Truth Seeker: l'intervista all'attrice Léa Seydoux
In “No Time to Die” e nel nuovo film di Wes Anderson “The French Dispatch”, Léa Seydoux illumina lo schermo tra glamour e vulnerabilità. Qui l’attrice è ritratta sul Tamigi davanti al ponte di Westminster, parte di “Illuminated River”, la nuova grande opera dell’artista americano Leo Villareal.
Photography Chris Sutton
Styled by Alexandra Imgrüth
Creative Direction Leo Villareal
Dopo gli esordi con film d'autore come “La vita di Adele” e “La felicità condannata”, l'attrice Lea Seydoux si è nel tempo trasformata in una potenza di Hollywood. Quest’anno, dopo tanto ritardo dovuto alla pandemia, l’attrice ha cinque film in uscita tra cui la ripresa del ruolo di Madeleine Swann in “No Time to Die” – ultima apparizione di Daniel Craig nei panni di James Bond – e una parte in “The French Dispatch” di Wes Anderson che vede nel cast anche Timothée Chalamet e Bill Murray. Nonostante la vicinanza con il chi è chi dell’industria cinematrografica, Léa Seydoux mantiene una visione ottimistica della funzione di un film come un’estensione del mondo dell’arte. «Per me, l’arte in generale – letteratura, pittura, musica – sono un modo per resistere. Oltre che per esplorare la condizione umana. Credo sia l’unica cosa che mi interessa, non m’importa del resto», dice.
L’OFFICIEL: Alcuni dei tuoi film sono usciti con un ritardo di oltre un anno. Che effetto fa vedere finalmente “No Time to Die” nelle sale?
Léa Seydoux: È stato un sollievo! Sono felice che si ritorni al cinema e penso che tutti abbiamo bisogno di un po’ di intrattenimento. La pandemia è stata un momento così difficile, credo che le persone siano pronte a divertirsi e a condividere delle emozioni. Ritengo sia importante connetterci con gli altri, è qualcosa che ho avvertito durante la pandemia, il bisogno degli altri.
LO: In passato hai detto che per te i film sono legati all’intimità. Come trasferisci questo tipo di approccio a produzioni più grandi di questa?
LS: Io cerco un certo tipo di verità in tutti i ruoli che affronto. In un meccanismo strutturato come questo a volte può essere difficile perché sei bombardata da tutti gli aspetti tecnici e non sempre c’è spazio per l’emozione. In “No Time to Die”, volevo davvero che tra James Bond e Madeleine Swann ci fosse un’autentica connessione in cui le persone potessero ritrovarsi. Mi piace il fatto che sia una storia d’amore.
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«se mi chiedi di replicare o di imitare qualcosa sono pessima deve in qualche modo essere una mia creazione».
LO: Hai avvertito delle pressioni nell’essere parte di un franchising come James Bond?
LS: Si, ho sentito la pressione. Ho sempre pensato di non essere davvero efficiente, nel senso che il mio modo di recitare l’ho sempre percepito come un po’ anticonvenzionale. È stata una sfida per me adattarmi a una situazione come James Bond, ma per fortuna – e ringrazio di questo – la parte in sè era così anticonvenzionale e diversa rispetto ad altri personaggi femminili dell’universo Bond, che per me è stato più facile. Se mi chiedi di replicare o imitare qualcosa, sono pessima. Deve in qualche modo essere una mia creazione. A volte in film come questo senti la pressione e ti domandi se sarai brava abbastanza».
LO: Come ti relazioni al termine “Bond girl”? Lo consideri riduttivo o è solo un identificatore per te?
LS: La parola “girl” dà una connotazione un po’ infantile, ma mi piace il fatto che ora ci siano dei personaggi con maggiore profondità con cui il pubblico può relazionarsi perché sono imperfetti. Madeleine non è perfetta e non è una fantasticheria. Non si definisce nel modo tipico di quei personaggi. Non è uno stereotipo e non è vista da una prospettiva maschile, è un personaggio con una sua profondità, una cosa che a me è piaciuta molto. Così come mi piace mostrare la vulnerabilità, perché in questo mondo in cui stiamo vivendo sembra di non potersela più permettere. Viviamo in una società capitalista dove tutto dipende dai soldi, dove tutto deve poter essere venduto.
LO: Nel creare il personaggio di Madeleine Swann hai preso in considerazione le attrici che in passato hanno interpretato le Bond girl?
LS: Eva Green nel ruolo di Vesper Lynd in Casino Royale era davvero inconsueta. Il cliché in sé però è cambiato, credo grazie a Daniel Craig perché ha reso il suo personaggio più imperfetto, in un certo senso più umano. Devo dire che ciò che amo di James Bond è il suo non essere morale. Non è un “buono”. È sempre più interessante tratteggiare un personaggio con delle imperfezioni, tutti siamo imperfetti. Per me è stato a tratti difficile confrontarmi con Madeleine perché lei è una brava ragazza e io non sapevo cosa fare con lei. Credo però che in questo film sia più aperta e vulnerabile.
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«Per me, l’arte in generale – pittura, letteratura, o musica – sono uno strumento per poter esplorare la condizione umana».
LO: Reciti anche in “The French Dispatch”. Com’è interpretare un ruolo nel mondo così distinto e stilizzato di Wes Anderson?
LS: È fantastico. Mi sento vicina a Wes e al suo gusto, provo addirittura a vestirmi come lui! Di Wes amo il suo essere un vero poeta e sono molto pochi i registi che riescono ad esserlo. Abbiamo bisogno della poesia perché – e parlo per me – è consolatoria. La poesia è bellezza e abbiamo bisogno di bellezza per riuscire a sognare.
LO: Hai lavorato con così tanti attori incredibili in quel film. Cosa hai provato nel fare parte di un cast simile? Hai imparato qualcosa dagli altri co-protagonisti?
LS: Molte delle mie scene erano con Adrien Brody e Benicio del Toro e ho amato vederli recitare. Ho anche avuto un piccolo momento con Tilda Swinton ed ero così incantata da dimenticarmi la battuta. Era incredibile, aveva dei denti finti ed era totalmente trasformata. Quando lavoro con grandi attori, amo osservarli: è una delizia per gli occhi.
L'Officiel Italia sarà in edicola a partire dal 25 novembre
HAIR Etienne Sekola
MAKEUP Mary Wiles using Charlotte Tilbury
MANICURE Cherrie Snow
PRODUCTION Kate Miller
DIGI TECH Kermican Goren
PHOTO ASSISTANT Maria Montfort Plana
STYLIST ASSISTANT Chelsey Clarke
PRODUCTION ASSISTANTS Matt Lamb and Caitlin Smith