Viaggi

Fervor de Buenos Aires

Il destino di un viaggio, che comincia e finisce tra le pagine di Jorge Luis Borges, uno dei più grandi scrittori del Novecento, ci conduce in una città dai cento quartieri e dalle mille storie. Un’esperienza rara, immaginifica, capace di mostrarci il senso più aulico della nostra idea di meraviglia
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A cura di Meraviglia Paper
Foto José Pereyra Lucena

Buenos Aires

“Borges diceva che se anche un giorno l’obelisco non dovesse esserci più, ci sarebbe sempre un poeta a raccontarlo”.

Sono nel cuore di Buenos Aires con María Kodama, scrittrice e compagna della vita di Jorge Luis Borges. La figura delicata e gli occhi sottili,  testimoni delle sue origini asiatiche, sono i primi dettagli che registro di lei. Poi, l’aria pacifica, i tanti anelli sulle dita, la grazia in ogni gesto - quando saluta la cameriera che chiama per nome, quando abbassa gli occhi per raccogliere i pensieri o guarda composta dentro al mio obiettivo. Cosa le piace scoprire quando viaggia?  

«Amo le città. E poi i mari e i deserti, perché cambiano in continuazione».

E di Buenos Aires?

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«Ogni quartiere ha la propria personalità. Con Borges ci piaceva camminare lungo Río de la Plata, una passeggiata che oggi non esiste più. Andavamo d’inverno, poi pranzavamo in un’osteria di pescatori. Borges amava anche il delta del Tigre. La chiamava la Venezia Selvaggia».

È il mio primo pomeriggio di fine estate argentina, in un cortile di Recoleta e attraverso le parole di María Kodama comincio a essere Buenos Aires, le sue piazze silenziose, i caffè pieni di gloria della Boca, i viali aristocratici di San Isidoro, il cielo pallido sopra a ogni cosa. Ogni tanto María Kodama si ferma e sorride, a ogni mia domanda risponde “Ti racconto una storia”. Di quando era bambina e si arrampicava sugli alberi, dei tempi dell’università, della Valle della Luna, tra La Rioja e San Juan, che un tempo era il fondo di un oceano...

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Foto di Guglielmo Fabian.

Buenos Aires

Stamane siamo saliti su un taxi fermato lungo la strada, eravamo diretti a Palermo. Mi resteranno in mente il profumo speziato di un chiosco di choripán, il brusio della radio sempre accesa, i bambini e i padri che giocavano davanti alle proprie case. Lampi della città deserta di un giorno di festa. Alla fine la cosa più bella è sempre il vento.

Catalina è di quelle bellezze che a raccontarla scadi in un cliché. In sintesi, una ragazza alta e allegra, nata e cresciuta a Buenos Aires. Da anni lavora come food expert nell’agenzia di famiglia Mai 10, specializzata nell’organizzazione di viaggi artigianali in Argentina. Grazie ai suoi consigli scopriremo le delizie di “Oviedo”, la fantasia di “Aramburu”, l’allegria de “La Brigada” e confermeremo la fama del celebre “Patagonia Sur”. L’appuntamento era a Palermo, davanti al Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires. Due baci calorosi sulle guance, come usano qui sin dal primo incontro. Insieme ci siamo lasciati alle spalle il traffico delle grandi Avenida, per iniziare il viaggio tra le “strade indolenti del quartiere”. Le Palermo che vivo e che ho letto si accavallano: quello che un tempo era sobborgo, che Borges descrive sulle pagine di Fervor de Buenos Aires, dalle case «quadrettate in isolati differenti e uguali come se fossero monotoni ricordi ripetuti di un unico isolato», e il quartiere cool, con i ristoranti contemporanei e i concept store eclettici. Il nostro pranzo si è consumato sui tavolini di Big Sur, eatery perfetta che serve street food gourmet in un angolo strategico del quartiere. Birre artigianali, panini succulenti e verdure fritte vengono serviti dentro grandi cestini informali. 

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Buenos Aires

Hub Porteño, Recoleta. Ancora qui, nell’abbraccio ovattato di questo hotel intimo... Ancora sole, vento tiepido e grandi medialunas appena sfornati per colazione.

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Foto di Guglielmo Fabian.

Milano

Quella mattina uno studioso di Borges varcó la soglia del nostro hotel con alcuni fascicoli arrotolati in mano, l’aria trafelata benché fosse in anticipo e una voce profonda si presentò e nessuno di noi avrebbe tentennato nel definirlo un simpatico intellettuale, innamorato dell’opera dello scrittore almeno quanto noi. 

Con lui collezionammo le case dove Borges visse, i caffè - “La Biela”, “Café Florida Garden”, il “Tortoni” - dove si riunivano gli scrittori, ammirato le statue fiere del Cimitero di Recoleta ascoltandolo recitare i versi di una poesia all’ombra di un cipresso. Ci fermammo alla Fondazione Internazionale Jorge Luis Borges, e poi in Piazza San Martín, entrammo nella Libreria Alberto Casares (foto in apertura). Alla ex Biblioteca Nazionale, di cui lo scrittore fu nominato Direttore nel 1955, un’audizione di violinisti impedì la nostra visita. 

Melodie delicate e musicisti in attesa, baciati dall’ultimo chiarore del giorno, appena prima che la sera scendesse di nuovo su Sant’Elmo.

“A quel tempo, cercavo i tramonti, i sobborghi e l’infelicità; ora i mattini, il centro e la serenità” - J. L. Borges Fervor de Buenos Aires

Un progetto di viaggio ideato dall’agenzia Mai 10 - www.mai10.com.ar - Voli Air Europa - www.aireuropa.com - Per approfondimenti www.meravigliapaper.com 

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