Audemars Piguet

#Art: intervista a Chloe Wise

Ad appena 29 anni, questa giovane artista ha conquistato le gallerie del mondo intero, Instagram e i marchi della moda, come Jacquemus con cui ha collaborato per la campagna pubblicitaria di questa estate. L’artista di origini canadesi ci riceve nel suo studio newyorchese
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L’appartamento/atelier di Chloe Wise, pittrice, nell’East Village, a New York è esattamente come uno se lo immagina: una cucina decorata di ninnoli raccolti nel corso dei suoi viaggi, una valanga di abiti vintage, le sue famose Crocs e tutta una gamma di schizzi di pittura e di vasetti rispettivamente prodotti e utilizzati nella sua pratica artistica. I suoi quadri enormi, che invadono tutto lo studio, attirano irresistibilmente lo sguardo, così come il suo gatto siamese, Pluton, che regna da padrone di casa. Mentre prepara una personale a Londra (ndr, l’intervista è stata realizzata prima della mostra di maggio), la sua più grande finora, ci racconta la sua passione: il momento in cui il pennello tocca la tela.

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Camicia di cotone con stampa, Dries Van Noten; pantaloni di cotone, Lemaire; orologio “Code 11.59 by Audemars Piguet” Cronografo Automatico, in oro rosa 18 carati, 41 mm, Audemars Piguet.

Chi sono le persone che dipingi? 

Tendo a concentrarmi su diverse persone alla volta. Incomincio col creare un video in cui un gruppo di individui si muove, come se posassero per una pubblicità. Mi piace il fatto che interagiscano tra di loro. Quando ho cominciato questa serie, sono partita dagli amici: tutti quelli che rappresento nel mio lavoro sono sempre appartenuti al mio universo. È un tema ricorrente, che ruota attorno all’idea di comunità. I miei amici sono affascinanti, fisicamente e interiormente. Quando parlo con qualcuno, il mio cervello di pittrice si mette subito in moto come se stessi già dipingendo a livello virtuale la persona che ho di fronte, cosa che poi facilita l’esecuzione sulla tela. Questi quadri sono brutalmente tagliati - un po’ come nei nostri telefoni, nel nostro stile di vita digitale. Io sono una massimalista, quindi adoro inserire moltissimi temi nel mio lavoro: per me è sempre difficile sceglierne uno solo».

Come si è evoluto il tuo lavoro, in particolare per quanto riguarda il tuo studio? 

I miei primi atelier erano condivisi con altri artisti. Dipingevo e scolpivo sul pavimento, in un angolino. Non avevo lo spazio necessario per lavorare su formati più grandi e non sapevo fino a che punto fosse liberatorio. Penso che sia importante mostrare il proprio lavoro. Qui posso espandermi e sperimentare e questo cambia moltissimo la situazione. Eppure, gli studi in condivisione avevano qualcosa di magico. In un’epoca in cui non avevo grandi aspettative rispetto al mio lavoro, avevo l’impressione di avere la libertà di fare quello che volevo.

C’è un mezzo espressivo che ti attira di più? E perché?

Io tratto allo stesso modo la pittura, la scultura, il disegno e il video. Ogni formato mi appassiona, ma, per il momento, quello che più conta è la pittura. Dà dipendenza, e mi fa sentire davvero bene. Ha qualcosa di sensuale. Amo i colori, e negli ultimi mesi ho imparato moltissimo sulla pittura e le sue diverse tecniche. Adoro giocare con le tinte. Questo non mi intimidisce, mi sento come una farfalla che gira attorno a una fiamma. Ogni marca di colore fabbrica toni diversi, con consistenze diverse. Adoro vedere come tutto si mescola e trova il suo posto.

Ci sono dei temi ricorrenti nella tua opera?

Qualunque sia il supporto, adotto un atteggiamento critico ma anche scanzonato nei confronti del capitalismo e del consumismo. La parodia è uno strumento straordinario per risolvere i problemi che ci troviamo ad affrontare. Spiegare e trattare il mondo come una tragedia, cosa che talvolta è, per me non è un modo soddisfacente di concepire un lavoro. Utilizzare la commedia permette di dare un senso a ciò che è difficile da comunicare. La parodia e la satira funzionano ancora meglio se le rivolgi al consumismo. Sono molto critica rispetto alle norme vigenti e al modo in cui si intromettono nella nostra identità.

Su quali temi stai lavorando in questo momento? 

Sono molto entusiasta dei miei ritratti di gruppo: c’è un tale dinamismo nell’osservazione dei rapporti tra esseri umani. Amo il momento in cui sei con degli amici e qualcuno scatta una foto: tutti si dispongono in modo bizzarro e fanno quel sorriso innaturale. È quasi una performance. Come se posassero per un’immagine di ciò che saranno in futuro. I miei prossimi lavori esplorano questo aspetto, oltre al lato performativo delle tele di grandi dimensioni.

Foto di Katie Mc Curdy
Styling di Angela Kusen

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