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Queen: Laura Pausini

La vittoria ai Golden Globe. La candidatura all'Oscar e il progetto di un nuovo disco. Un anno da ricordare per Laura Pausini, la regina della musica italiana.

Nella foto Laura Pausini indossa cappa intarsiata in panno a motivo optical V, dolcevita di cashmere e gonna di crêpe couture ricamata, VALENTINO; cuissardes di pelle, VALENTINO GARAVANI; hair band di piume, FLAPPER.
Laura Pausini indossa cappa intarsiata in panno a motivo optical V, dolcevita di cashmere e gonna di crêpe couture ricamata, VALENTINO; cuissardes di pelle, VALENTINO GARAVANI; hair band di piume, FLAPPER.

Ti senti un po’ destabilizzato. Sei cresciuto con “La solitudine”, hai vissuto “Strani amori e hai spesso pensato di mettere distanza “Tra te e il mare”. Come nella “Rosa purpurea del Cairo”, “Improvvisamente” Laura Pausini esce da una di quelle canzoni che appartengono al tuo mondo interiore e parla con te. Proprio con te. Prende vita. Clash, un cortocircuito. Il continuum che coglie l’attimo. Una collisione che diventa colore e divertimento, che si trasforma in realtà per una star di cui tutti conoscono tutto. Si diceva che fosse simpatica. E invece no, è super simpatica, con il suo accento romagnolo che la fa diventare immediatamente una di famiglia. Una persona per cui si è felici di gioire, che ti ha accompagnato negli anni con quelle sue magiche liriche. Svelando la sua vita tra treni di donne innamorate e una passione incancellabile. «Le mie canzoni raccontano la mia vita», spiega dal suo studio, dove sta iniziando a preparare il prossimo disco. Una scelta che la porterà lontana dalle scene nei prossimi mesi, dopo che il periodo appena trascorso l’ha vista essere una super protagonista. La vittoria al Golden Globe, la candidatura agli Oscar con la canzone per il film con Sophia Loren, Sanremo. O meglio dire i vari Sanremo che l’hanno consacrata e accompagnata in una carriera tra le stelle. Partendo da quell’Italia che difende a spada tratta, come l’arte, lo moda e il Made in Italy. «Lì bisogna andare giù duri. Perché la concorrenza è spietata ed è giusto che ci sia, però l’arte è nata qui. Per assurdo, che ci continuino pure a copiare, ma noi non possiamo copiare gli altri. La scintilla, la fiamma deve nascere qui». Parla a cuore aperto, della musica, della famiglia, della creatività, della passione per la moda e del rapporto con stilisti come Giorgio Armani o Pierpaolo Piccioli. Con un rispetto, una passione unici. Laura c’è.

STEFANO RONCATO: Come sono stati gli Oscar? Che emozione è stata per te?
LAURA PAUSINI: Quando è arrivata la nomination, è stata una botta di adrenalina e di emozione, ma anche di paura. La nomination è arrivata il 15 marzo, che è l’anniversario della scomparsa di mia nonna. Mi sentivo come se fosse stata lei a proteggermi. Ho cominciato ad avvertire un senso di vuoto perché, mi chiedevo: “Se arriva l’Oscar, cosa faccio dopo?”. Magari mi faccio troppi problemi, me lo dicono tutti. Da quando ho vinto Sanremo mi alzo la mattina e mi sento a volte... non inadeguata, perché non è il termine esatto, mi sento come se non stessi restituendo tutto quello che ho ricevuto.

SR: Ansia da prestazione?
LP: Mi hanno detto che esiste una parola, tipo “la febbre dell’artista”, però è proprio la paura di non essere in grado di affrontare quello che verrà. E ovviamente l’Oscar significa paura all’ennesima potenza, anche se devo dire che, adesso che l’ho vissuto, posso testimoniare che niente, per me, è come Sanremo. Niente.


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Laura Pausini indossa kimono di paillettes su giacca di lana, JUNYA WATANABE.

SR: Sanremo batte gli Oscar?
LP: Se guardi come ho cantato a Sanremo quest’anno e come ho cantato agli Oscar, non c’è paragone. Agli Oscar non avevo paura, avevo la saliva, avevo la respirazione, cioè ero sotto controllo, ero emozionata ma ero più felice e gasata. Invece a Sanremo... Non c’è niente da fare, io lì ho paura, si vede che è il posto dove sono cresciuta e nata ed è cambiata la mia vita. E lì mi sento che devo cantare meglio di sempre e alla fine, probabilmente, è troppo grande la responsabilità dentro di me e quindi non canto mai bene.

