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Louis Fratino si racconta: l'estetica (queer), l'Italia e la Biennale Arte 2024

Immagini, sensazioni, momenti affollano i suoi taccuini e l'album del suo iPhone. Fonte d’ispirazione del fluttuante mondo di uno tra i più giovani artisti in mostra alla prossima Biennale di Venezia.

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"Luglio", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)

C’è un preciso momento nel quale la pittura di Picasso cambia radicalmente. Le figure si monumentalizzano. È il frutto dell’incontro con la statuaria romana. Il cubismo diventa ieratico. I personaggi di Louis Fratino hanno un indubbio debito formale con quell’esperienza pittorica, da Fernand Léger a Sironi. Ma nelle sue tele la ieraticità si trasforma in tenera freschezza giovanile. Impenitente e giocosa. I suoi personaggi, quando non sono intenti a mescolare i loro corpi gli uni con gli altri nel più umano dei comportamenti, il sesso, ci guardano fissi negli occhi. Grandi occhi alla Lucian Freud, che svelano gioia e malinconia. I corpi nudi ci raccontano una verità disarmante. Siamo nati nudi e da nudi viviamo i momenti più felici delle nostre esistenze. «Dipingere mi dà la possibilità di soffermarmi, rendere immortali momenti che vorrei non finissero mai», dice. Se pre-pandemia la sua era una semplice descrizione del mondo in cui vive - attraverso una prospettiva scomposta e favolistica, autentica ma non realistica -, con lo spostarsi del clima politico verso posizioni reazionarie, le sue opere assumono inevitabilmente ora anche un significato di lotta nell'ambito dell'arte queer. Classe 1994, il giovanissimo artista statunitense - nella top 10 degli artisti più appetibili secondo i buyer di Art Basel Miami 2023 - ha raggiunto la fama internazionale dopo essere stato notato su Instagram da un gallerista che lo invita a esporre nel Lower East Side. E nei prossimi mesi le sue opere verranno mostrate nella più importante delle kermesse internazionali, la Biennale di Venezia 2024. 

Louis Fratino nel suo studio di New York (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)

LOI: Sei molto giovane e sarai esposto alla Biennale di Venezia… 
LF: Mi sento estremamente fortunato. Adriano Pedrosa (ndr. Rio de Janeiro, 1965), oltre ad essere il primo curatore apertamente gay, è anche il primo curatore americano. E punterà i riflettori proprio sull'arte queer e sul modernismo. Sui modernismi alternativi, in particolare. Quando ho ricevuto l’invito mi sono messo a piangere. È un onore incredibile. 

LOI: A che età hai capito di voler esplorare la tua inclinazione artistica?
LF: Ero molto piccolo, all'asilo. Gli insegnanti mi incoraggiavano e ricordo che mettevo molta energia nel ritagliare immagini e nel disegnare. Ecco, da che ho memoria disegno moltissimo. Finivo tutto il blocco di carta che i miei genitori compravano per il computer…

LOI: Quando hai scelto l’arte figurativa per esprimerti? 
LF: Ho frequentato il Maryland Institute College of Art di Baltimora. Studiando illustrazione di libri per bambini e design tessile, pensavo sarebbero stati forse modi più pratici di guadagnarsi da vivere. Finché non vinsi la Fulbright Research Fellowship, una borsa di studio che mi portò a Berlino per un anno. Avevo uno studio tutto mio e potevo dipingere a tempo pieno. Era la vita che stavo cercando. 

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"Latteria", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)

LOI: E poi?
LF: Mi sono trasferito a New York. Mi sono impegnato a cercare di mantenere vivo quel sogno che a Berlino avevo capito sarebbe potuto essere reale.

LOI: Come prende vita una delle tue opere?
LF: Disegno molto, tengo dei taccuini che funzionano come un diario. Non dipingo dal vero, parto da questi disegni o da foto scattate con l’iPhone. L’obiettivo è quello di rispondere a più domande possibili con la mia pittura, a un livello molto immediato. Come posso descrivere un corpo immerso nell'acqua? La sensazione di una superficie al contatto con la pelle? L’esito visibile sulla tela non è solo frutto della mia memoria visiva. Contribuiscono tutti i sensi. 

LOI: Quali sono le tue ispirazioni e i tuoi riferimenti?
LF: C'è molto Picasso. Un personaggio inevitabile per chiunque dipinga. Ha cambiato il corso della storia della pittura. Non è nemmeno una questione se ti piaccia o meno, ma come ti relazioni alla sua figura. Poi, personalmente, lo amo.

