Fashion Trivia: scopri i segreti del nostro Instagram-quiz del weekend
Si è concluso il primo Instagram week end all’insegna del “Fashion Trivia”, protagonisti sono stati i grandi nomi della moda di tutti i tempi: dai pionieri del Made in Italy, alla genialità dell’anti-fashion anni ’90, fino ad arrivare al minimalismo, sfilate scenografiche, golden age e stampe inconfondibili. Scopriamo tutti i segreti dietro alle risposte del fashion-quiz.
MADE IN ITALY
“Made in Italy” è da sempre sinonimo di autenticità . La moda italiana è frutto di una lunga storia, intreccio tra cultura e tendenze. Ecco alcune curiosità sui fashion masters del Belpaese.
Tra i tanti abiti iconici firmati Versace e per tutto il mondo della moda è il “Jungle Dress”, indossato dalla cantante Jennifer Lopez ai Grammy Award 2000. L’abito a maniche lunghe in chiffon con un motivo tropicale verde, è l’unico della storia ad avere una pagina dedicata su Wikipedia e si dice che sia stato profetico per la nascita di Google Images, il motore di ricerca decicato alle immagini. Questa meraviglia di seta è un abito dalle stampe tropical molto sexy che contribuì, senza dubbio, al lancio della carriera di Donatella Versace, che dopo la morte del fratello Gianni, si trovò alla direzione della maison, non nascondendo di sentirsi insicura nei nuovi panni da stilista. L’abito è stato rivisitato per la collezione SS2019 di Versace, dove è stato indossato dalla stessa Jennifer Lopez come chiusura della sfilata alla Fashion Week di Milano. Un momento che resterà per sempre impresso negli archivi della moda di tutti i tempi.
Inconfondibile e inimitabile è il “rosso Valentino”, creato dall’omonimo stilista. Pare che Valentino, ancora studente, vide una donna all’Opera di Barcellona tra il pubblico e pensò che fosse perfetta nel suo abito di velluto rosso. Da lì l’ispirazione: il “rosso Valentino” è una tonalità di rosso molto acceso tra il carminio, il porpora e il rosso di cadmio, che ha segnato la storia della maison.
ANTI-FASHION ANNI ‘90
Il termine anti-fashion, abbraccia stili diversi che hanno in comune la caratteristica di andare contro, in maniera esplicita, a trend e mode del momento. Spesso nascondono significati politici, sociologici o semplicemente si manifestano con un atteggiamento di indifferenza. Negli anni ’90 un’ondata di designer europei e asiatici hanno segnato un decennio “anti-fashion”.
Una designer emblema di questa moda-non moda è la giapponese Rei Kawakubo di Comme des Garçons, che nel 1997 con la collezione "Dress Meets Body, Body Meets Dress" si è opposta al concetto convenzionale di shilouette, e all’estetica che era socialmente accettata. Giocando coi volumi, Kawakubo, ha creato nuove forme possibili con un’eleganza sovversiva.
Vivienne Westwood, la stilista più anarchica della moda nonché creatice della moda punk insieme al primo marito Malcolm McClaren, allora manager dei Sex Pistols, ha applicato la filosofia di una moda disruptive sin dalle sue prime collezioni. Non si possono non citare le sue “platform shoes”. Vivienne Westwood ha affermato che le scarpe devono avere tacchi alti per mettere sul piedistallo il corpo femminile… così alti che nel 1993 Naomi Campbell cadde dalla passerella durante la sfilata Autunno/Inverno 1993-94. Le scarpe che indossava divennero così famose che oggi sono esposte al MoMu (Museo della moda di Anversa).
SFILATE SCENOGRAFICHE
La moda, si sa, non è mai passata inosservata e molto spesso le sfilate diventano dei veri e propri spettacoli scenografici.