SR: A Sanremo indossavi un Valentino che aveva appena sfilato...
LP: Quando Pierpaolo Piccioli mi ha detto che mi avrebbe dato un look della nuova stagione ho pensato: “Oddio, sarò in grado?”. Perché bisogna avere anche un portamento su certi abiti, no? Sono contenta che lui abbia una sua visione di me che è molto vicina alla mia. Raramente decidono gli altri per me, nelle canzoni nessuno. Nella mia vita personale lo faccio sempre insieme a mio marito Paolo (Carta, ndr) o comunque con i miei genitori. Però in tantissime altre cose raramente mi faccio guidare. Ma poi, il vestito degli Oscar...

SR: Il tailleur d’oro e poi l’abito nero...
LP: Il tailleur d’oro inizialmente era nero anche quello. Però lì sono stata io che volevo un colore, inizialmente gli avevo chiesto il rosso, però lui mi ha detto: “Preferirei metterti un colore in cui in tailleur non ti sei mai vista e che secondo me ti dona tanto”. Avevo paura mi ingrossasse un po’, invece ero comodissima e anche per quello credo di aver cantato agli Oscar con disinvoltura.

SR: Quando hai fatto il red carpet... Diff icile come una punizione?
LP: No, è bellissimo. Io non vedevo l’ora, avevo studiato tutto, anche le pose. In questi 28 anni ho fatto tantissimi red carpet, ovviamente meno importanti, perché l’Oscar insieme a quello del Grammy per noi cantanti sono i due più importanti.

SR: Il massimo...
LP: Per i Golden Globe non potevamo farlo. Ma, per gli Oscar alla fine mi sono trovata un po’ spiazzata perché era tutto piccolo. Di solito, inizia la prima parte con il backdrop dove ci sono una cinquantina di fotografi che urlano, mentre lì ce n’erano cinque.

SR: E stop...
LP: Si sentiva il click della macchina fotografica, era tutto silenzioso. Poi c’era pochissima gente, perché ognuno di noi poteva portare solo un invitato. Nessuno di noi, per le otto ore che siamo stati lì, ha potuto avere né trucco né parrucco, quindi avevo portato qualcosa. Pierpaolo mi aveva fatto nel vestito due tasche giganti, ero tipo Mary Poppins. C’erano delle postazioni nel percorso, ogni tot c’era un tavolino con lo specchio con le luci, dove da solo ti potevi ritoccare.

Tutto quello che ho cantato, scritto con altri o scelto di cantare perchè scritto da altri, racconta la mia vita.

Laura Pausini indossa camicia e gonna con struttura in crinolina di cotone misto raso, ROBERTO CAVALLI; cappello con sciarpina, FLAPPER.

SR: E Diane Warren? Un vero mito...
LP: È matta, matta. Ma poi che canzoni ha scritto? Ogni volta che menzioni un suo titolo, dici: “Ma non è possibile che abbia scritto anche questa...” . Lei è molto agitata, è una di carattere così. Mi ha chiesto per tre ore di seguito: “Vinceremo? Vinceremo?”. E io: “Ma Diane, comunque la canzone è in italiano, è la prima volta, è difficilissimo”. Ho vissuto questo momento con un po’ di quella inquietudine di cui ti raccontavo prima. Da una parte, non potevo dirlo, però speravo un po’ di non vincere, sennò dopo cosa facevo? Lo so che fa ridere...

SR: E poi non era un Oscar normale, quindi aspettiamo il prossimo. Una spinta per andare avanti?
LP: Con alcune persone amiche che lavorano con me, una sera qualche giorno prima dell’Oscar parlavamo di quest’argomento e dicevo: “Per esempio, io sinceramente non ho mai vinto il Tapiro”. Hanno riso. Capisco che sia una cosa difficile da comprendere, perché è un’anomalia il fatto che una persona abbia visto già così tante cose nella sua vita. Ho già cantato in tutte le città del mondo, manca il Giappone. Ho cantato sott’acqua? Quello non l’ho fatto, mi manca. In montagna ho cantato, al Madison Square Garden ho cantato, all’Olympia ho cantato, all’Albert Hall, allo stadio, nei pianobar. Di carattere mi annoio, ho bisogno di sapere che non è finito, sennò non so neanche più cosa scrivere.

