Antonio Marras racconta il progetto "Il mare dove non si tocca" presentato alla MDW 2024
Da NonostanteMarras in via Cola di Rienzo, Antonio Marras presenta il suo progetto in occasione della Milano Design Week.
«I progetti sono tutti figli e tutti sono ‘piezz’e core’» spiega Antonio Marras che durante la Milano Design Week 2024 rinnova la collaborazione con la Famiglia Rana e introduce la nuova liaison creativa ANTONIO MARRAS+NODO ITALIA con un progetto intitolato “Il mare dove non si tocca”. Il concept store NonostanteMarras - pensato come evoluzione sensoriale dello shopping tradizionale - porterà in scena i progetti che saranno visitabilo in occasione del Salone del Mobile in programma dal 16 al 21 aprile.
L’OFFICIEL ITALIA: Come mai hai battezzato il tuo progetto per la Milano Design Week con questo titolo?
ANTONIO MARRAS: Il titolo “Il mare dove non si tocca” proviene dal libro di Fabio Genovesiche che ho trovato per caso e racconta perfettamente il concetto di mare dove non si tocca, quando non si vede ne percepisce il fondo e c’é solamente oscurità. Per me significava avventurarsi nei territori pericolosi, imprevedibili, lontani dalla tua confort zone. Il mare è anche un elemento fondamentale per me, rappresenta l’altrove e il ponte per raggiungere il “continente”. È il mio elemento, da esso traggo energia, storie e mi piace in qualsiasi sua espressione, l’idea di pericolo non mi sfiora nemmeno e questa volta volevo un po' esplorare la sua immensità.
LOI: Che rapporto ha Antonio Marras con il design?
AM: Moda e design sono due espressioni creative che hanno operato - almeno fino a qualche tempo fa - su più percorsi paralleli che convergenti. Invece vi è uno stretto confronto dialettico tra i due mondi. Per me si tratta di realtà che si alimentano reciprocamente, traggono forza dai loro incontri e scontri su ambiti familiari separati da una sottile linea. È più difficile cercare di spiegare la distanza, le differenze, che metterne in luce le similitudini, le analogie, gli intrecci, le contaminazioni, le sovrapposizioni. Penso ad architetti che disegnano abiti, ad artisti che creano modelli, a sarti e stilisti che progettano arredi, sconfinando l’uno nel campo dell’altro. Poiret, Dalì, Chanel, Balenciaga, Courrèges, Andy Warhol per citarne alcuni. I punti di contatto fra i due settori sono tanti e tanti i vantaggi dell’operare insieme, affrontare insieme la competitività internazionale, mantenere e difendere i valori della ricerca e dell’invenzione. Moda e design sono sempre più considerati espressione di cultura unitaria, abiti e oggetti trovano posto negli stessi luoghi, luoghi simbolici di comunicazione e di scambio. Ad esempio, Milano, città della moda, diventa negli anni anche città del design e calendari di eventi si intrecciano. La Settimana della moda e il Salone del mobile sono momenti di scambio e promozione per entrambi i settori. Oggi le scuole di design si aprono ad ambiti diversi: progetto, prodotti d’arredo, comunicazione, prodotti di moda e creano professionisti consapevoli che operano nelle imprese del design e della moda e decretandone il successo.
LOI: Lo spazio “NonostanteMarras” cambia di continuo a seconda del progetto e a seconda delle storie che vengono veicolate dal marchio. In che modo è cambiato e che cosa avete deciso di raccontare questa volta?
AM: “NonostanteMarras” nasce nonostante me, da un’idea e dalla volontà ostinata di mia moglie Patrizia. Prende forma e mi stupisce ogni giorno di più perché sembra realizzare un disegno preordinato e allo stesso tempo come un’opera aperta in continua evoluzione. È diventato un luogo per me indispensabile. Un progetto caldo, carezzevole, comodo, in esso ritrovo tutto il mio mondo, il lavoro, gli amici, le mie grandi passioni. Il caos che ho dentro trova un ulteriore vita e ordine in un disordine solo apparente e rappresenta la mia idea di vita, di casa, di arte, di lavoro, di comunicare e abitare nel vero senso che ha questo verbo. Avere, possedere, muoversi in un luogo che è un rifugio, una piccola isola nel distratto frastuono del mondo, un approdo prezioso nel quale fermarsi, ricaricarsi di nuove energie per poi ripartire. Questa volta raccontiamo la storia di un Marinaio di nome Ulisse che scopre la vera Atlantide: la Sardegna.
LOI: Che cosa include l’esposizione?
AM: Include ceramiche, carta da parati, divani, sedie, poltrone, tavoli, tavolini, pouf, allestimenti e ovviamente moda. Puó bastare? Direi che racconta un modo di vivere.
LOI: Dal tuo punto di vista dove emergono di più le tue origini e la Sardegna?
AM: Emergono sempre anche se non voglio, e anche se parlo di Giappone, si legge sempre la Sardegna. Emerge nella voglia del racconto orale che si tramanda da padre in figlio, dal lavoro artigianale delle ceramiche, dall’attaccamento alle radici, alla famiglia e all’accoglienza.
LOI: Come avete conciliato i sapori misteriosi della cucina sarda con la tradizione della Famiglia Rana con la quale hai collaborato per il Temporary Bistrot in “NonostanteMarras”?
AM: È stato facile perché condividiamo valori e sapori. Loro hanno pensato a noi, alla nostra terra e al tema che abbiamo condiviso. É tutta una questione di alchimia.
LOI: Per questa occasione avete avviato una partnership con Nodo Italia per la collaborazione ANTONIO MARRAS+NODO ITALIA. Che cosa avete presentato insieme?
AM: Alla base c’è sempre la curiosità, il desiderio di mettermi alla prova, la sfida. Io sono un curioso, un avventato, ho folli innamoramenti, mi appassiono con facilità, credo negli incontri e mi butto. È questo lo spirito con cui vivo le mie giornate e inevitabilmente, mi porta a sconfinare, a uscire dai margini, dalle righe, a scantonare. Non per presunzione ma credo che sia un modo personale per provare i miei limiti. E il lavoro con NODO ITALIA che si occupa principalmente di arredi per esterno che per me l’esterno è interno e viceversa. Io ho decorato, vestito, ricoperto divani, sedie, tavoli, poltrone e pouf intrecciando cime e corde. La mia è una riflessione sulla memoria, il tempo che si deposita sugli oggetti e stratifica. Insomma, mi esercito sugli oggetti come sugli abiti e sugli abiti come sugli oggetti! E con gli oggetti cerco di comunicare, usando lo stesso alfabeto.
LOI: Qual è stata la cosa più stimolante del progetto “Il mare dove non si tocca”?
AM: Ormai sono anni che collaboriamo con la famiglia Rana e l’unione è consolidata. Le ceramiche sono la mia passione e valvola di sfogo, ogni anno pensiamo una carta da parati nuova legata al tema e ogni volta mi dispiace perdere la precedente, l’allestimento del labirinto delle meduse mi ha riempito il cuore e il lavoro con NODO ITALIA è stato sicuramente sfidante.
LOI: Che cosa farai dopo la Milano Design Week?
AM: Vorrei andare ad Alghero e nuotare sino a dove non si tocca.