Phipps e la montagna, Palomo e Pompei, Bode e il circo, Heron Preston e lo spazio.
Si sa che la moda è in fondo un racconto, un mondo nel quale il designer ci vuole fare entrare. E questa stagione più che mai si tratta di racconti e fascinazioni personali, a tratti autobiografiche come nel caso di Emily Adams Bode per Bode. La famiglia di Emily, dalla metà del 1800 fino a prima della seconda guerra mondiale possedeva un’azienda specializzata nella costruzione di vagoni rimorchio e di trasporto per spettacoli, e in particolare per il circo. Da Cincinnati a Parigi, i ricordi fioccano su completi a righe da circense, i tableau dipinti e incisi con le effigi di animali, terre lontane e paesaggi incantati trasportavano il circo mentre viaggiavano attraverso il vasto e mutevole scenario americano.
Questa collezione comprende crochet e maglieria tricottata, divise da operaio, camicie di seta dipinte a mano e giacche di tela, giacche in pelle scamosciata e patchwork. La collezione si muove senza interruzioni tra le silhouette del workwear (anche qui ci sono le tute) e l'essenza della grande cultura della performance, con modelli che indossano ballerine al posto di stivali e talvolta ricami con pietre applicate, che ricordano i costumi da show. Da un album di memorie si passa a una documentazione del passato rivista in chiave future, alla maniera di Alejandro Gómez Palomo. Palomo sceglie la vicenda di Pompei come ispirazione una nuova civiltà di ragazzi che si levavano dalle ceneri della città distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel secolo dopo Cristo. Una gang di giovani pronti ad affrontare il futuro, “il futuro è brutto. È plastico, è inquinato, è sabotato, ed è un rave, è sesso e tutto il resto. " dichiara Palomo. Le silhouette sono ridisegnate e definite da linee fittate, in un esercizio di artigianato punk, in cui per la prima volta la corsetteria maschile diventa protagonista. Con una vibrante palette di colori ispirata ai quattro stili pompeiani, i toni del bianco, del beige e del nero sono energizzati con iniezioni di viola, corallo e un'acquamarina scura. Si prosegue con abiti frangiati, pizzi (un top crochet che ricorda i mosaici delle ville di Pompei) e organza, stole e cappe modellate per ricordare le toghe indossati dai pompeiani, il tutto viene drammatizzato o sdrammatizzato dal tocco quasi alieno di latex e pvc. Completano il look a tinte teatrali, maxi bags, balaclava e i gioielli creati con Angostura. Mentre la vita dell’arrampicatore, in senso letterale del termine, è parte delle passioni di Spencer Phipps. Il mood trekking, con pezzi in collaborazione con Millet Mountain si fa texano, con cappelli stile Stetson e uno street casting variegato. “Ho letto un saggio davvero affascinante risalente al 1890 dove si parla della situazione delle frontiere e l’importanza che hanno nella storia americana. L'idea di un destino manifesto e una speranza per un futuro migliore. Penso che questo sia davvero appropriato per i tempi in cui ci troviamo adesso. Con tutte le vicende politiche e il riscaldamento globale ecc. Stiamo trovando nuovi modi di esplorare l'ignoto, con un po’ di spiritualità new age e musica heavy metal” ci spiega Phipps. Una collezione eco-sostenibile, dove doppiopetto sartoriali si indossano con trekking shoes e T-shirt dei gruppi rock, o pantaloni da arrampicata, T-shirt senza maniche e bandana. Un pezzo forte è stato anche la tuta-sacco a pelo a stampa pianeti. Prosegue il tour nello storytelling con Heron Preston, la cui collezione trasporta in un futuro 3.0. Un guardaroba che attinge al mondo street e incorpora tessuti tecnici che ricordano le tute spaziali (fin dalla prima collezione Heron ha collaborato con la Nasa). Eppure questa volta il guardaroba da Millenial presenta accenni di formale, con l’introduzione di completi e camicie in cotone leggero a tinte neutre. Look costruiti in maniera autobiografica, per un un viaggio immaginario, che ognuno di questi creativi ha interpretato secondo la propria visione.
Heron Preston
Palomo Spain
Bode
Phipps