Gossip Girl: tutto, o quasi, raccontato dal costumista Eric Daman
Durante la quarantena, grazie a Netflix, una nuova generazione ha potuto scoprire le storie, i look e il glamour, spesso emulato, dei personaggi della serie Tv di Gossip Girl. I nostri East-Siders preferiti: Serena, Blair, Chuck, Dan e Nate durante le sei stagioni di serie, ha essenzialmente dettato come un intero gruppo demografico ha scelto di vestirsi. Un'ispirazione di stile che ancora oggi è iconica: i cerchietti di Blair, gli abiti scintillanti di Serena, le sciarpe di Chuck e così ancora. Abbiamo parlato con il costumista Eric Daman, che ci ha svelato alcune curiosità su come ha costruito quello che è uno stile e cosa ci aspetta il Reboot di Gossip Girl, che viene girato proprio in questi giorni.
(Ritratto di Robert Richards)
Come hai iniziato la tua carriera nel mondo della moda?
Eric Daman: In primis da giovane mi sono trasferito a Parigi per studiare letteratura francese alla Sorbonne e lavoravo in una boutique chiamata “Magic Circle” che era piuttosto innovativa. Era in Place Bastille e si distingueva perché capace di mixare capi high-end con designer emergenti. Qui fui casualmente notato e scovato da Steven Meisel e una settimana dopo mi trovavo su un aereo diretto a New York per andare a girare una campagna di Calvin Klein. È stata una di quelle occasioni che l’universo ti offre una volta nella vita, non potevo non coglierla.
So che così hai iniziato a lavorare con Kate Moss, come è stato?
Ricordo che è stato incredibile! Era il 1992-1993 e ricordo che capitò persino di iniziare a cantare insieme sul set, è stato un sogno per me, lei era adorabile anche se devo ammettere che prima di conoscerla ero piuttosto agitato. Ha ispirato lei il personaggio di Serena. Mi ritengo piuttosto fortunato, ho lavorato con super modelle come Kate e Naomi Campbell e fotografi di fama internazionale. C’era moltissimo da imparare da queste persone, erano grandi fonti di ispirazione. Nei dietro le quinte per esempio ho lavorato parecchio con Joe McNally ma per quanto apprezzassi il lavoro dei fotografi mi sono subito reso conto che mi affascinava di più quello degli stylist, mi sentivo più connesso a quel mondo
Parlami allora di come hai conosciuto Patricia Field e della tua esperienza con "Sex and the City"
Ho avuto modo di conoscere Pat quando ancora lavoravo nella boutique a Parigi, le vendevamo dei pezzi per la sua boutique di New York. Poi mi sono trasferito a New York e qui ho iniziato a fare i miei primi lavori come stylist e un giorno mi sono imbattuto casualmente in Patricia per strada e lei stava per cominciare la seconda stagione di "Sex And The City "e mi disse che stava cercando un’assistente, qualcuno che avesse un background editoriale e che al tempo stesso si intendesse di costume design. I miei amici mi incoraggiarono a fare un colloquio e così feci. Feci un colloquio con Patricia e Sarah Jessica Parker e devo dire che andò decisamente bene, un mese dopo iniziai a lavorare come assistente di Patricia, con lei vincemmo un Emmy per la terza stagione di "Sex and The City". Patricia è una forza della natura, è visionaria, ho imparato moltissimo da lei.
Quando hai iniziato Gossip Girl l’idea che i personaggi diventassero delle icone di stile era voluta?
Direi di si, abbiamo costruito le loro personalità passo dopo passo in modo molto accurato. Volevamo creare un magazine di moda vivente, questo era l’intento. Abbiamo anche cercato di fare in modo che gli spettatori potessero riconoscere facilmente i marchi indossati dai personaggi. Ogni gruppo di ragazze si rifaceva ad uno specifico stilista.
Per quanto riguarda le uniformi scolastiche, sono Ralph Lauren o semplicemente si ispirano al brand?
