Musica

Boss Doms: Questa è la mia “Pretty Face”

La sua carriera da solista è stata inaugurata questa estate con il singolo “I want more” feat Kyle Pearce, proseguita poi con il remix della hit internazionale “Back to My Bed” con Achille Lauro e “Love Life” di Benny Benassi e Jeremih. Il 19 febbraio ha rilasciato il suo ultimo brano: “Pretty Face” in cui l'artista si mette a nudo senza paura. A breve lo vedremo a fianco di Lauro nel reality “Celebrity Hunted” su Amazon prime e ci promette un grande show
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Produttore e musicista eclettico, Boss Doms, all’anagrafe Edoardo Manozzi, ha da poco intrapreso la carriera da solista, interrompendo il sodalizio artistico durato sei anni, con Achille Lauro. Il suo ultimo singolo “Pretty Face” con Kyle Pearce, in chiave provocatoria invita a riflettere sull’importanza di ciascuno all’interno della società, sempre più distanziata e omologata, per riuscire a ritrovare se stessi. Edoardo è un visionario ribelle, fuori dagli schemi (a tratti anarchico), che fa della musica una performance artistica ricercata e dominata dal sound, riuscendo nell’impresa più ardua, quella della contemporaneità.

L'OF: Com’è nato il nome d’arte “Boss Doms”?

“Doms” era uno dei nomignoli con il quale mi chiavano i miei amici da ragazzino. Mentre la “BOSS” è un marchio di accessori per la chitarra, come i distorsori del suono che uso. Ho messo insieme le due cose ed è nato il mio nome d’arte.

L'OF: Quando hai capito che saresti diventato un musicista?

Lo desideravo sin da quando ero bambino, ma provengo da una famiglia molto umile e pensavo che a uno come me non sarebbe mai potuto capitare. All’inizio, la musica era un hobby che poi è diventata una vera passione/ossessione. Al mio primo live c’erano tremila persone che pogavano e ballavano. Non era un DJ set, in cui si mettono i dischi di altri, era improvvisazione pura. Vedendo tutta quella gente che impazziva per la mia musica mi sono detto: “Edo, forse devi iniziare a crederci un po’ di più!” Così mi sono rimboccato le maniche e ho fatto di tutto per far sì che quello diventasse il mio lavoro. 

L'OF: Possiamo dire che stai vivendo il tuo sogno di ragazzino? 

(Ride) Mah, in realtà ancora no! Amo l’imprevedibilità e tutti i fuori programma che la vita ci propone. Come artista ho sempre pensato di voler suonare in eventi come: “Tomorrowland”, “Ultra music Festival”,“Coachella”, però poi l’anno scorso sono andato a Sanremo con Lauro. 

Se avessi intrapreso un percorso lineare non sarei mai dovuto salire sul palco dell’Ariston. La vita mi ha permesso di cogliere l’attimo, di conoscere e credere nelle persone e nei progetti giusti, e sono arrivato fin qui. Ma è solo l’inizio…

L'OF: La stampa ti ha definito: “ Lo scienziato pazzo del sound”, “Produttore Visionario e Magnetico”, “Dj istrionico”, “artista dai mille talenti…come ti definiresti tu? 

Come uno che si fa il culo dalla mattina alla sera! Al di la del talento, quando decido una cosa, deve essere quella e do tutto me stesso. La musica è il mio punto fisso e lavorerò finché non otterrò il risultato che voglio. Penso che tutti abbiano un super potere nascosto, il mio è sicuramente la determinazione. 

L'OF: Sono usciti i tuoi primi brani da solista, dopo un lungo sodalizio artistico con Achille Lauro. Quando hai capito che era arrivato il momento di proseguire da solo? 

Io e Lauro siamo mega amici da sempre. Mio fratello andava a scuola con lui, erano in classe insieme e il giro di persone era lo stesso. Agli esordi, ci siamo confrontati spesso sulla musica. 

