Jean Paul Gaultier Couture Spring 2023 è con Haider Ackermann
Ultimo appuntamento importante per la settimana parigina dell'Haute Couture: vedere il ritorno di Haider Ackermann. Il designer è il guest scelto per la stagione Spring 2023 e in prima fila, oltre a Jean Paul in persona, c'erano Timothée Chalamet, Catherine Catherine Deneuve, Carla Bruni e la musa Tilda Swinton.
Sublime. Questa è la parola che echeggia più volte alla fine dello show di Jean Paul Gualtier Haute Couture Spring 2023 by Haider Ackermann. Un successo scandito anche dalla standing ovation finale, gli applausi del parterre di ospiti internazionali, le top model, tra cui Maria Carla Boscono, Saskia De Brauw, Awar Odhiang, e Aymeline Valade, che piangono abbrancciando entrami i designer. Haider Ackermann — lo stilista di origine colombiana forse meglio conosciuto negli ultimi mesi per quella tuta in raso rosso con scollo all'americana indossata dall'uomo immagine di Ackermann per eccellenza ovvero Timothée Chalamet sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia — è il quarto stilista invitato a creare una collezione couture per Jean Paul Gaultier — dopo nomi di direttori creativi del calibro di Oliver Rousteing (Balmain), Glenn Martens (Y/Project e Diesel) e Chitose Abe (Sacai).
In linea con la "temperatura" di queste ultime sfilate, couture e non, questa collezione esplora il lato più essenziale dell'anima di Gualtier e lo interseca con i tagli netti, il colore e la fluidità di Ackermann. Abiti con piume che adornano le scollature di lunghi abiti architettonici, non possono non far pensare alla prima collezione couture di Jean Paul Gaultier nel 1997 dove enormi piume di pappagallo si appoggiavano sulle spalline e braccia di un abito bustier. E poi le linee suiting di abiti maschili che si fanno abito riecheggiano alla sfilata couture della Spring 2004 e della Spring 2013, con il frack anche per lei. Niente reggiseni a cono appuntito, ma volumi in raso su brassiere, abiti body che sembrano così impalpabili da essere assimilati a seconda pelle, decori a punta che coprono il seno e si avvicinano al viso, tute per lui e per lei in aculei di tessuto iridescente sono stati applicati uno ad uno. Una collana per spalle, un torchon di cristalli come uno dei pochi ed elegantissimi orpelli, pantaloni a vita alta con fusciacche e gambe skinny, look in paillettes luccicanti dalla testa ai piedi. Niente esagerazioni, quasi nessun rumore, nemmeno la musica ha un vero e proprio beat ma una voce narrante, fino alle note di "Baraye" di Shervin Hajipoor, canzone simbolo delle prosteste in Iran. Un tempo lungo un'ora per via dell'andamento lento delle modelle, un po' come le prime sfilate couture dove le mannequin sfilavano con calma sinuose affinché il pubblico potesse ammirare fino in fondo outfit dopo outfit. Dopotutto è in perfetto stile Haider, controcorrente, in barba a trend e alla velocità dei social che tutto mangia e tutto toglie. Anche il piacere della buona moda, che qui si sente senza bisogno di grandi strategie. Solo bei vestiti.
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