Hommes

Vocabolario di stile, capitolo 1

Eleganza Ante Litteram per l'uomo contemporaneo.
drawing art sketch

Un vocabolario per scoprire l'A,B,C dello stile
Termini tecnici e dettagli rivelatori della provenienza di una certa spalla o del risvolto di una giacca. Origine di vezzi o differenze di stile tra sarti partonepei, milanesi e inglesi. Una guida (per esperti) con tutti i segreti del vestire sartoriale dalla A di asola alla Z di zip.

A-Asola
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Le napoletane sono corte e larghe, mentre le milanesi sottili e lunghe. Non si parla del gentil sesso, ma delle asole da giacca, dette anche “occhielli”. La scuola sartoriale partenopea le fa assomigliare a quelle da camicia (come quella dell’illustrazione qui di fianco), un po’ più in carne e ben diverse da quelle dei sarti meneghini che si vantano di ricamarle sottili, lucide e della medesima lunghezza di un centimetro da sarto. Curiosità: qualcuno è solito aggiungere la “goccia” sul lato opposto a quello del travetto.

B-Barchetta

La nautica e le marine militari hanno spesso influenzato l’abbigliamento dell’uomo, ma in questo caso il richiamo è a un elemento della giacca che ricorda, appunto, una barchetta. Il taschino in petto, infatti, specialmente a Napoli, è tagliato dal sarto con una curvatura verso l’alto che ricorda le forme di un natante visto di profilo. Un vezzo stilistico divenuto negli anni una delle firme dei sarti partenopei.

C-Cannoletto

Non si tratta di pasticceria siciliana, ma di una parte della camicia con funzione di rinforzo dell’abbottonatura. Un tempo era in voga la versione in rilievo, oggi è più comune l’alternativa liscia. Alcune camiciaie lo ricamano a mano dal fondo della camicia fino al terzo bottone, segnando la fine del ricamo con un travetto orizzontale, tipico di una lavorazione artigianale.

D-Doppia Fibbia

Gli Inglesi, di norma maestri della sintesi, chiamano questo tipo di scarpe “double monk strap”, letteralmente “doppia fibbia da monaco”, perché ricordano le ecclesiastiche calzature tipiche di alcuni uomini di chiesa. La d.f. può presentare un taglio in punta o la tomaia liscia. È un’ottima alternativa alla Oxford, per essere eleganti, senza cadere nel convenzionale. Variazione sul tema: il mocassino con doppia fibbia, prettamente estivo.

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E-Espadrillas

Tipica calzatura estiva di origine spagnola, realizzata a mano con tela e paglia. Qualche produttore più acuto ha aggiunto alla suola in paglia uno strato esterno di gomma, che permette di camminare anche su superfici scivolose, ma soprattutto evita che la paglia si gonfi quando a contatto con l’acqua. Un’ulteriore versione prevede l’aggiunta di una suoletta interna in silicone, che assicura comfort, specialmente dopo diverse ore di utilizzo.

F-Fintone

Elemento del pantalone, che copre la zip o i bottoni. La confezione li realizza corti e striminziti anche per l’uomo, laddove la sartoria li adegua al cavallo e al gusto dell’indossatore. I veri pantalonai lo ricamano a mano con un punto speciale e ben visibile. Gli elegantoni sanno che il f. non deve essere in tensione, dovendo coprire i bottoni senza antiestetiche pieghe dovute a misure non proprio adeguate al bacino di chi indossa il capo.

G-Gilet
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Un tempo assolveva tante funzioni, tra cui quella di coprire le bretelle, che si abbottonavano sull’esterno dei pantaloni e che il buon gusto imponeva di nascondere. Il taschino, a sua volta, serviva a riporre la “cipolla”, prima dell’avvento dei segnatempo da polso. Non era realizzato dal sarto, ma dal “gilettista”, categoria di artigiani quasi del tutto estinta oggi e originariamente presentava un solo spacco centrale, senza la fibbietta odierna, introdotta dalla confezione e utile a vestire un po’ tutti.

H-Handkerchief

Nome anglosassone del nostrano fazzoletto da taschino disponibile in una moltitudine di tessuti quali il cotone, il cashmere, la seta e la lana. Se ineguagliabile è l’eleganza di una pochette in cotone bianco candido buttata con nonchalance nel taschino in petto, i princípi in materia di abbinamento dell’accessorio in parola trovano limiti solo nella fantasia e nel buon gusto del gentiluomo. Unico caveat: mai nello stesso tessuto e fantasia della camicia.

I-Inforcatura

Indica la capacità di una giacca di vestire a pennello l’ansa naturale creata dal busto e dal braccio. Una giacca ben fatta si inforcherà alla perfezione tra questi due elementi, terminando in quel punto magico che permetterà sempre il movimento degli arti superiori. È legata al giromanica di una giacca, che deve essere alto per non far alzare la spalla della giacca quando si solleva il braccio, ma anche ampio e obliquo per non ostacolare la mobilità

J-Jeans

Se è ben nota al lettore l’esistenza di questo iconico capo da lavoro, pochi sanno che una delle variabili che ne denotano la qualità è la presenza della cimosa, ovvero il margine laterale del tessuto creato a telaio. Una cimosa visibile sotto la cucitura esterna di un jeans implica generalmente che il tessuto sarà alto 75 cm, quindi mezza altezza rispetto allo standard di un metro e mezzo. Per realizzare quel capo ci sarà bisogno del doppio del tessuto normalmente necessario.

K-Knickerbockers

Meglio noti come “pantaloni alla zuava”, dal nome dato ad alcuni reggimenti di fanteria francese o algerina dalle prime decadi del XIX secolo. Di recente sono tornati alla ribalta sulle passerelle. Hanno cavallo molto basso e coscia amplissima, terminando con un fondo stretto sul polpaccio, che permetteva, all’epoca, di allacciare le ghette. Una versione meno estrema di quella ottocentesca è accettata in occasione di eventi di equitazione o caccia.

L-Loden

Cappotto monopetto da uomo in panno melton, tipico del Sud Tirolo e caratterizzato da un profondo piegone centrale che parte dall’altezza delle scapole e termina sul fondo del capo. Il classico Loden è in color verdone foresta, presenta bottoni in cuoio e due tagli nelle cuciture dei fianchi che permettono di accedere con le mani alle tasche della giacca. L’austriaca Schneiders è specializzata da decenni nella produzione di questo capo.

Testo di Fabio Attanasio

Illustrazioni Jaume Vilardell

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