LOI: Nella storia dell’arte c'è un prima Picasso e un dopo Picasso…
LF: Sì! Sono anche interessato a tutte quelle personalità che hanno gravitato attorno alla sua figura e alla sua pittura. I modernismi, la pittura italiana tra le due guerre. Amo la Scuola Romana. E poi i gruppi di artisti messi da parte dalla società dominante. Da persona queer, lì è dove risiede la mia storia.

"Eye Contact", 2019 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)

LOI: Ti identifichi come artista queer?
LF: Sì. Non sento il bisogno di cercare di contestualizzare il mio lavoro trascendendo dalla mia identità. Ma questo non significa che mi pongo in conversazione solo con certi artisti o che devo aderire solo a certi soggetti a causa di ciò. La mia identificazione non è un rifugio. Semplicemente non nascondo la mia esperienza di vita e il suo riflettersi nella mia arte. 

LOI: Che ruolo ha il sesso nelle tue opere?
LF: Il sesso è nella mente di tutti. Forse più di quanto le persone vogliano ammettere. Per questo è naturale che sia un soggetto ricorrente nelle mie opere. Come soggetto è stato indagato ampiamente nella storia dell’arte, dalla letteratura al cinema, dalla danza all’arte visiva. L’insieme di emozioni che suscita lo rende davvero soddisfacente da dipingere. E, nella mia esperienza, lo pongo al pari della pittura: provocano un piacere duraturo. 

LOI: Come rendi queste emozioni sulla tela? 
LF: Sai, a volte dipingi cose di cui hai difficoltà a verbalizzare. Nello studio, di fronte al foglio di carta e alla tela puoi essere la persona che non riesci a essere nella tua vita esterna. Cerco di rappresentare il sesso nella sua totalità. Da un certo punto di vista conserva sempre un lato enigmatico. Ma è anche la nostra quotidianità, può essere fantastico o addirittura esilarante. 

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"The beautiful summer", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)

LOI: Un corpo nudo ha ancora un valore dirompente?
LF: Dipende da chi lo guarda, dal luogo, dal tempo. Al di fuori di New York, nel centro degli Stati Uniti, o anche in Italia, una figura nuda o, ancor di più, una scena di sesso, vengono recepite molto diversamente. Penso ci sia ancora molto da dire sui corpi, sul sesso. Non penso che sia un progetto obsoleto. 

LOI: Molti dei tuoi lavori recenti traggono ispirazione dall'Italia, da Milano. Cosa ti lega a questi luoghi?
LF: L’amore e la famiglia. Il mio ragazzo è di Milano e il mio bisnonno era del Molise. Ho sempre avuto una forte connessione con questa terra ed è diventato un luogo molto speciale per me. Idealmente mi vorrei dividere tra New York e Milano. Amo il vostro modo di vivere.

LOI: A proposito di modi di vivere, uno dei tuoi ultimi dipinti è intitolato “Latteria”...
LF: Sì, un piccolo e storico ristorante di Brera, che purtroppo ha chiuso. 

LOI: Sarà nella tua monografia?
Non sveliamo troppo. Il libro che uscirà ad aprile è la mia prima raccolta di dipinti, 55 in tutto. Ho lavorato con Jordan Weitzman, fotografo, il quale mi ha aiutato a disporre i lavori in una sequenza non prettamente cronologica. L’opera più risalente è del 2016 e sono molto eccitato perché per la prima volta il pubblico potrà osservare la direzione che ha preso il mio lavoro…

LOI: Dopo la Biennale di Venezia, quali sono i tuoi prossimi progetti? 
LF: In autunno esporrò proprio in Italia al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Dove contemporaneamente sarà in mostra anche Peter Hujar. Il curatore Stefano Collicelli Cagol si concentra su artisti italiani e non, che hanno usato l'Italia come oggetto della loro esperienza artistica. La mostra avrà questo focus e ne sono entusiasta perché è stata una parte molto importante del mio lavoro per tanto tempo.

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"Arci Bellezza", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
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"Duomo", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
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"Piazza Affari", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
"April (after Christopher Wood)", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
"Man, book, mirror", 2020 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
"Kissing my foot", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
"Cosmos and miscanthus", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
"Summer Evening", 2019 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
"Alessandro in a seersucker shirt", 2023 (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)
La copertina del libro monografico "Louis Fratino" pubblicato da Magic Hour (Courtesy Sikkema Jenkins & Co.)

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