L'intervista a Vittoria Schisano, protagonista de 'La vita che volevi' su Netflix
Scopri l'intervista esclusiva a Vittoria Schisano, protagonista di 'La vita che volevi' su Netflix. Un racconto attraverso questo nuovo progetto, l'accettazione della comunità LGBTQIA+ e sul sogno di un cinema sempre più libero dai pregiudizi.
Scritta e diretta da Ivan Cotroneo, la serie in sei episodi con protagonista Vittoria Schisano, 'La vita che volevi', è finalmente disponibile su Netflix. La storia segue le avventure di Gloria, una donna transgender che conduce una vita serena nella suggestiva città di Lecce, nel cuore della Puglia. Dopo aver completato la sua transizione e trovato stabilità lavorativa e amorosa, Gloria sembra finalmente aver raggiunto la felicità, fino a quando una vecchia amica riappare con una notizia che cambierà le carte in tavola.
Così, in un dialogo con l'interprete di questo ruolo, Vittoria Schisano, abbiamo affrontato tematiche spesso ignorate o giudicate senza alcun criterio logico. Parliamo della comunità LGBTQIA+, che celebriamo questo mese in occasione del Pride Month, e riflettiamo su quanto sia importante non solo celebrarla in questo periodo, ma accettarla e sostenerla anche nei restanti undici mesi dell’anno.
L’OFFICIEL ITALIA: Come è nata l'opportunità di lavorare a questo progetto?
VITTORIA SCHISANO: È nata attraverso una telefonata di Ivan Cotroneo, un amico di lunga data. Lo conosco da quando mi sono trasferita a Roma e, nonostante non abbiamo mai lavorato insieme prima d'ora, ha deciso di coinvolgermi. Mi ha chiamato un giorno dicendomi che aveva scritto una storia e che avrebbe voluto la leggessi. Dopo aver ricevuto il copione, mi sono innamorata immediatamente del personaggio di Gloria. Era un ruolo che colmava un vuoto nel panorama cinematografico e televisivo, in quanto i personaggi transgender sono stati fino ad oggi rappresentati in modo marginale, senza mai essere i protagonisti. Questa storia, invece, offre una prospettiva diversa, raccontando la vita di Gloria senza cadere nei cliché o nei pregiudizi.
LOI: Il punto di vista del racconto non è il solito a cui siamo abituati…
VS: Esatto, c'è sempre una sorta di rivelazione, vero? Qui, invece, non c'è questa dinamica. Gloria non è un personaggio di cui il protagonista si innamora per poi scoprire che non è come pensava. Si racconta la storia di un personaggio simile a tanti altri, e il suo genere è determinante. Questo rispecchia un aspetto della vita reale, perché, come ho sperimentato personalmente, la narrativa nel nostro Paese, forse più della politica, dei media o del cinema, tende ad etichettare le persone in un certo modo. Questo film rappresenta un passo significativo che apre la strada a futuri progressi, spero. Spero possa contribuire a creare una narrazione più contemporanea e aperta. È anche una risposta a coloro che resistono alla rappresentazione delle varie identità di genere, perché non rappresentare equivale a censurare.
LOI: Abbiamo fatto dei passi avanti, soprattutto se consideriamo il dialogo con i giovani. In che modo pensi sia utile sensibilizzare e educare le persone che, per paura o ignoranza, perpetuano pregiudizi sbagliati?
VS: Sicuramente facendo un uso attento delle parole. Da tempo mi batto per questa causa perché, sia che tu sia un giornalista, un politico o un'attrice come me, hai una responsabilità nelle tue parole. Le parole hanno un peso enorme. Ho avuto esperienze di interviste con giornalisti preparati, con cui ho affrontato temi importanti, per poi vedere titoli sensazionalistici che mi hanno amareggiato profondamente. Non solo perché mi sento disconnessa da ciò che sono stata, ma anche perché credo che sia importante vivere nel presente e guardare al futuro, invece che essere costantemente legati al passato.
«Mi piacerebbe essere scelta da un regista per la mia verità, il mio talento, e non solo per un aspetto privato della mia identità».
LOI: Parliamo del set e dei tuoi colleghi. Com'è stato lavorare con loro?
VS: È stato un'esperienza davvero gratificante. Abbiamo condiviso la volontà di raccontare una storia autentica in cui abbiamo fortemente creduto. Questo sentimento ci ha unito e ha reso l'atmosfera incredibilmente positiva. Sentivamo tutti l'importanza del nostro compito nel contesto della società attuale, dove affrontare certi argomenti è complicato. C'è chi vuole censurare, chi cerca di farci smettere di credere nei sogni e di manipolare le informazion. Anche a livello umano, il legame che si è creato è stato speciale. Spesso sul set si forma una sorta di famiglia temporanea, ma questa volta è stato diverso. Con Pina siamo diventate come sorelle, e anche con Nicola Bello, l'attore che interpreta mio figlio, custodisco ricordi preziosi. È stata un'esperienza unica perché, non essendo madre, mi sono trovata a pensare a cosa significhi diventare genitore, soprattutto di un neonato, un'ipotesi che ho considerato in passato e che ogni tanto ancora mi attraversa la mente. Quando ti trovi, per necessità professionale, a interpretare il ruolo di genitore è naturale sentirsi impreparati in qualche modo, perché nessuno ti insegna come farlo. Questo accade anche nella vita reale.
