Fashion

ITS First Exhibition

Una mostra curata da Olivier Saillard inaugura il Museo triestino della ITS Arcademy, dedicato alla moda contemporanea.

Abiti di Michael Van Der Ham, Shie Lyu, Jae Woo Lee e David Steinhorst
Abiti di Michael Van Der Ham, Shie Lyu, Jae Woo Lee e David Steinhorst
A 20 anni dal lancio degli ITS contest, concepiti come un network di supporto professionale a talenti emergenti della moda “scovati nelle scuole di tutto il mondo, seguiti, portati infine a Trieste” nelle parole della fondatrice e Presidente Barbara Franchin, il 18 aprile è stato inaugurato  l'ITS Arcademy Museum of Art in Fashion. “Archivio, arca, arcademy", luogo di sistematizzazione di un patrimonio composto da oltre 14000 portfolio (la totalità di quelli inviati per partecipare al concorso), 1089 abiti, accessori e fotografie..Un osservatorio "conservativo e propositivo” aperto al pubblico in un palazzo fine 800 progettato da Enrico Nordio. La prima mostra “sull’importanza degli esordi", nelle parole del curatore Olivier Saillard, l’autorevole ex direttore del Palais Galliera, "The First Exhibition-20 Years of Contemporary Fashion Evolution” mette in scena, sullo sfondo delle casse di legno normalmente usate per trasportare le opere d’arte, modelli di talenti oggi protagonisti del fashion system (l’abito stampato a rocce cristallizzate di Matthieu Blazy, attuale direttore creativo di Bottega Veneta, l’abito da ballo di Richard Quinn, il coat drappeggiato di Nicolas Di Felice, oggi direttore artistico di Courrèges) o di cui magari ignoriamo il nome ma conosciamo i lavori (è il caso di Justin Smith, sua l’acconciatura con le corna di Angelina Jolie in “Maleficent”, e di Maiko Takeda, autrice dell’headpiece-nuvola di perspex indossato da Bjork sulla cover di “Vulnicura”).
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Collana di Valentim Manuel Estevao Quaresma
Cappa di Hana Yagi
Outfits di Matthieu Blazy e Nicolas Di Felice
Headpiece di Maiko Takeda
Abito di Richard Quinn
Abito/collana di Seiran Tsuno

Ma sono tante le creazioni, eccentriche e poetiche, di talenti non famosi ma assolutamente degne di attenzione, dall’abito futuristico di Shie Lyu alla collana di Valentim Manuel Estevao Quaresma, al cappotto tagliato al laser che cambia colore a seconda dei movimenti di chi lo indossa di Katherine Roberts-Wood. I fashion addicts si commuoveranno di fronte alla cintura di Demna Gvasalia, il direttore creativo di Balenciaga, premiato da ITS nel 2004, quando era solo al secondo anno di Accademia ad Anversa. E si emozioneranno al racconto su Blazy che, parlando nell’hangar dove si era tenuta l’esposizione dei finalisti con un visitatore incuriosito dal suo portfolio, aveva dichiarato che il suo sogno era lavorare con Raf Simons, per sentirsi rispondere: ”Raf Simons sono io”.. Un incontro cui era seguito il suo ingresso nello studio di Simons... Se il museo di ITS ha messo definitivamente Trieste sulla mappa dei fashionisti internazionali, qual'è il museo della moda ideale per Barbara Franchin? «Un museo che racconti l’identità italiana non può che essere un museo diffuso, dalla Modateca Deanna in provincia di Reggio Emilia al museo della seta di Como a Pitti a Palazzo Morando...» 

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