SR: Quindi le tue canzoni... Le parole che canti dentro di te, sono figlie di quello che hai provato e vissuto?
LP: Finora tutto quello che ho cantato, scritto, scritto con altri o scelto di cantare anche se scritto da qualcun altro, racconta la mia vita. A volte mi è successo di scegliere una canzone perché pensavo: “Questa esperienza non l’ho vissuta ma mi sembra sia mia” e infatti l’anno dopo mi succedeva la cosa che avevo cantato, quasi una premonizione.

SR: Senza il racconto della tua vita, non sarebbero le tue canzoni...
LP: Mi sembrerebbe di prendere in giro la gente. Per esempio, quest’intervista cade nel momento in cui sto iniziando il nuovo disco. Al primo ascolto, ho sentito mille canzoni, all’inizio erano 700. Ho un quaderno dove appunto le riflessioni. Ascolto tutto, non solo i famosi e basta o gli autori che conosco. Tutto quello che arriva al mio ufficio, infatti in mezzo c’è qualcosa di non bellissimo.


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Laura Pausini indossa blazer e pantaloni di lana e camicia di viscosa, MSGM; collana, STELLA McCARTNEY.

SR: Cosa ti fa dire: “Questa canzone sarà un successo”?
LP: Non succede mai. Più passa il tempo e più dico: “Accidenti, pensavo di aver capito un po’, di avere una chiave”.

SR: È un po’ una magia...
LP: La prima cosa che faccio, e che in questo caso succederà nelle prossime settimane, è fare il provino della canzone com’è arrivata. E mentre la canto, capisco se mi emoziona quel genere di melo- dia, poi se ci sono parole che alla lettura non sembravano giusta e invece cantandole si sono rivelate perfette per me. E ce ne sono alcune che, mentre le canto, mi fanno dire: “Se non la faccio mi ammazzo, ho bisogno di cantarla”.

SR: Tipo? C’è qualche canzone così?
LP: Tutte quelle che sono nei dischi.

SR: C’è una tua canzone a cui sei particolarmente affezionata?
LP: “Invece no” probabilmente. Ma aspetta, anche “La solitudine”, Marco se ne è andato...

SR: Poi tra due anni è il 30° compleanno della canzone...
LP: Esatto. Ho vinto Sanremo nel ’93. Quel Marco lì, ancora oggi, quando ci sentiamo ridiamo, perché lui continua a dire che non è vero che mi ha cornificato. E io gli dico: “Se vuoi ti do anche il numero di telefono della persona”.

SR: Ma quindi esiste davvero questo Marco?
LP: Sì, sì, sì. È stato veramente il mio primo amore, il treno delle 7 e 30 era alle 7 e 28, però ovvio che non potevo dire: “Il treno delle sette e ventotto senza lui”. Ed era il treno con cui andavamo a scuola, perché io sono di un paese piccolo e il liceo non c’era e quindi dovevamo andare a Faenza. E da Solarolo, che è il mio paese, prendevamo il treno per andare a Faenza ed eravamo tutti lì, quelli di Solarolo.

SR: Quindi non scappavi...
LP: La mattina non vedevo l’ora di arrivare, con acconciature che non sto neanche a dirti. Gli anni ’80 erano pazzeschi, mi ricordo che in quel periodo c’era Laura Palmer, come si chiamava il telefilm?

SR: “Twin Peaks”...
LP: Quindi io mi immaginavo avvolta nella plastica. Come ancora oggi succede, nelle canzoni o nei film devo trovare un punto dove sono protagonista, mi devo identificare. Quindi pensavo di essere io Laura Palmer e mi vedevo là, tutta nella plastica, con lui, Marco, che mi veniva a salvare.

SR: Sempre una storia d ’amore?
LP: Sennò per che cosa viviamo? Essere da soli non serve a niente. E tra l’altro essere insieme a qualcuno uguale a te a me non interessa, ci sono già io che sono abbastanza per me, quindi mi piacciono le persone diverse.

Laura Pausini indossa blazer strutturato con dettagli a contrasto, BALMAIN.

