Fashion Week

K-Way, sfilata di debutto a Pitti Uomo

Per la prima sfilata della storia di K-Way, oltre ai look da uomo e da donna sale in passerella il fondatore del marchio Léon-Claude Duhamel, insieme alla famiglia Boglione che oggi possiede il brand
K-Way collezione Autunno Inverno 2020
K-Way collezione Autunno Inverno 2020

Firenze, Palazzo dei Valori. È lì che sul finire della seconda giornata di Pitti Uomo va in scena la prima sfilata della storia di K-Way, il marchio francese nato nel 1965 dalla mente di Léon-Claude Duhamel, un tranquillo commerciante che in una giornata di pioggia si inventò un indumento più pratico da portare in giro di un ombrello (grazie alla tasca che si trasforma in marsupio) e altrettanto efficace nel proteggere dalle intemperie. Lo show è scattante, fresco, preciso, con una serie di look da uomo e da donna calibrati benissimo nel raccontare un mondo casual sì, ma assai stiloso, che ha tutte le carte in regola per funzionare alla grande sul mercato. E quando l’ultimo dei modelli scantona nel backstage dopo il finale collettivo di rito, ecco che Marco Boglione, fondatore e presidente della torinese Basicnet che oggi possiede il marchio, si alza in piedi con il microfono in mano per invitare al suo fianco proprio Monsieur Duhamel, ospite d’onore il cui sguardo è un misto di imbarazzo e orgoglio. Certo il fatturato del brand ormai non è più affar suo, quanto del figlio di Boglione, Lorenzo, che affianca il padre in pedana, oltre che nel cda insieme al fratello Alessandro. Ma in quella manciata di secondi in cui si ritrovano tutti insieme, accompagnati anche dall’ad di Pitti Immagine Raffaello Napoleone, c’è un po’ il senso della moda, tra business e intuizione. Prima di accomodarsi in sala, gli ospiti avevano seguito il percorso espositivo pensato per accompagnarli in un breve viaggio tra gli oggetti che sono entrati nel linguaggio comune, come il K-Way, la penna Bic o il Lego, tanto da meritarsi una definizione nei dizionari. Quando un indumento esce dal proprio ambito di pertinenza per trasformarsi in un riferimento culturale raggiunge un traguardo clamoroso. Se poi c’è chi, come i Boglione, si fa carico di conservarne l’essenza e di portarlo avanti nel tempo, allora quel sottile giubbetto di nylon racchiuso in una tasca ha buone chances di scrivere una piccola pagina di storia.

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