Ci siamo rifatti alle classiche divise delle scuole della East-Coast però al tempo stesso volevamo donare loro un tocco unico. Ci sono molti tocchi sovversivi, la cravatta allentata, i cerchietti, i cappelli, le sciarpe, i foulard nei capelli e i calzettoni sopra le ginocchia, specie perché girare a New York in pieno inverno era dura a livello di temperature.
Quali brand emergenti hai lanciato grazie allo show?
Proenza Schouler sicuramente e poi Rodarte e Vena Cava (che sfortunatamente non esiste più).
Quali erano invece le Maison sulle quali facevi regolarmente affidamento per lo show?
Chanel principalmente. Poi Valentino, Ferragamo e Dior furono entusiasti all’idea di lavorare con noi, ma questo a partire dalla seconda stagione. Poi Moschino, Marc Jacobs, Louboutin, Roger Vivier.
Come hai creato i look di ciascun personaggio? Avevi le idee chiare fin dall’inizio?
La cosa importante è far si che i personaggi abbiano look totalmente diversi e qui, ti sembrerà strano, ma mi è venuta in soccorso la mia laurea in letteratura francese alla Sorbonne, mi ha aiutato a leggere i libri e immaginarmi i personaggi. Per esempio i cerchietti di Blaire sono una sorta di suo super potere, è quel tocco in più che la rende unica, la sua tiara da principessa. Per Serena il tocco di classe è darle quella nonchalance naturale e innata. Indossa tante paillettes perché è uno spirito volitivo, che però irradia con il suo sorriso. Il più complicato da rendere è stato Chuck Bass, era una personalità complicata da esprimere tramite i look, il suo è uno stile dandy che può facilmente essere compreso dagli inglesi più che dagli americani
Quando guardiamo Chuck non possiamo fare altro che pensare che i suoi abiti siano perfetti per lui, che esprimano perfettamente il suo charme.
Sicuramente questo è dato anche dal fatto che è un attore fantastico. Poi c’è da dire che c’è anche tutta una trasformazione del personaggio nel corso delle stagioni. Non a caso Chuck perde la sciarpa, suo marchio di fabbrica nella prima stagione e diventa più adulto. Su Instagram trovi un account dedicato solo alla sciarpa, si chiama Boris e la vendono ancora, è di J.Press un marchio di abbigliamento dedicato alle uniformi scolastiche fino al 1902.
Cosa mi dici rispetto agli altri personaggi?
Little J è sicuramente è il personaggio che evolve maggiormente nella serie, parte da ragazza semplice di Brooklyn per ambire poi a divenire la nuova Queen B e qui inizierà anche a sfoggiare abiti che in realtà non si può permettere, entra in un mondo glamour che in realtà non è il suo e infatti poi ne pagherà le conseguenze. Dan invece è il classico ragazzo intellettuale che inizialmente non si cura del look e indossa H&M e che finirà ad indossare un completo Dior quando la sua trasformazione in Upper East sider è completa.
Diciamo che questo esempio rende al meglio quello che è il messaggio che Gossip Girl cerca di lanciare: Il mondo dell’Upper-East-Side può risultare ridicolo agli occhi di chi non lo vive, una farsa, una gabbia dorata ma in realtà quando ci si avvicina e ci si entra in contatto si finisce poi a non poterne fare a meno…
Esattamente e quando ci entri non c’è modo di uscirne, vieni assorbito.
E Nate invece?
Sembra tanto il prototipo del bell’americano che tutte le ragazze desiderano, ed è questo il personaggio che abbiamo cercato di creare. Lui indossa Ralph Lauren e camicie di Brooks Brothers.
Quali sono invece i designer indossati da Chuck, c’è una scena in cui Blaire gli ruba le scarpe e lui esclama “Rivoglio le mie Bottega”?
Chuck veste molti brand italiani, Bottega Veneta e Armani principalmente. Immaginavo che il suo gusto raffinato guardasse alle creazioni Made in Italy. Sarebbe molto in tendenza ora come ora, visto il successo di alcuni dei brand. Ma anche alcuni designer inglesi. Completi di Savile Row di Ozwald Boateng ad esempio.
C’è Prada nello Show?
No, e non perché non mi piaccia ma perché non era adatta in quegli anni alla serie che avevamo in mente.