SR: A Sanremo indossavi una giacca di Byblos, lunga...
LP: Una giacca blu che aveva il bordo e i bottoni oro. Fino a quel momento non avevo mai utilizzato vestiti di stilisti, quindi mi sembrava una cosa immensa mettermi un abito di uno stilista italiano, insomma ero veramente contentissima. Non immaginavo che quella giacca sarebbe diventata così iconica per i mei fan. Anni dopo è tornato Byblos, disegnato da Manuel Facchini, che ha realizzato i costumi per un mio tour.

SR: Ma la moda ti piace?
LP: Sì mi è sempre piaciuta tanto. Quando ero piccola, prima di Sanremo, compravo tante cose al mercato di Faenza e le tagliavo, inventavo modelli. Prima di trovare un tuo stile, sperimenti, provi di tutto.

SR: Come nella musica...
LP: Ho sempre avuto un fisico particolare, nel senso che non è che mi vada bene subito tutto. Quando prendevo i pantaloni che andavano bene nei fianchi, mi erano giganti di vita e avevo le braccia piccoline, ma un seno grosso, quindi facevo un taglia e cuci da sola. So cucire e ricamare, una cosa che faccio ancora oggi. Succede che mi si rompano delle cose in camerino, nel quick change, e abbiamo sempre lì ago e filo, e a volte faccio da sola perché sono veloce.

SR: Parlando di stilisti italiani.
LP: Ho avuto la gran fortuna di conoscere Giorgio Armani. Mi ha chiamato lui e mi ricordo che mi sentivo piccolissima.

SR: Come è stato il tuo rapporto con Armani?
LP: Mi vergognavo a parlare. Conoscevo benissimo la sua moda e mi piaceva molto. Quando mi vide, disse: “Laura, io voglio puntare tutto sul tuo viso. Quando canti su un palco, in tv o in concerto, la gente deve ascoltare prima la tua voce, poi vedere la tua faccia e poi vedere il tuo corpo e il tuo vestito”. Io ero piccola, avevo 19 anni e non mi piaceva il mio naso. E a quell’età, da adolescente, non sei molto sicura di te. Invece lui voleva sempre il nero, qualcosa di non tanto voluminoso, non troppo morbido perché il mio corpo è morbido, mi ha spiegato che mettendomi cose più squadrate avrei aiutato il mio fisico a essere più in linea con quello che desideravo. Mi ha vestita per dieci anni praticamente sempre con la giacca nera e i pantaloni neri. Lui aveva una visione che è quella di Giorgio Armani, cioè lui vive con un’arte che ha lui e che ha solo lui. Anche il fatto che uno stilista così importante ti venga a dire: “Devi puntare tutto sulla tua faccia”, io trovo che sia una cosa veramente all’avanguardia.

SR: E non le manda a dire...
LP: Infatti io un po’ lo temo, nel senso che sono ancora timida con lui, mentre io non sono timida per niente.


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Laura Pausini indossa giacca e pantaloni di lana, dolcevita di jersey, top in cadydi seta, VERSACE; collana, LOUIS VUITTON.

Sophia Loren ha sempre interpretato ruoli di donne coraggiose, perchè lei lo è. I suoi valori sono gli stessi che mi ha insegnato la mia famiglia. 


SR: E l’incontro con Pierpaolo Piccioli di Valentino?
LP: L’ho conosciuto perché mi ha vestito in Messico la prima volta che ho fatto “The Voice”. E abbiamo iniziato a sentirci extra lavoro, ogni tanto mi mandava dei video. Una volta era atter- rato in Giappone e mi ha mandato un video di lui che cantava “Strani amori” dentro un taxi. Faceva troppo ridere. E durante la pandemia, l’anno scorso ci siamo sentiti tantissimo per parlare di arte, di fotografia, ma veramente non di moda e musica. Ho trovato molto azzeccato il progetto Empathy. Mi piace la testa di Pierpaolo, mi piace come ragiona, il fatto che continui a vivere a Nettuno dove è nato. E mi piace che continui a studiare sempre, perché lui sa tante cose ma non si ferma mai, comunque ogni volta, ricerca e ricerca, che è la vera ragione per cui uno può essere identificato come artista. Ricercare è il dovere e il piacere dell’artista.

