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Da non perdere al cinema: “Ennio”

Giuseppe Tornatore firma uno straordinario documentario dedicato a Ennio Morricone.

Nella foto la locandina di "Ennio" il nuovo film di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone
"Ennio" il nuovo film di Giuseppe Tornatore su Ennio Morricone

"ENNIO" IL NUOVO FILM DI GIUSEPPE TORNATORE SU ENNIO MORRICONE

In anteprima al cinema Il 29 e 30 gennaio, e in tutte le sale dal 17 febbraio, “Ennio” racconta il grande compositore a partire dalla sua formazione musicale  (spinto dal padre trombettista) attraverso una serie di filmati in bianco e nero dell’istituto Luce, una lunga intervista allo stesso Ennio Morricone e interventi di alcuni dei tanti registi (da Bernardo Bertolucci a Marco Bellocchio, dai fratelli Taviani a Oliver Stone, Roland Joffé e Quentin Tarantino) con cui ha collaborato in una carriera fatta di 500 colonne sonore. L’occasione per scoprirlo dietro a hit anni ’60 come “Sapore di sale”, per vederlo collaborare con Chet Baker, per scoprire la sua passione per gli scacchi, ma soprattutto per conoscere l’origine di motivi famosissimi, come l’urlo del coyote de “Il buono, il brutto, il cattivo” di Sergio Leone o il fischio di “Per un pugno di dollari”, l’arpeggio di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Petri o ancora l’armonica suonata da Charles Bronson in “C’era una volta il West”, fino alla sinfonia del fuoco per “I giorni del cielo” di Malick. 

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Tra i meriti del documentario, c’è anche l’essere un repertorio di film magari sconosciuti alle nuove generazioni, ma dall’impatto visivo così forte da far venire voglia di recuperarli, da “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio a  “La battaglia di Algeri” e “Queimada” di Gillo Pontecorvo, “Metti una sera a cena” di Patroni Griffi, o “I cannibali” di Liliana Cavani. Forse la chiave di lettura più affascinante del suo lavoro la dà Bernanrdo Bertolucci, che parla di “musica seduttiva”, di “tensione estenuante e risoluzione estatica”. Ancora, si scopre che Stanley Kubrick era impazzito per lui e lo voleva  per “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, ma che Sergio Leone, mentendo, gli assicurò che Morricone era troppo impegnato per farlo, si sente l’emozione di Joan  Baez chiamata a interpretare quella che sarebbe diventata la hit “Here’s to you, Nicola and Bart” in “Sacco e Vanzetti”.

In “C’era una volta in America” la musica, scritta prima del film, dopo che Leone gli aveva spiegato le inquadrature una per una, diventa il vero dialogo del film, e viene suonata a tutto volume durante le riprese per permettere agli attori di entrare nel mood. Tra i suoi lavori più belli, il soundtrack di “Mission”: il regista Roland Joffé racconta che quando Morricone, contattato per la composizione della colonna sonora, vide per la prima volta il film si mise a piangere, disse che era bellissimo così e che non avrebbe saputo cosa aggiungere. Ma dopo qualche giorno aveva scritto la partitura (“Ho scritto questa musica senza controllarmi”) a partire dall’incontro tra il mottetto tipico dell'epoca e una presenza etnica che riflettesse i Guaranì dell’Amazzonia, ed è proprio con questo film che Morricone ritiene di essere   “arrivato a poco a poco alla convergenze tra la musica assoluta e la musica da cinema”. Nominata all’Oscar, la colonna sonora di “Mission” non ottiene il premio. Il primo Oscar sarà quello alla carriera, nel 2007, consegnatogli da Clint Eastwood, il protagonista dei primi spaghetti western di Sergio Leone su cui aveva lavorato. Vincerà un altro Oscar alla sesta nomination, per “The  hateful Eight” di Tarantino.


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