la prima volta?
VALERIA GOLINO: Non ho mai avuto il “sogno americano”. Avevo 21 anni, avevo appena vinto la Coppa Volpi (per “Storia d’amore” di Francesco Maselli), avevo grandi aspettative. Avevo fatto in Italia un provino per un film della Paramount, mi hanno presa, e sono venuta qui pensando di fare un film e tornare. E invece mi hanno fatto un altro provino, mi hanno presa anche lì e poi un altro... e poi mi sono innamorata. E sono rimasta 12 anni.
LOI: Tra i provini di cui parli c’era quello di “Rain man”...
VG: È stato un film fondamentale per la mia formazione. Per me, appassionata di film fin da bambina e cresciuta in una famiglia di cinefili, Dustin Hoffman era un mito, un genio assoluto. E Tom Cruise era molto per bene, dolcissimo, affettuoso. Era già una mega star ed era un modello di professionalità e disciplina, al contrario di me. Ripensandoci non so come ho fatto a non farmi licenziare, non mi ricordavo le battute, non le studiavo, mi facevo le canne... tanto che a un certo punto Barry Levinson, il regista, mi ha marcato da vicino e mi ha detto: “vuoi vivere di rendita su un po’ d’istinto e un bel musetto, o vuoi metterti a lavorare sul serio?” ed è stato da lì che ho cominciato ad “assumere” il lavoro. Quando ho assistito insieme agli attori alla prima proiezione del film sono uscita in lacrime, pensando: questo film non lo vedrà nessuno.
LOI: Appassionata di film fin da bambina e quindi decisa fin da piccola a fare l’attrice?
VG: Non volevo fare l’attrice, è stata la vita a scegliere per me, certo io ho aderito a quello che mi si presentava . A quattordici anni ho iniziato a fare la modella, era una questione di vanità, emergevo da una lunghissima malattia per cui tra gli 11 e i 13 anni e mezzo avevo vissuto praticamente in un bozzolo. A 17 anni ho conosciuto Lina Wertmüller, che mi ha chiesto di partecipare a “Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada”... e io sono andata con la corrente, esattamente come ho fatto adesso per questo progetto americano, nel bene e nel male, rinunciando a tante cose, rompendo promesse già fatte.
LOI: Hai fatto tanti film... in retrospettiva, quali sono stati quelli fondamentali?
VG: “Storia d’amore”, ovviamente “Rain man”, “The Indian runner” diretto da Sean Penn, un’esperienza fantastica, “Respiro”, “Giulia non esce la sera” di Giuseppe Piccioni, “La guerra di Mario”, “Per amor vostro”, per cui ho vinto la seconda coppa Volpi, e i due film che ho diretto, “Miele” ed “Euforia”.
LOI: Com’è stato il passaggio alla regia?
VG: Tardivo. Ci pensavo da molto e avrei dovuto farlo prima. Come sempre in parte sono stata sballottata dalle circostanze, e in parte è stato naturale, nel senso che il cinema mi è sempre interessato nella sua architettura. Ho passato anni a tartassare chi mi stava intorno fotografandolo e filmandolo tutto il tempo. Da quando faccio la regista lascio i miei amici in pace. In realtà prima di “Miele” avevo diretto un corto, “Armandino e il MADRE”, e la mia produttrice, Viola Prestieri, e il mio compagno di allora, Riccardo Scamarcio, mi hanno incanalato e spinto tantissimo in questa direzione. Provo molta gratitudine per loro, meglio, in generale provo molta gratitudine per gli altri. Sono sempre stata molto in ascolto, molto aperta nell’assorbire le energie di chi mi circonda. Il che naturalmente significa che ne ho anche molto subito le negatività, e a mia volta ho fatto subire agli altri le mie.
LOI: Come spieghi la tua durata in un ambiente sempre in cerca di “the next big thing”?
VG: Resilienza. Capacità di adattarsi. Anche se ho sempre “fatto”, e non ho mai avuto la percezione di cadute, ma sempre quella che le cose stessero andando avanti. Non perché fossi soddisfatta, non lo sono neanche adesso e non lo sarò mai. Naturalmente la resilienza vale nel bene come nel male, perché ci sono situazioni cui avrei dovuto sottrarmi e in cui ho finito per restare, adattandomi.
LOI: Hai un nuovo progetto di regia?
VG: Sto adattando da un anno (e me ne occorrerà almeno un altro) “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza. È un libro che tanti hanno cercato di trasformare in un film. Sono letteralmente immersa in un oceano di scrittura anche perché a un certo punto ho deciso di farne una serie, e questo solo per la prima parte del libro. Sto lavorando con le due sceneggiatrici con cui ho fatto i miei film precedenti, e da poco abbiamo coinvolto anche un uomo perché scrivere otto episodi è come realizzare quattro film. Rispetto a questo lavoro Los Angeles è stata un po’ la mia fuga.
LOI: Dove ti rivedremo?
VG: Ne “La Fortuna” di Nicolangelo Gelormini, già assistente di Sorrentino, e ne “La terra dei figli” di Claudio Cupellini, tratta da una graphic novel post apocalittica. Era la prima volta che ho lavorato con Claudio, e mi piacerebbe tornare a farlo. Sono anche nel cast de “La scuola cattolica” di Stefano Mordini, dove interpreto la madre farfalla del ragazzo geniale, dolce, eterea, positiva, la classica esponente di una famiglia illuminata anni ’70, che poi avrà un risveglio traumatico. In “Occhi blu” di Michela Cescon, un’attrice stupenda, faccio la ladra e non parlo praticamente mai. Piano piano durante le riprese Michela mi ha tolto tutte le battute, come si fa con gli attori cani, sembro Charles Bronson in un film di Sergio Leone.
LOI: Che rapporto hai con le donne?
VG: Più vado avanti con l’età, senza averlo voluto o programmato, più i rapporti con le donne diventano sempre più importanti, intimi, stretti, costanti, e durano nel tempo. Delle donne mi piacciono l’intuizione, l’intelligenza, la curiosità, la capacità d’apprendimento, di analisi portata a volte al parossismo. Quando ero giovane ero molto più proiettata sugli uomini, poi via via è aumentata la mia attrazione per le donne, non da un punto di vista sessuale, anche se poteva succedere come è successo a tante. Concepisco il sesso solo con gli uomini, ed è un peccato, perché avrei il doppio delle possibilità.
LOI: Che rapporto hai con la moda?
VG: Mi piace la moda ma non essere di moda, mi piace perché mi piace il bello, il nuovo. Non mi piace partecipare alla sua santificazione.
LOI: Hai sogni nel cassetto?
VG: Mai avuti, non vivo in prospettiva, e non ho rimpianti; vivo sempre nel presente.
TALENT Valeria Golino
FOTOGRAFO Gianmarco Chieregato
STYLING Giulio Martinelli
TEXT Fabia Di Drusco
HAIR Giannandrea Marongiu
HAIR ASSISTANT Alessandro Rocchi
MAKE UP Nicoletta Pinna @SIMONEBELLIAGENCY e Manola Spaziani @SIMONEBELLIAGENCY
MAKE UP ASSISTANT Raffaele Schioppo
PHOTO ASSISTANTS Gerardo Gaetani e Gianni Franzo
STYILIST ASSISTANTS Adele Barraco e Terry Lospalluto
PRODUCTION PSUITE19