Addio a Gaetano Pesce, dalla Serie Up alle sedute per Bottega Veneta: i design iconici
Dagli anni '60 Gaetano Pesce aveva continuato a rivoluzionare il design. Con le sue creazioni fluide e radicali. Vestendo - per primo - oggetti d'uso comunue di una carica politica. Come nel caso della famosissima "Up5".
Si è spento a New York poche ore fa Gaetano Pesce, uno dei più grandi artisti e designer italiani. Laureato in architettura a Venezia, l'ha insegnata a Strasburgo, Pittsburgh, alla Domus Academy di Milano, a Hong Kong, a San Paolo, a New York. I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti di una trentina fra i più celebri musei del mondo, dal MoMa - dove già nel 1972 viene omaggiato assieme ad altri esponenti del radical design italiano con la mostra "Italy: The New Domestic Landscape" - al Metropolitan, dal V&A al Centre Pompidou alla collezione permanente della Triennale di Milano. Pesce ha iniziato a sperimentare con il poliuretano, la schiuma e la resina subito dopo la laurea, ritenendo assurdo lavorare con materiali non strettamente contemporanei. E sono questi materiali, coi loro colori bold, la particolare tattilità, la loro capacità di rispondere alla luce, il loro finish artigianale, a catalizzare l'attenzione e a identificarlo nell'immaginario collettivo, anche se nella sua lunghissima carriera (naque a La Spezia nel 1939, e cominciò a esporre i suoi lavori a 18 anni) ha esplorato un'infinità di strade e medium diversi.
Gaetano Pesce, un designer radicale: la "Serie UP"
Appartentente alla scuola del design radicale - movimento sperimentale svilupattosi negli anni '60 -, tra i maggiori esponenti figurano Sottsass, Mendini, il gruppo di Superstudio e lo stesso Pesce.
Nel 1962 idea per C&B (ora B&B Italia) la celebre "Serie UP", sette modelli di poltrone realizzate in schiuma poliuretanica, diventate immediatamente un'icona del design industriale. In particolare la più famosa, "UP5", per disegnare la quale Pesce prende ispirazione dalle forme delle statue votive delle dee della fertilità. Un manifesto di espressione politica sulla condizione femminile negli anni '60. Anni in cui la società relega le donne ai margini della vita politica e sociale. Con le "UP 5 e 6" - ridenominate da Gaetano Pesce "Donna" -, «in realtà ho espresso valori non allegri», ci raccontava lo stesso designer poco più di un anno fa, «sostenendo che i pregiudizi dell'uomo e le sue parole impediscono alla donna di essere se stessa». «Da quando ho fatto quell'oggetto sono passati 53 anni e purtroppo in molti Paesi la donna è ancora vittima di violenza, di mancanza di partecipazione alla realtà... La mia convinzione, vedendo la povertà di certi uomini politici nei diversi Paesi nel mondo, è che l'uomo, dopo i contributi che ha dato nella storia, oggi sia stanco. La donna, che fino a poco tempo fa era obbligata nei limiti del privato, oggi si apre all'aspetto pubblico delle cose, con grande vantaggio per il mondo».
La "Serie UP" di Gaetano Pesce ha rivoluzionato il design non solo per aver caricato di valenza politica un oggetto d'uso comune come una poltrona, ma anche per le sue tecniche di produzione all'avanguardia. Realizzata in poliuretano espanso compresso sottovuoto, la poltrona subiva una riduzione fino a un decimo del suo volume reale, prendendo forma grazie alla presenza di gas freon all'interno della miscela poliuretanica. Al momento dello spacchettamento la poltrona prendeva la sua forma ordinaria. A causa del divieto di utilizzo del gas nel 1973, la "Serie UP" uscì dal catalogo B&B fino al 2000, quando venne rieditata usando nuovi metodi.
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