#TalkingWith Olivier Theyskens
“Sono un perfezionista” racconta Olivier Theyskens. Lui è la mente della sua omonima etichetta che dopo aver lavorato per Rochas, Nina Ricci e Theory, è stato nominato a febbraio come direttore creativo di Azzaro Couture. Il suo primo debutto con la presentazione digitale della Spring Summer 2021 è stato supportato dalla performance di “Seedy Tricks di Sylvie Kreush. Ancora fresco dalla presentazione digitale con la collezione L’Horloge, Spring Summer 2021 alla Paris Fashion Week di settembre percepisce aria di cambiamento per il fashion system. “Penso che il mondo stia andando verso una direzione nuova, non si possono cancellare gli eventi di quest’anno.” questa è la visione del designer belga classe 1977. Abiti austeri dallo stile gothic e completi a la garçons, il suo inconfondibile design è contraddistito da forme e silhouette che convivono perfettamente con il corpo femminile e riflettono la sensibilità artistica del cuturier.
Quando eri bambino avevi sempre sognato di diventare un fashion designer, ora che il tuo sogno è diventato realtà quale aspetto della moda di affascina di più?
Amo molto il mio lavoro, è difficile scegliere quale aspetto mi affascini di più. Sono sempre stato molto focalizzato su cosa volevo e dove volessi andare, lo avevo chiaro davanti a me e non mi sono mai fermato davanti a nessun ostacolo. Sono un perfezionista, mi piace continuare a migliorarmi, vorrei arrivare alla perfezione, ogni dettaglio è importante per me.
Prima di diventare il direttore creativo di Azzaro, hai lavorato per Nina Ricci e Rochas. Cosa hai appreso da queste esperienze?
Ho imparato tantissimo da ogni singola esperienza, quando ho iniziato il mio brand lo vidi come un passo enorme, avevo appena finito scuola ed ero nuovo nel mondo del lavoro. Bisogna affrontare tanti situazioni difficili che sembrano insuperabili all’inizio; per esempio, fare il direttore creativo mi ha fatto scoprire tutto il lato business del settore che all’inizio non conoscevo, bisognava ricreare l’immagine del brand, darle nuova vita. Poi mi sono trasferito a New York per cinque anni e lì ho lavorato per un brand di fama globale, quell’esperienza mi ha aperto porte nuove e mi ha mostrato un diverso segmento del settore. In generale penso che non si finisca mai di imparare, ogni esperienza che viviamo è un insegnamento, tutto alla fine ci serve, tutto si va ad aggiungere al nostro bagaglio di culturale.
Quali sono le tue principali ispirazioni? Come funziona il tuo processo creativo?
Ognuno di noi è attratto da diverse cose, emozioni, natura, sentimenti a seconda del proprio gusto poi si decide se seguire una strada oppure un’altra. Io personalmente cerco sempre delle forme, disegno molto finché non trovo la giusta ispirazione; solitamente ho sempre un’idea in mente, ma non sempre riesco a farla diventare realtà al primo tentativo. Una volta che prende forma poi, dalla carta diventa realtà, vedo i tessuti, la sua struttura, e pian piano si concretizza. Prima di tutto, alla base del mio processo creativo c’è il disegno, sempre. Nessun abito non esisteva prima uno sketch.
Quanto è importante per te la vestilibilità di un abito?
Parlare di fit è sempre relativo, ognuno di noi ha un corpo diverso, a seconda di questo e a seconda dei tessuti che si utilizzano la vestibilità dell’abito può cambiare. Sicuramente con il tempo si impara molto anche in questo campo, scopri quali tessuti funzionano meglio, quali forme di abito risultano più belle, quali abbracciano diverse fisicità, quali di meno. È un processo in continua evoluzione e non si ferma mai. Non bisogna spaventarsi se un è qualcosa che sembra essere già stato fatto e studiato, ognuno di noi ha un’idea, un tocco personale che rende unica la creazione.
Le icone passate sembrano affascinarti, hai per caso qualche musa? So che per la Spring Summer 2021 di Olivier Theyskens, Mylène Farmer ha giocato un ruolo fondamentale per la tua collezione..
Che bella domanda, Farmer ha un significato speciale per me. Questa è la mia prima collezione che realizzo per rendere omaggio a qualcuno. Durante la quarantena abbiamo avuto tutti tanto tempo per noi stessi, ed io mi sono ritrovato a ricordare il passato. Sono tornato indietro a quando avevo 10 anni ed ascoltavo ammaliato la voce di Mylène: ho rivisto me stesso cantare a squarciagola le sue canzoni, tra il ’87 e il ’91 furono i suoi anni d’oro, era un icona e artista fortissima, il suo era un personaggio assolutamente caratteristico. Sono ripartito da lì e ho iniziato a disegnare.
Quali sono i tratti distintivi di Olivier Theyskens?
Sono sempre in difficoltà quando mi domandano che cosa mi rende unico. Sicuramente il mio punto di vista personale e quello che mi ispira risponderei. Ma sicuramente anche il mio processo creativo: io so cosa voglio e come lo voglio, silhouette e tessuti. Io ho sempre fermo nella mia mente il mio risultato finale.
Parliamo della collezione L’Horloge Spring Summer 2021.
È una storia buffa in effetti. Ho passato mesi e mesi ad ascoltare la musica rap, a guardarmi e studiare i music video, fare playlist delle canzoni che più mi ispiravano ma nulla, non riuscivo a trovare l’ispirazione corretta. Poi un giorno, appena finita la quarantena, ero fuori con degli amici, ci stavamo sorseggiando un bicchiere di vino, ed eccola lì: in due ore ho disegnato l’intera collezione. Tutto il resto del tempo l’ho passato a cercare di capire come renderla reale. Ho lavorato moltissimo negli atelier di Parigi ed è una collezione davvero unica, posso dire che è stata influenzata da tutti gli eventi che sono successi durante quest’anno.
Sei stato a Parigi tutto il tempo? Il tuo team era lì con te o avete lavorato a distanza?
Si sono stato tutto il tempo a Parigi. Solitamente viaggio molto, vengo spesso in Italia a osservare di persona i tessuti, ma questa volta è stato praticamente impossibile viaggiare. Non posso lamentarmi comunque: con i miei collaboratori abbiamo lavorato insieme qui, e questo ha creato un’energia indescrivibile, tutti hanno toccato con mano il processo creativo ed è stato molto bello.
Qual’è la tua relazione con le collezioni passate? Senti una forte connessione con loro o segui la regola per cui il meglio deve sempre venire?
Bella domanda, devo dire che per quest’anno ho una risposta che non mi sarei mai immaginato di dare. Personalmente ho voltato le spalle alle collezioni precedenti, sì, mentalmente ho tracciato una linea. Penso che il mondo stia andando verso una direzione nuova, non si possono cancellare gli eventi di quest’anno, sono indelebili nella storia dell’uomo. Arrivati a questo punto penso che sia giusto ricominciare da zero, assorbire quello che ci sta capitando e ripartire da qui.