Lui aveva firmato con la casa discografica “Roccia Music” e stava lavorando su “Dio c’è”, mentre io ero impegnato con i miei DJ set in giro per l’Italia e l'Europa e avevo aperto un piccolo studio di registrazione. Quando lo invitai per vederlo, finimmo per lavorare a cinque pezzi del suo disco e ci siamo trovati! Di lui apprezzavo che fosse un "rapper non rapper” e lui di me che facessi i beat ma non fossi un beat maker, perché il mio sound era molto diverso da quello del rap e dell’hip hop. 

Decisi di mettere tutto in stand by e di dedicarmi insieme a lui al “progetto Achille Lauro” per portarlo al top. Una volta raggiunto l’obiettivo, io avrei lasciato tutto per riprendere in mano il mio percorso. Sapevamo che le potenzialità erano incredibili e avevamo ragione. Lui ora può avvalersi di super professionisti (orchestre sinfoniche, bands, producer ecc.) essendo uno dei nomi più caldi del panorama musicale italiano. Era il momento di proseguire da soli. La differenza è che io sto ricominciando, quasi, da zero. Sono un artista emergente a tutti gli effetti.

L'OF: Ti manca far parte di un duo? 

A volte…ma ci sono pro e contro come in ogni cosa. Non voglio che passi il messaggio che il solista sia un single player. In ogni progetto ci sono tantissimi collaboratori: musicisti, cantanti, top liner, manager, brand manager, social media manager ecc. La grande differenza rispetto a prima è che ora ho una squadra mia e tutte le decisioni le prendo da solo. Nel “team Lauro”, ero un elemento chiave, ma non avevo l’ultima parola, quella era di Achille (giustamente).

Non rimpiango nulla di ciò che ho fatto, ho amato il percorso insieme a lui, ho creduto nel progetto sin dal primo momento e continuo a farlo tutt’ora. 

L'OF: Il 19 febbraio è uscito il tuo nuovo singolo “Pretty Face” che vuole essere una provocazione alla società di oggi…

Penso che le provocazioni arrivino al pubblico, nel bene e nel male, più velocemente. Viviamo in una società lobotomizzata dai social media e a volte per far sentire la voce fuori dal coro si deve esagerare e alzare il tono. Io ho cercato di farlo con la canzone. 

L'OF: Hai parlato di “società lobotomizzata”…quanto è difficile oggi sentirsi liberi di essere se stessi?

La libertà e la felicità sono due valori per cui si deve sempre combattere. Si deve conquistare sempre ciò che si vuole, a volte, anche con le maniere forti. I social ci regalano una “fake realtà”, in cui pensiamo di poterci esprimere liberamente, ma dove è molto difficile mostrarsi per ciò che si è davvero. Siamo parte di un macro-meccanismo che definisco: “prigione a cielo aperto” dove tutto è controllato. È davvero triste pensare che ciò che conta di più sia qualche like. Non trovi?

L'OF: Parlando proprio di questo…che rapporto hai tu con la tua immagine? 

La mia immagine rappresenta me stesso al 100 per cento, forse anche troppo. Digitalmente parlando non è nemmeno molto positivo, se guardiamo i numeri social come quelli di Instagram. Non me ne importa molto, vado avanti a testa alta, non sono di certo i like o i followers a scoraggiarmi! Da quando non suono più con Lauro, ne ho persi circa 40 mila. 

Sono il canvas di me stesso, regista e attore allo stesso tempo, e dopo la musica, lo strumento per arrivare al pubblico è il corpo; ed è anche su questo che lavoro. Mi metto al servizio del messaggio che voglio comunicare, come nel video di “Pretty Face” in cui mi mostro in un nudo integrale, che è una rivendicazione forte dell’Io personale. Ognuno dovrebbe essere libero di esplorare e manifestare se stesso. Noi musicisti e personaggi pubblici, dovremmo sfruttare l’esposizione mediatica per dare il buon esempio ed essere una fonte di ispirazione per i più giovani. 