Per lo show autunno/inverno 2014-15, Karl Lagerfeld fece sfilare le sue modelle in un supermercato, accuratamente ricreato all’interno del Grand Palais. Tra gli scaffali erano esposti tutti prodotti esclusivamente griffati Chanel: acqua naturale Chanel n°0, diet foie gras, spaghetti extra slim…
Nel 1998, John Galliano, da poco alla direzione creativa di Dior, ha invitato i suoi ospiti all’ Opera Garnier di Parigi per la Spring 1998 Haute Couture. Lì, si è tenuta una delle sfilate più maestose e spettacolari della storia di Dior. Abiti ispirati alla controversa Marchesa Casati e all’Art Nouveau hanno impreziosito la scalinata dell’opera di Parigi.
MINIMALISMO
Lo stile minimal, geometrico e strutturato, è lontano da qualsiasi forma di sensualità o provocazione. I colori dominanti sono neutri con shilouette essenziali. Quella del minimalismo è un’eleganza intellettuale, che cambia a seconda di chi lo indossa. Nonostante si contrapponga alla griffe, manifesta comunque uno status sociale, ma declinato senza il bisogno di stravaganze o eccessi, fatto per gli esperti. Il minimalismo nasce come controtendenza alla cultura dell’opulenza.
Espressione dell’eleganza intellettuale minimalista è Helmut Lang, stilista e scultore, che nel corso della sua carriera ha unito moda e arte. Nel 2010, un incendio nello studio di Soho ha distrutto gran parte del suo archivio. I pezzi che si sono salvati sono stati donati a diciotto diversi musei. Invece, i 6000 abiti danneggiati dalle fiamme, sono stati usati da Lang per creare delle nuove sculture.
GOLDEN AGE
Il boom economico degli anni ’80 ha prodotto un effetto fuori dagli schemi anche sull’industria culturale e della moda.
Uno dei designer ad aver definito la storia della moda degli anni ’80 e ’90 è Thierry Mugler. Eccentrico e creativo, ha trasformato le donne in dee senza tempo, con abiti ricchi di dettagli, traendo ispirazione da tutti i mondi possibili. Durante il fashion show della collezione autunno/inverno 1997, ha presentato una donna dall’aspetto quasi mostruoso: una sirena, ma al contempo un uccello. Interamente ricoperta di squame e piume, ammaliava con il suo sguardo magnetico, quasi felino. Per realizzare l’abito ci sono volute sei settimane di lavoro, 24 ore al giorno, con turni diurni e notturni di venti persone.
Contemporaneo di Mugler fu Azzedine Alaïa, geniale allievo di Cristobal Balenciaga. Alaïa è stato considerato uno degli ultimi grandi couturier, ma sempre lontano dal fashion system. Infatti dal 1993 decise di non sfilare più secondo il calendario della Chambre Syndicale de la Couture seguendo in libertà il suo percorso estetico ed è proprio in questo che stava il suo genio.
LE STAMPE ICONICHE
Numerosi sono stati i fashion masters che hanno fatto delle stampe un loro segno distintivo.
Primo fra tutti Emilio Pucci, che fu membro della squadra olimpionica di sci italiana. Durante le Olimpiadi invernali del 1936 fu notato da Harper’s Bazaar indossare degli abiti disegnati da lui stesso, così venne invitato a disegnare abiti invernali da donna per il pubblico newyorkese. Da quel momento esplose il fenomeno “Pucci”, le sue creazioni divennero iconiche e indossate da tutto il jet set degli anni ’60 e ’70. Le sue stampe sono utilizzate ancora oggi dalla maison, tra le più famose quelle di ispirazione artistica come la stampa “Helicona”, ispirata a Gaugain.
Un maestro contemporaneo delle stampe è Dries Van Noten. Il suo stile rimane coerente da sempre: stampe diverse accostate insieme creano giochi di forme e colori inconfondibili. Lo stilista ha affermato che tutti, guardando le sue creazioni, possano capire chi è e in cosa crede.