Mi parleresti dei look parigini di Gossip Girl?
Posso dirti che ho sempre avuto una connessione molto forte con Parigi, li abbiamo girato due dei miei episodi preferiti della serie. L’essere a Parigi ci ha anche dato la possibilità di accedere a designer che non avevamo a New York, Balmain per esempio. E accesso a Chanel ed abiti couture. La figlia di Anna Wintour, Bee era una fan di Gossip Girl, grazie a questo la relazione Chanel-Blake Lively-Karl Lagerfeld diede a tutto una spinta fondamentale. Diciamo che il cambio totale di look dei personaggi quando sono a Parigi è voluto, cambiando lo scenario è come se mutassero i personaggi. Pensiamo alla scena incredibile alla stazione dei treni tra Chuck e Blair, lei indossa un meraviglioso abito da sera arancione di Oscar de la Renta. Se penso che l'ho visto in una vetrina dei magazzini Bergdorf Goodman un giorno prima di partire! Diciamo che è stato amore a prima a vista e ho dovuto portarlo con me. Era il vestito perfetto per Blair.
Anche i colori cambiamo radicalmente da Parigi a New York
Esatto, come americani pensiamo che Parigi sia la capitale della moda e la immaginiamo con colori sgargianti ma nella realtà non penso sia così, le tinte che si vedono sono per lo più neutre. Il fatto che io abbia vestito Serena e Blair con paillettes e colori sgargianti nelle puntate girate a Parigi voleva rappresentare quello che è l’ideale americano della moda parigina, che però appunto non corrisponde alla realtà. Rappresenta il "nostro" modo di sentirci a Parigi.
Cosa ci puoi dire del nuovo reebot?
La cosa più importante è sapere che l’inclusività e la diversità saranno due temi importanti e poi posso dirti che sarà bellissimo e diverso dal Gossip Girl che conoscevamo. E i vestiti sono pazzeschi, ovviamente! Ci saranno dei classici ma anche molti marchi nuovi da scoprire. Di sicuro posso dire che Ferragamo e Chanel sono entusiasti di partecipare alla versione 2.0. Ci saranno anche label come Balenciaga e Staud.
Vedremo i vecchi personaggi che tanto amiamo?
Chi lo sa, forse!
Quali sono stati i momenti salienti della tua carriera da Gossip Girl in poi?
Dopo Gossip Girl mi sono occupato di “Carrie Diaries” ed è stato davvero emozionante, un modo per scoprire chi fosse Carrie Bradshaw nella sua versione High-School. Poi ho lavorato ad una miniserie di dieci episodi mandata in onda dalla ABC intitolata “The Astronaut Wives Club”basata su libro. Le vibes erano anni Cinquanta-Sessanta, ho pertanto avuto modo di giocare con il vintage. È stato bellissimo per me. Anche la storia era assolutamente interessante, si trattava del primo show che poneva l’attenzione sulla vita delle mogli, delle casalinghe. Poi mi sono occupato della serie televisiva “Billions” che ha come protagonisti New York e il mondo della finanza.
Potresti raccontarci qualcosa della relazione con Diane Pernet. Collabori ad ASVOFF 12 in qualità di giudice dei costumi dei film che partecipano al suo film festival.
L’ho conosciuta nel 1990 se non ricordo male mentre ero a Parigi per girare Gossip Girl e ricevetti un invito per la sfilata di Chanel. Degli amici che avevamo in comune continuavano a ripetermi che avrei dovuto incontrarla e così feci. Quando ho lasciato Parigi siamo rimasti in contatto e il nostro è diventato un rapporto a distanza, cercavamo però di vederci almeno una volta all’anno. Da lì ci siamo sempre sentiti, e abbiamo deciso di collaborare per ASVOFF12. Sono andata a NuBoyana in Bulgaria su questi meravigliosi set, dove moltissimi film sono girati. Ho tenuto delle master class di styling e avuto modo di conoscere moltissimi nuovi e talentuosi costume designer scrutinando i film in concorso. Non vedo l'ora di partecipare ai prossimi! L'ultimo è stato online, ma speriamo in nuove stimolanti avventure. Magari a Parigi!
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