L'OF: Torniamo a parlare di musica, i tuoi pezzi usciti finora non sono propriamente techno…

Faccio fatica a classificarli io stesso. Mi piace esplorare i suoni e sperimentarne sempre di nuovi. Altrimenti sai che palle fare sempre la stessa cosa! Perderei l’entusiasmo e il senso del mio lavoro. Distaccarmi da Lauro è stato un salto nel vuoto, ho lasciato alle spalle tutte le sicurezze per abbracciare l’incertezza. Questa è la sfida che mi rende vivo, così come la musica.

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L'OF: C’è un’artista con il quale ti piacerebbe collaborare?

Sono un po’ strano da questo punto di vista. La domanda che mi hai posto non me la sono mai fatta. Ci sono tanti artisti che mi hanno ispirato e che hanno fatto la rivoluzione della musica, come i The Prodigy con la canzone “Firestarter”, che parla di droga e risse, ed è diventata una pop hit mondiale, ma di pop e di hit non ha assolutamente nulla. Amo i personaggi e la musica di rottura come, ad esempio, Marilyn Manson che è diventato un artista quasi “pop” pur facendo dell’aggressività (creativa) e dell’eccesso il suo segno distintivo. Quando parlo di “pop”, vorrei specificare, mi riferisco all’origine della parola: che significa “popolare/del popolo”. In questo senso Marilyn Manson è super pop perché lo conoscono tutti, perfino mia madre! Crede che sia il demonio, ma sa perfettamente chi è! (Ride) Ecco vorrei collaborare con lui, o forse andarci solo a pranzo per scambiarci due chiacchiere e fargli un paio di domande. 

L'OF: Hai da poco concluso le registrazioni di “Celebrity Hunted” per Amazon Prime con Achille Lauro. Cosa puoi raccontarci? 

Posso solo dirvi che ne vedrete delle belle! Due concorrenti così non ci sono mai stati!

L'OF: Un ultima domanda…qualcosa di te che pochi sanno?

Questa è difficile. Tutti vogliono sapere del presente, del personaggio ma pochi si interessano a quello che è stato il passato. Quante fatiche, sacrifici e no, detti e ricevuti, per arrivare dove sono. Ho fatto di tutto per far sì che la musica diventasse la mia vita. Facevo due lavori, tornavo alle due di notte e suonavo fino le 5 del mattino per poi svegliarmi alle 8 e ricominciare la giornata. Vengo da una famiglia molto umile e spendevo tutti i miei soldi in musica, malgrado i miei genitori mi dicessero di fare qualcosa di più concreto che potesse darmi un futuro. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di mollare: ero senza lavoro, ci avevano sfrattato e mio padre era malato. Tutto quello che facevo mi sembrava una perdita di tempo. Dentro di me però avevo una vocina che mi ripeteva di andare avanti, e aveva ragione. Le persone pensano che sia tutto semplice e che chi ha successo sia stato solo fortunato. Non è fortuna ma solo duro lavoro. Nessuno lo direbbe ma studio tantissimo: gli spartiti, nuove tecniche per i suoni, gli arrangiamenti, teoria musicale, storia della musica…Niente nasce per caso. Oggi quando entro in un negozio e posso comprarmi quello che voglio, penso: “Guarda da dove sei partito e dove sei arrivato.”

L'OF: La tua famiglia quindi non ti ha sempre sostenuto…

Si e no…I miei genitori non mi hanno mai regalato una scheda audio per Natale! Forse non sapevano nemmeno cosa fosse…Mi ripetevano che non avevo una stabilità economica, vedevano la musica come un hobby e non come un lavoro vero. Ma so di averli resi orgogliosi. A mia figlia però, non farò mai mancare il sostegno, le dirò di credere nei suoi sogni e che niente è irrealizzabile, anche quando tutto sembra suggerirti il contrario. 

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