LOI: Quali credi siano, a livello emotivo, le caratteristiche di Gloria che senti tue?
VS: Credo ci siano dei tratti comuni, ma io e Gloria siamo molto diverse. Sicuramente entrambe siamo persone autentiche, senza paura di esprimere ciò che pensiamo, anche se ciò può non piacere agli altri. Abbiamo entrambe compreso che la sincerità è un valore prezioso che dona libertà alle persone, quindi in questo ci identifico sicuramente. Tuttavia, rispetto a me, Gloria ha una visione più cruda e pragmatica della vita. Lei è risoluta e pratica, mentre io sono più incline alla dimensione dei sogni e dell'immaginazione. Anche quando la mia vita non corrispondeva ai miei sogni, ho trovato rifugio in essi, considerandoli quasi una realtà parallela da vivere. Ho lavorato con determinazione per realizzarli, e ora vivo la vita che desideravo da bambina. Gloria, al contrario, è più decisa nell'affrontare le sfide e nel perseguire i suoi obiettivi senza tentennamenti. Dopo aver interpretato questo ruolo per un po', mi sono ritrovata a riflettere su di esso e ho persino deciso di acquistare una casa nel Salento, in parte perché mi sono innamorata di questa terra e dell'accoglienza calorosa dei pugliesi.
LOI: Raccontaci cosa ha generato questo amore…
VS: Dopo le riprese, ho deciso di prolungare il mio soggiorno nel Salento. Questa esperienza ha generato un legame speciale tra me e il personaggio di Gloria, che ha continuato a influenzarmi anche dopo. Abbiamo condiviso una sorta di scambio emotivo reciproco: se Gloria mi ha donato praticità, io le ho regalato la mia dolcezza. Ora trascorro il mio tempo equamente tra il Salento, Roma e Napoli, e ogni tanto sento una sorta di connessione con il personaggio di Gloria quando sono a Lecce. Interpretare questo ruolo mi ha cambiata profondamente, aggiungendo maturità alla mia vita.
«I diritti non danneggiano nessuno. Dare diritti non significa toglierne».
LOI: Qualche aneddoto dal set…
VS: C'è una cosa che mi fa davvero ridere: Alessio Lapice cantava Gigi D'Alessio mentre io ballavo, e contemporaneamente Giuseppe Zeno, nei momenti che non posso rivelarti per evitare spoiler, mi faceva sentire Nino D'Angelo. Il set era praticamente diventato un ambiente neomelodico, almeno durante le pause. È stato divertente perché si passava dall'emozione alle risate in pochissimo tempo. L'atmosfera è stata davvero magica.
LOI: In questo mese celebriamo il Pride Month, cosa senti di voler dire ai più giovani?
VS: A chi vive discriminazioni di ogni genere vorrei dire di non credere a chi dice loro di essere sbagliati e di non nascondersi dietro scuse come essere nati nella provincia sbagliata o appartenere alla famiglia sbagliata. Devono rimboccarsi le maniche, lottare per avere la vita che desiderano e che li rappresenti. Non devono farsi ingannare da politici che cercano di creare divisioni. Crescendo, ho imparato dall'esempio dei miei genitori che siamo tutti uguali davanti alla legge, con gli stessi diritti e doveri ed è importante che tutte le persone siano rappresentate senza distinzioni. Si parla molto di educazione sessuale a scuola, ma ritengo che sia importante anche l'educazione affettiva e civica. Prima di imparare altre materie, è fondamentale imparare a rispettare se stessi e le diversità degli altri. Questo è il fondamento per una società sana.
LOI: Parlando di progetti futuri, hai un sogno nel cassetto?
'La vita che volevi' ha un significato molto importante per me, sia come attrice che come persona. Vorrei che il cinema fosse libero di offrirmi ruoli basati sul mio talento, la mia verità e la mia faccia, indipendentemente dal fatto che il personaggio appartenga alla comunità LGBTQIA+, sia cisgender o una donna transgender. Vorrei interpretare ruoli come madre, suora o santa con totale libertà, senza pregiudizi. Le storie dovrebbero essere raccontate senza limiti, mescolando le vite e le verità dei personaggi, dove l'identità di genere sia solo una sfumatura, come essere vegetariano, biondo o moro. Oppure, che l'identità di genere non venga neanche specificata, perché alla fine, cosa importa?
Team cretids:
PHOTOGRAPHY Donato Scardi;
STYLING Francesca Russo;
HAIR & MAKE UP Anna Valentini .