Ariete e Zalando, una collaborazione tra musica e fashion
La cantautrice che a Sanremo 2023 ha presentato "Mare di guai", collabora con Zalando per la campagna "Le case sono il nostro palco".
Zalando punta i riflettori su una giovane artista italiana GenZ, Ariete, che fresca del suo appuntamento sanremese durante il quale ha presentato la canzone "Mare di guai", ci ha raccontato di quanto la moda per lei non sia solo una tendenza, ma un modo per comunicare ed esprimere la propria individualità. Con la campagna "Le case sono il nostro palco" Zalando propone un assortimento che spazia dallo streetwear ai capi firmati dei grandi marchi Made In Italy. La cantautrice di Anzio, classe 2002, esprime al meglio questo mix di stili.
LO: Com'è nata la collaborazione con Zalando?
A: In maniera molto naturale, tanto che col team di Zalando ho creato un rapporto di amicizia. Mi ha fatto davvero piacere il fatto che siano stati genuinamente interessati al mio stile, a me come persona oltre che come cantante.
LO: Hai scelto tu personalmente i capi che sono presenti nella campagna di Zalando?
A: Premetto che è stato tutto molto figo! Il mio stylist Lorenzo Posocco - col quale lavoro da qualche mese a questa parte e che mi ha vestita a Sanremo 2023 -, e il team di Zalando hanno lavorato in sinergia per creare delle proposte che rappresentassero il mio stile con camicie (come quella di MM6 Maison Margiela che amo), baggy jeans, sneakers sportive come le New Balance o le Nike.
LO: Possiamo dire allora che quelli che vediamo nella campagna sono i look che Ariete indosserebbe tutti i giorni…
A: Assolutamente! Ti faccio un esempio di quanto sento mie queste proposte. Sulla foto del billboard di Milano e Napoli ho in mano una borsa di Stuart Weitzman. Ecco, io che non indosso mai borse, perché non mi piacciono e non fanno parte del mio guardaroba, per quella in particolare farei un’eccezione.
LO: Ti hanno definita la promessa del bedroom pop italiano, ti riconosci in questa definizione?
A: Quando sono uscita con il primo EP "18 anni" nel 2020 mi si doveva forse inserire in un filone muiscale. Effettivamente avevo scritto e registrato tutto il primo EP nella cameretta di casa mia con le cuffiette dell'iPhone... tuttavia non credo di fare niente di meno e niente di più che musica pop. La maggior parte delle mie canzoni parte dal mio vissuto (oramai non più dalla mia cameretta perché vivo da sola), le scrivo in completa solitudine e l’unica persona ammessa al processo creativo è il mio producer. Non ho mai fatto grandi session di scrittura e non ho mai nemmeno permesso ad altri di entrare nella mia scrittura. Di base ora come ora credo di fare un pop che definirei puro. Il mio percorso non è per niente indipendente (anche se la mia etichetta Bomba Dischi di fatto lo è): un mio brano è stata la colonna sonora della pubblicità del cornetto Algida, sono stata al Festival di Sanremo… più pop di così si muore!
LO: E allora, cosa pensi del Pop?
A: È la colonna portante della musica, per quanto ci siano generi più interessanti o che magari possono posizionarti meglio, e se fatto bene, porta la musica a tutti. Ed è quello il mio obiettivo, far arrivare il mio messaggio musicale un po’ a tutti.
LO: In gara a Sanremo 2023 hai portato la canzone “Mare di guai”, com’è stato cantare sul palco più famoso d’italia?
A: Così come ce lo si immagina! Sai che ti stanno guardando 15 milioni di persone da casa, il pubblico in platea e all’occasione anche il Presidente della Repubblica, Mattarella. In inglese direi overwhelming, un concentrato di emozioni. Succedono talmente tante cose in quella settimana…
LO: “Mare di guai” parla della fine di una relazione tra te e la tua ex fidanzata, vi siete sentite dopo la fine del Festival?
A: No... Ma va bene così! Sapeva che avevo scritto questa canzone e non è stata una sorpresa per lei.
LO: L’amore tra due ragazze. Al Festival di Sanremo portare una canzone con questa tematica non è più un tabù (per fortuna), ma pochi decenni fa Umberto Bindi, dopo aver presentato la canzone “Il nostro concerto”, dedicata a un ragazzo, venne di fatto bandito dalle trasmissioni televisive e la sua carriera venne bloccata, cosa pensi della musica e della società oggi?
A: Al Festival di Sanremo la mia canzone non ha creato nessuno scalpore, il fatto che fosse dedicata a un’altra ragazza è passato quasi in sordina. Ma non mi successe nemmeno quando ero agli inizi e pubblicai Pillole. Nessuno dei miei coetanei mi disse mai qualcosa di negativo sul fatto che fosse dedicata a una ragazza. Nella settimana del Festival sono stati altri momenti a creare scalpore. Però la cosa bella della musica è che la puoi ascoltare come non ascoltare, e così funziona anche con la televisione: si può sempre cambiare canale. Come per altro ha detto magistralmente Amadeus rispondendo alle polemiche di alcune forze politiche nei confronti della canzone presentata da Rosa Chemical, Made In Italy. E proprio Rosa Chemical prendo come esempio… lui si è presentato a Sanremo con le unghie lunghe, con un look che rappresentava la sua identità. Purtroppo però nella vita reale le persone LGBT troppo spesso non possono permettersi di esprimere la loro identità per strada, nella vita di tutti i giorni. Se un ragazzo di Pomezia che usa they/them come pronomi uscisse la sera con le stesse unghie di Rosa Chemical probabilmente lo corcherebbero di botte. Non dico che la rappresentatività nei mass media e sui social non serva, anzi è utilissima, ma non è (solo) con le serie Netflix che si combattono gli stereotipi… si combattono con leggi, istruzione, cultura, ma purtroppo su questo fronte la strada è ancora lunga.