SR: Ma la moda è arte, secondo te?
LP: Beh, assolutamente sì, io non ho dubbi su questo, sai. Nella moda, per assurdo, sono anche più sotto stress di noi, perché noi facciamo un disco ogni due anni, loro in un anno devono fare praticamente quattro collezioni, tra resort e tutto. Il backstage di una sfilata? L’ho fatto con Giorgio due volte, però mi mettevo in un angolo perché è veramente complicatissimo. Gli stilisti, con una sfilata, fanno davvero quello che facciamo noi in sei mesi di tour. A me piace che siano diventati degli show, queste sfilate. Poi ovviamente dipende dallo stilista, però il fatto di avere una ricerca continua nella loro evoluzione ma rimanere sempre con la stessa firma riconoscibile è la cosa più difficile. E questo è uguale anche per noi, perché, per esempio, nel mio caso io non voglio ripetermi sempre, però allo stesso tempo, quando faccio ricerca e provo a sentire la mia voce cantando altri generi, non ritrovo al 100% me stessa. E quindi devo fare un lavoro di crescita su quello che ho già fatto, senza cambiare. Non è facile questa cosa, farla ogni due anni, io non so come facciano loro. Vedi anche l’evoluzione che ha fatto Valentino: vedi che è Valentino, ma ha fatto un grande passo.

SR: È un Valentino 2.0...
LP: Ha conquistato tutta una parte di pubblico giovanile, urbano che prima non c’era.

SR: La moda italiana va tenuta maggiormente in considerazione? È una bella voce importante anche del Pil e dell’economia.
LP: Assolutamente. Anche per questo agli Oscar ho deciso di indossare solo marchi italiani, avevo anche i gioielli di Bulgari, perché volevo che fosse tutto italiano, dato che il film è diretto da un italiano (Edoardo Ponti, nda), c’è Sophia (Loren, ndr) e la canzone era per la prima volta in italiano.

SR: Sei stata la prima cantante italiana candidata agli Oscar?
LP: Come cantante donna, sì. E sono stata la prima in generale candidata agli Oscar con una canzone scritta in italiano.

Laura Pausini indossa cappa con cappuccio di tessuto spalmato su panno di lana, ERMANNO SCERVINO.

SR: E adesso starai ferma un anno per fare il disco?
LP: Guarda, non lo so, io vorrei andare un po’ veloce perché, in realtà, l’ultimo disco è uscito nel 2018. Quindi è passato tanto tempo, però quando è iniziata la pandemia, l’anno scorso, a feb- braio stavo registrando “The Voice” in Spagna e mi ricordo che avevo sentito lì del Covid. L’ultimo viaggio che ho fatto è stato Madrid-Roma, dopo avrei dovuto iniziare a scrivere il nuovo di- sco. Ma mi sono bloccata, infatti il mio quaderno del prossimo disco inizia con la data: “8 gennaio 2021, ore 17”. Metto anche l’orario perché io sono psycho. “Inizio oggi dopo un anno esatto di ritardo rispetto a quelle che erano le mie iniziali intenzioni”. Abbiamo anche noi dei tempi, per fortuna non tanto corti come quelli della moda, però ogni cantante più o meno ha due anni, tre anni massimo. Io vorrei cercare di farlo il prima possibile, però non uscirò mai se non sono convinta.

SR: Lo raccontavi prima parlando della tua musica...
LP: Anche perché ogni canzone me la porto dietro per tutta la vita. Esco, con un brano che mi fa orrore? Voglio essere felice ogni volta che vado sul palco. Quando canto “La solitudine”, mi emoziono ancora anche se parla di una ragazzina, della scuola e dei libri di matematica e di inglese.

SR: Tu hai fatto bene anche televisione, con Paola Cortellesi...
LP: Mi sono divertita tantissimo, anche se in alcune cose ero un po’ frenata. Se tu mi vedi all’estero, mi vedi come adesso. In tv, in Italia, ho sempre un po’ la “Sanremite” e quindi ho un po’ paura.

