Gucci Twinsburg la sfilata dei gemelli
Alessandro Michele fa sfilare 68 coppie di fratelli gemelli facendo riflettere sul concetto di individualismo, di coppie e copie del fashion system.
GUCCI TWINSBURG LA SFILATA ALLA MILANO FASHION WEEK
«Sono figlio di due madri: mamma Eralda e mamma Giuliana. Due straordinarie donne che hanno fatto della loro gemellarità il sigillo finale della loro esistenza» esordisce così il nuovo messaggio di Alessandro Michele, facendo riferimento a sua mamma e sua zia, per la sfilata di Gucci intitolata Twinsburg. E dopo la campagna ispirata ai film di Stanley Kubrick, tra cui il frame delle gemelle del film "Shining" e l'apparizione insieme al gemello Jared Leto al MET, alla Milano Fashion Week il marchio del Gruppo Kering presenta una sfilata con un intero cast di gemelli.
Proprio come per il logo di Gucci con le doppie GG, la nuova narrazione porta in scena 68 coppie di modelli gemelli monozigoti. Prima sfilano singolarmente separati da una parete, poi la parete si alza e sfilano insieme, mano nella mano e in perfetta simmetria lungo la passerella metallica: «Come per magia, i vestiti si duplicano. Sembrano perdere il loro status di singolarità.» spiega il direttore creativo: «L'effetto è straniante e ambiguo. Quasi una frattura nell'idea di identità, e poi, la rivelazione: gli stessi abiti emanano qualità diverse su corpi apparentemente identici. La moda, in fondo, vive di moltiplicazioni seriali che non ostacolano l'espressione più genuina di ogni possibile individualità».
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I fratelli gemelli di Gucci sfilano indossando completi gessati, maestose cappe di raso, salopette parlanti in denim e completi leggerissimi che fluttuano nell'aria. E infine un ricordo d'infanzia. Un omaggio al buffo personaggio del film "Gremlins" del regista statunitense Joe Dante, che fuori esce dalle borse e compare sulla parte bassa di un abito. Una collezione magnetica che fa pensare alla canonicità del fashion system, perché come dice Alessandro Michele: «La moda, del resto, vive di moltiplicazioni seriali che non ostacolano l'espressione più genuina di ogni possibile individualità».
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