Joan Thiele, da Sanremo a "Joanita", intervista alla voce dell'indie pop italiano
Cantautrice e producer, già premiata con un David di Donatello per la canzone “Proiettili”, a Sanremo 2025 ha incantato la platea con la sua attitude indie e il total look Chanel.
Photography ALAN GELATI
Styling RICCARDO MARIA CHIACCHIO
Text by GIULIA GILEBBI
Uno studio d’arte in Lorenteggio, Milano. Parquet, grandi tavoli da lavoro e opere d’arte. Una sull’altra, accatastate, ci sono sculture, prototipi, grandi tele, bozzetti di acquerello, acrilici, libri, appunti… così tanti elementi che è impossibile non lasciarsi coinvolgere dallo spirito creativo di Carlo Cossignani, il fidanzato di Joan Thiele, artista contemporaneo e proprietario dello spazio che ospita lo shooting sotto lo sguardo vigile di Fausto, il loro cagnolino. Si respira aria di casa, anche se sono pronte le postazioni per hair and make up e le relle sono cariche di abiti in tweed, mantelle bordate di piume; accanto box di gioielli. «Questo per me è un luogo di grande ispirazione, stimo molto Carlo come artista e con lui condivido tutto, mi piace l’idea di creare un set nel suo studio perché anche nella mia musica le immagini hanno un ruolo importante e ritrovarmi immersa tra le sue opere è sempre stimolante».
L'OFFICIEL: Partiamo dall’inizio, come ti sei avvicinata alla musica?
Joan Thiele: Da bambina, avevo sei anni, e già allora era per me una via di fuga dalla solitudine, una sorta di cura, una porticina da attraversare per stare meglio. Un paio di anni fa ho ritrovato un mio vecchio disegno che mi rappresenta con il microfono in mano, ogni volta che lo guardo provo grande tenerezza ma anche felicità. La musica è quella cosa che proprio non riesco a non fare, oggi è il mio lavoro ma anche in un altro scenario ci sarebbe comunque stata.
LO: “Joanita” è il titolo del tuo ultimo album, richiama la te bambina?
JT: Joanita rappresenta la ragazzina che avevo dentro, con i suoi sogni e senza paura. Joanita è puro istinto, ha quella fame di chi vuole farcela ad ogni costo. Ritrovare quel disegno ha riportato alla luce quella parte e sono orgogliosa di aver inseguito il mio sogno.
LO: In cosa la musica ti è stata di aiuto?
JT: Sono molto critica con me stessa, mi massacro e in passato non mi sono data molto valore. La musica mi ha aiutato sotto quest’aspetto accrescendo la mia autostima.
LO: Il tuo è stato un percorso musicale lungo, iniziato a 18 anni quando cantavi in inglese, hai avuto pazienza e perseveranza…
JT: Oggi c’è una tendenza tra gli artisti alla velocità e all’essere sempre performanti. Il mio percorso, al contrario, è stato piuttosto graduale, non ho avuto fretta, ho rispettato i miei tempi dando spazio alla musica e al mio mondo interiore. Non siamo tutti uguali, non abbiamo date di scadenza, ed è anche questo il bello.
LO: Sull’essere performante… ti sei mai sentita sotto pressione?
JT: Quando sei molto autocritica chiedi sempre di più a te stessa fino, in alcuni casi, all’auto boicottaggio. È una sensazione strana, più ottieni risultati, più ti chiedi se te li meriti… Gli ultimi anni mi hanno permesso di capire che ciò che sto facendo è sincero e senza aspettative, è stato liberatorio.
LO: Nelle tue canzoni si parla spesso di fragilità, come anche in “Eco” presentata al festival di Sanremo, ce le racconti?
JT: Spesso abbiamo paura di mostrare i nostri sentimenti, di sbagliare e di non essere all’altezza. Sono fragilità comuni che dobbiamo imparare ad esorcizzare e normalizzare.
LO: “Eco” l’hai dedicata a tuo fratello. Quando hai capito che la canzone era per lui?
JT: Ero nel mio studio, con la chitarra in mano e il microfono acceso, le cuffie e provavo “Eco”, mi è scesa qualche lacrima pensando a mio fratello e alla persona meravigliosa che è, a mia madre e a quanto sia una donna forte e ad alcuni momenti difficili che abbiamo superato insieme. Cantavo e pensavo al rapporto familiare speciale che abbiamo, all’amore che ci unisce. Non erano lacrime di tristezza ma di gioia.