SR: Parlavi prima di Sophia Loren, come è stato lavorare con lei?
LP: Ho incontrato Sophia la prima volta grazie a Giorgio Armani. C’è stato un periodo in cui vivevo a Los Angeles, nel 2001, e lui aveva organizzato a Beverly Hills un mega party. A un certo punto entra Sophia. Sembrava che ci fossero cori angelici, stelle, non c’era nemmeno più bisogno di luci e riflettori. Già solo come cammina, la sua postura, come tiene il collo. È venuta a salutarmi e da lì abbiamo iniziato a parlare e mi sono detta: “Guarda te, questa è Sophia Loren e mi parla come se fosse mia zia”: era molto familiare, molto coccolona e allo stesso tempo protettiva. Da lì, l’ho rivista altre volte, di cui una per il suo compleanno a Città del Messico, dove ho conosciuto Edoardo, suo figlio. E poi un’altra volta ancora a Ginevra, perché lei è molto amica di Phil Collins e lui è stato il primo grande e famoso che ha creduto in me. Nel ’96 abbiamo fatto una collaborazione e da quel momento Phil è sempre stato molto carino con me, ha un’associazione benefica per aiutare i bambini che non hanno i soldi per studiare musica e tutti gli anni fa un concerto a cui partecipo.

Laura Pausini indossa trench di seta con imbottitura, KITON; camicia di crêpe de chine, LOUIS VUITTON; pantaloni di pelle con borchie, ISABEL MARANT; orecchini di perle con strass, RADÀ.

SR: Come è andata a Ginevra?
LP: Ero un po’ giù perché cercavo di avere un figlio e non riuscivo ad averlo. Sono arrivata in anticipo nel teatro dove ci sarebbe stato lo spettacolo e mi sono seduta ad aspettare che arrivassero tutti. A un certo punto ecco anche Sophia, si è seduta vicino a me e abbiamo parlato per più di un’ora di questa mia cosa. E lei è stata proprio stupenda perché mi ha detto cose che mi hanno dato un coraggio, una forza incredibile.

SR: Ti ha regalato energia.
LP: Lei è una donna che ha sempre interpretato ruoli di donne coraggiose, perché lei lo è. Ha una personalità travolgente, lei per me è la classica napoletana che rappresenta la vera eleganza italiana e la vera gentilezza. I suoi valori sono gli stessi che mi ha insegnato la mia famiglia.

SR: È molto bello vedere come ti sia stata vicina in un momento tanto difficile...
LP: Mi ha detto parole bellissime che mi sono sempre portata dentro. La cosa assurda è che quando abbiamo lavorato insieme per lo stesso progetto, non ci siamo incontrate. Sophia ha girato “La vita davanti a sé” a Bari la scorsa primavera, io sono stata chiamata quando hanno finito il film e lei era già tornata in Svizzera. Edoardo mi aveva telefonato dalla California, dove vive. Dopo l’estate c’è stata la seconda ondata di Covid, quindi ci siamo sempre e solo sentiti per telefono. Quando ho vinto il Golden Globe con la canzone, ho sentito Sophia e mi ha detto: “Sono felice che tu abbia fatto quell’urlo, perché queste sono le donne italiane che gioiscono e lo fanno vedere”. Mi è piaciuto sentirlo perché io sono esagerata nelle mie reazioni. Avevo paura di essere stata poco elegante, però sono stata approvata dalla regina, quindi...

SR: È molto bello il messaggio che hai raccontato, ovvero che la moda, come la musica, è una forma d’arte...
LP: Assolutamente, bisogna che ci prendiamo questa responsabilità, perché, alla fine, non sono solo canzonette. Perché a volte una canzonetta può cambiarti la vita.

Laura Pausini indossa lungo abito di cady couture con mantellina asimmetrica, VALENTINO; collana e anelli, FRANCESCA CORRADINI .

Talent LAURA PAUSINI
Photography
NICHOLAS FOLS & SIERMOND
Styling GIULIO MARTINELLI
Interview STEFANO RONCATO direttore del quotidiano MFFashion, pubblicato da Class Editori
Hair and Make Up VANIA CESARATO
Production IVANO MARINO @AURONLAB
Styling Assistant TERRY LOSPALLUTO e BARBARA ZILLA
Location G.P.R. Marmi s.r.l. (Coreno Ausonio - Frosinone)
Special Thanks ANDREA MENNELLA  (stylist personale di Laura Pausini)
Management GENTEMUSIC
Press Office @GOI- GEST, Dalia Gaberscik e Valeria Castelli; Baglioni Hotel Regina (Roma)

 

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