The School of life
Inizia con le presentazioni e finisce con i compiti per casa, come una lezione classica, ma le materie di studio non rientrano in nessun programma scolastico: la School of Life, la “scuola di vita” fondata dal filosofo Alain De Botton, è nata per sviluppare l’intelligenza emotiva, offrendo un orientamento basato sulla cultura e la filosofia (theschooloflife.com). Partecipando alla lezione “Come godersi la vita”, per esempio, si scopre che a Manet lo hanno salvato gli asparagi e a John Constable le nuvole, ma anche chi non è un artista può riuscire a sentirsi appagato imparando a trovare qualcosa di straordinario nelle cose più ordinarie. «Cercare la felicità è il miglior modo per non trovarla; ciò che conta è aprire la porta alle opportunità per avere una vita più interessante, più piena», racconta Francesco Dimitri, l’insegnante della lezione. Per questo tra i compiti per casa è richiesto di “migliorare nell’assunzione di droghe”, dove per droghe si intendono tutte quelle opere, cibi e azioni (sicure!) che alterano mente e umore.
Se non è semplice come sembra è perché crescendo perdiamo, tra le altre cose, il senso di meraviglia, che per Francesco Dimitri non solo è alla base della possibilità di apprezzare la vita, ma aiuta anche a sviluppare la propria intelligenza emotiva. «Da bambini ogni luna piena è magica, nel bosco si incontrano le fate e con un microscopio in mano il senso d’incanto è infinito. Poi si cresce e non è più un mondo di prime volte: si diventa cinici, “persone di mondo” si dice, ci coinvolgiamo meno e tutto sembra routine. Così si perde molto in felicità e resilienza», continua l’insegnante che con “A Sense of Wonder” (Head of Zeus, in uscita il 29 novembre nei Paesi anglofoni e in Italia dal 2019 con Rizzoli) mette a punto un vero e proprio allenamento alla meraviglia, un’emozione da esercitare come fosse un muscolo. Per imparare a «vedere la vita come gli scienziati, gli artisti e i mistici, che non smettono mai di incantarsi di fronte a nuove scoperte e intuizioni», uno degli esercizi suggerisce di partire da un “perché”, darsi una risposta e continuare a interrogarsi, come fanno i bambini, scrivendo i quesiti su un foglio: «Prometto che da domande banali si arriva presto a interrogarsi sul mondo». Se la meraviglia fa apprezzare di più la vita, secondo Dimitri, anche consulente aziendale chiamato ad aumentare l’intelligenza emotiva di dirigenti e dipendenti, non è meno utile sul lavoro. «Uno dei problemi più frequenti nelle aziende è la curva discendente: si inizia con un entusiasmo che con il tempo cala, fino talvolta a scomparire.
Ciò che fa la differenza è quando le persone trovano un significato personale in quello che fanno e riescono a trasmettere la loro creatività nel concepimento di un nuovo progetto: infatti, grazie a un approccio meravigliato sono più contente; allora vincono tutti». Con la crescente diffusione dell’intelligenza artificiale sul lavoro sarà infatti quella emotiva a fare la differenza: anche il report “Future of Jobs” del World Economic Forum la cita come una delle qualità indispensabili dal 2020, insieme a pensiero critico, creatività, capacità di giudizio, problem solving, gestione delle persone, negoziazione e flessibilità. Tutte abilità che le macchine non possono imparare ma gli umani sì, anche se le classiche scuole non li aiutano: a differenza loro, la School of Life non insegna la filosofia come materia morta, ma la usa per sviluppare l’intelligenza emotiva degli allievi. «Le tecnologie si evolvono mentre l’intelligenza emotiva resta, aiuta ad adattarsi, a essere più calmi e resistenti, ad ascoltare gli altri e a lavorare meglio in gruppo. L’idea che sia utile è ancora rara, ma per fortuna qualcosa sta cambiando», dice Francesco Dimitri. Nessuno ne è sprovvisto, basta individuare l’allenamento più adatto a sé. Il suo? Consumare più opere possibili, dall’ultima hit di Rihanna a un libro di Flaubert, senza essere snob culturali. «Le opere sono come specchi: cercando di capire che cosa ci attira in loro scopriamo tante cose su di noi».