LO: E lui come ha reagito al primo ascolto?
JT: Era molto emozionato. Mi ha accompagnato anche a Sanremo. È una persona con la quale condivido tanto, sia personalmente che artisticamente, ascoltiamo tantissima musica insieme.
LO: Cosa vi piace ascoltare?
JT: Le colonne sonore. Nell’ultimo album ho campionato alcuni brani del compositore Piero Umiliani, quando ho avuto la possibilità di andare a Roma a conoscere le sue figlie e visitare il suo archivio, mio fratello era emozionantissimo come se dovessi andare a conoscere Beyoncé. Io e lui musicalmente ci capiamo molto.
LO: Come hai recuperato il lavoro di Piero Umiliani?
JT: Qualche anno fa sognai di essere in uno studio di registrazione con Piero Umiliani, la mattina dopo presa dall’euforia postai una story raccontandolo sul mio profilo privato dedicato alle colonne sonore. Mi risposero le sue figlie, invitandomi a Roma a visitare l’archivio/studio del padre. Ho potuto accedervi e recuperare tanto materiale che poi ho campionato e riutilizzato in “Joanita”.
LO: Quale lavoro di Umiliani ti piace in particolar modo?
JT: “La legge dei Gangsters” è uno dei miei preferiti. Umiliani è stato un compositore innovativo e un pioniere. Mi è piaciuto molto poter dare a una parte del suo lavoro una seconda vita.
LO: Anche il tuo album “Joanita” è ricco di immagini vivide, se fosse un colore quale sarebbe?
JT: Ci sono tanti colori dentro e i quattro elementi (fuoco, acqua, terra e aria), sicuramente l’arancio e l’azzurro.
LO: Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
JT: Sono cresciuta sognando di essere Joni Mitchell; Joan Baez, Nina Simone e Lauryn Hill sono state fondamentali. Ho sempre avuto al mio fianco donne forti: mia madre, mia nonna e mia zia e ho ricercato anche nella musica artiste che lo fossero. C’è un brano dell’album che parla di femminilità, “Bacio sulla fronte”.
LO: Non sembri temere la cosiddetta competizione femminile.
JT: Zero. Se conosco una donna brava e competente mi entusiasmo e provo ammirazione, poi penso «Wow! Che bello.»
LO: Parliamo della tua chitarra, sul set ne avevi una bianca e arancio che hai fatto tu…
JT: Ho progettato con un mio amico designer una linea di chitarre fatte con polvere di marmo e lana. Con l’aiuto di liutai esperti ne abbiamo prototipate tre, quelle di Sanremo. La chitarra per me ha un valore importante, mi riporta alla Joanita che ascoltava i Led Zeppelin.
LO: Che consiglio le daresti e quale daresti alla te stessa di ora?
JT: A Joanita consiglierei di credere in sè stessa. A Joan di ritrovare la Joanita ragazzina per non perdersi.
LO: Arriviamo alla moda. A Sanremo eri vestita Chanel.
JT: La moda è uno degli elementi che rappresenta l’immaginario dell’artista con il colore, gli abiti e gli accessori. La collaborazione con un brand iconico come Chanel è stata molto interessante; ho cercato di reinterpretare a mio modo i codici della maison. Per Sanremo abbiamo scelto le mantelle, i capelli raccolti in trecce lunghissime, una sorta di Sailor Moon contemporanea ma più sofisticata ed elegante. Abbiamo giocato e ci siamo divertiti.
In tutto il servizio collana, bracciali e anelli "Coco Crush" in oro giallo, bianco o beige con diamanti, CHANEL JOAILLERIE; make up occhi realizzato con Eyeliner Signature de Chanel Noir e mascara Noir Allure Noir, CHANEL BEAUTY.
HAIR: Erisson Musella @ BLEND MGMT
MAKE UP: Serena Congiu @ BLEND MGMT using CHANEL
NAIL: Isabella Franchi @ BLEND MGMT
PHOTO ASSISTANT: Luca Costa
STYLING ASSISTANT: Chiara Trimigliozzi
THANKS TO: Carlo Cossignani